tag:blogger.com,1999:blog-3193964241720923855.post7451561546530999082..comments2024-01-03T01:32:50.984+01:00Comments on Vigiliae Alexandrinae: Radaelli vs Socci sulla validità della rinuncia di Benedetto XVIVigiliae Alexandrinaehttp://www.blogger.com/profile/05513714620316365513noreply@blogger.comBlogger3125tag:blogger.com,1999:blog-3193964241720923855.post-44857469770625149122014-02-16T16:54:58.938+01:002014-02-16T16:54:58.938+01:00Non capisco in cosa io mi sia espresso confusament...Non capisco in cosa io mi sia espresso confusamente, visto che Ella ripete sostanzialmente quello che ho scritto. <br /><br />Aggiungerò anche un ulteriore elemento, a conforto della necessità assoluta dell'intenzione (almeno virtuale) nell'amministrazione dei Sacramenti. Quando vi fu lo scisma anglicano, molti Vescovi che vi aderirono erano validamente ordinati nella Chiesa Cattolica, che avevano appena abbandonato:<br /><br />"<i>Se il Vescovo che ordina rigetta a poco a poco la fede della Chiesa nel Santo Sacrificio della Messa, se - di logica conseguenza - la sua intenzione si modifica e non è più quella di ordinare in vista del Santo Sacrificio, allora egli finirà col trasformare il rito e smetterà di conferire agli ordinandi il carattere sacerdotale: la sua ordinazione sarà nulla. Con un consimile processo i Vescovi anglicani, nel XVI secolo, cessarono di conferire validamente gli Ordini Sacri. [...] I Vescovi che passarono all'Anglicanesimo sotto Edoardo VI nel XVI secolo erano stati certamente consacrati validamente; avevano certamente il potere d'Ordine. Nondimeno nelle ordinazioni che conferirono vi fu un momento - a partire dal giorno in cui, perduta la fede nel Santo Sacrificio, cambiarono la loro intenzione e cambiarono il rituale - vi fu dunque un momento in cui i loro poteri, per quanto reali, non ebbero più nessun effetto, cessarono di conferire il solo vero Sacerdozio</i>" (Roger Thomas Calmel, <i>Breve apologia della Chiesa di sempre</i>, ed. Ichthys, 2007, pagg. 56 e 57). <br /><br />Lo stesso pericolo gravissimo vale per i sacerdoti che, a causa di un rito equivoco in cui il senso sacrificale sia taciuto e di una distorta mentalità derivante dagli errori modernisti oggi accolti quasi universalmente, celebrano la Messa senza l'intenzione di compiere il Santo Sacrificio, ma al contrario avendo intenzione di compiere un'azione di grazie e banchetto conviviale di un'assemblea di fedeli. <br /><br />Cesare Baroniohttps://www.blogger.com/profile/09530528650859235899noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3193964241720923855.post-81619997893379675862014-02-16T00:11:39.690+01:002014-02-16T00:11:39.690+01:00Concordo con Cesare Baronio nell'affernare che...Concordo con Cesare Baronio nell'affernare che la retta intenzione é necessaria alla consacrazione.<br />Ritengo tuttavia che il concetto di retta intenzione non sia da lui correttamente espresso; 'retta intenzione' significa semplicemente voler fare cio' che fa la Chiesa (si noti che non si dice neppure 'la chiesa cattolica', ma semplicamante la chiesa) indipendentemente dalla fede soggettiva del celebrante; se un sacerdote non crede alla transustanziazione, ma consacra volendo fare cio' secondo la fede oggettiva della Chiesa, la consacrazione è certamente valida. Cosi un ebreo che battezzasse un catecumeno volendo fare quel che fa la chiesa, pur non credendo in Cristo, anzi ritenendolo un impostore, certamente battezza validamente. Questo circa il contenuo dell'intenzione ovvero la qualità di essa.<br />Quanto alla distinzione tra intenzione attuale e/o virtuale mi pare che Baronio si esprima in termini ancora più confusi. Attualità e virtualità dell'intenzione, nel linguaggio teologico comune, non si riferiscono al contenuto ma all'intensità dell'intenzione: l'attenzione attuale é quella del ministro perfettamente compreso dal rito che avverte esplicitamente quel che sta facendo: é certamente la condizione più auspicabile.L'intenzione virtuale é quella del ministro che, per distrazione, non é perfettamente compreso nell'atto sacramentale; tale intenzione é sufficiente perché, essendo stata emessa una volta e mai più ritirata, influisce presentemente sull'atto. Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3193964241720923855.post-28855820290655779642014-02-15T12:20:51.623+01:002014-02-15T12:20:51.623+01:00Concordo con il prof. Radaelli sull'articolo d...Concordo con il prof. Radaelli sull'articolo di Socci, ma vorrei precisare un elemento che, a mio parere, può indurre in errore. Mi riferisco al passo "materia, forma e... intenzione del celebrante". <br /><br />San Tommaso non mette in dubbio l'intenzione del celebrante cattolico (che si suppone abbia l'intenzione di fare quel che fa la Chiesa, bensì l'intenzione del sacerdote validamente ordinato ma eretico. In tal caso, giustamente, l'Angelico conferma che se il sacerdote ha intenzione di consacrare, lo fa illecitamente ma validamente. <br /><br />Ora, se da un lato è indiscusso che per consacrare le Specie Eucaristiche sia necessaria la <b>forma</b> ("Hoc est enim...", "Hic est enim...") e la <b>materia</b> (pane e vino), è altresì vero che l'<b>intenzione</b> è richiesta. <br /><br />Quello che va sottolineato è che se un celebrante cattolico non ha la retta intenzione, non consacra. Mi spiego meglio: se egli crede che nelle Specie Eucaristiche consacrate non avvenga la transustanziazione, ma la transignificazione (cosa di cui sono convinti assertori non pochi sacerdoti modernisti), non avendo egli intenzione di fare ciò che fa la Chiesa, anzi avendo un'intenzione opposta, non consacra di fatto. <br /><br />Per questo prima della Messa la Chiesa raccomandava di esplicitare la <i>formula intentionis</i>: <br /><br />"<i>Ego volo celebrare Missam, et conficere Corpus et Sanguinem Domini nostri Jesu Christi, juxta ritum sanctæ Romanæ Ecclesiæ, ad laudem omnipotentis Dei totiusque Curiæ triumphantis, ad utlitatem meam totiusque Curiæ militantis, pro omnibus, qui se commendaverunt orationibus meis in genere et in specie, et pro felici statu sanctæ Romanæ Ecclesiæ.</i>"<br /><br />Si veda anche all'inizio del Missale Romanum il cap. VII del <i>De defectibus in celebratione Missarum occurrentibus"</i>, al numero 4 del "<i>De defectu intentionis</i>":<br /><br />"<i>Se l’intenzione non fosse <b>attuale</b> nella stessa consacrazione per una distrazione di mente, ma <b>virtuale</b> perché accedendo all’Altare il Sacerdote intende fare ciò che fa la Chiesa, il Sacramento è valido, anche se il Sacerdote deve curare d’adoperare un’intenzione attuale.</i>"<br /><br />Il problema della validità non sta quindi nell'avere l'intenzione attuale, ma nel NON avere un'intenzione virtuale opposta a quella della Chiesa. Il che, di questi chiari di luna, è tutt'altro che scontato. <br /><br />Ovviamente il discorso di Socci relativo all'intenzione richiesta alla validità della rinuncia al Papato non ha nulla a che vedere con l'intenzione richiesta per la validità del Sacramento. Si tratta piuttosto della validità canonica delle conseguenze di un atto libero e volontario, nel momento in cui esso dovesse essere inficiato da una costrizione. <br /><br /><br /><br /><br /><br />Cesare Baroniohttps://www.blogger.com/profile/09530528650859235899noreply@blogger.com