Come noto, il primo di gennaio, con comunicato letto dai pulpiti delle Cappelle e subito pubblicato nel sito istituzionale della Fraternità Sacerdotale San Pio X (vedi qui) don Marco Nély dava notizia di essere stato nominato dal superiore della stessa Fraternità Monsignor Fellay responsabile ad tempus del governo del Distretto italiano. Contestualmente don Nély annunciava che con la medesima decisione il Superiore generale della FSSPX aveva "deciso di sollevare don Petrucci dall'incarico di superiore, secondo le norme di Diritto canonico".
La decisione non è priva motivazione giacché si legge che essa è stata imposta dalla constatazione, anche in seguito a "una visita canonica effettuata nel 2015", delle "difficoltà della gestione del distretto, difficoltà che si protraevano da tempo creando tensioni tra la maggior parte dei confratelli". Nè è priva dell'indicazione del fine che essa persegue ossia del "bene comune del Distretto".
Poiché in quest'ultimi giorni si sono avanzate, anche in maniera assai polemica, molte ipotesi e illazioni, bisogna qui, dunque, convenire sull'evidenza che un'indicazione delle ragioni dell'intervento di Monsignor Fellay esiste e che, a non voler cavillare e sospettare dissimulazioni, è abbastanza circostanziata: la difficoltà nella gestione del distretto e le tensioni tra i confratelli cagionate da questa difficoltà. Ciò che forse resta velato è il fondo dei problemi di gestione, il fatto stesso che è così qualificato, benché ciò non possa autorizzare dubbi sulla avvedutezza del provvedimento. Tali dubbi sarebbero già tali da fare ritenere una disposizione critica e potenzialmente conflittuale nei confronti dell'autorità superiore.
Sempre restando nell'ambito della considerazione delle motivazioni dell'atto assunto da Monsignor Fellay, è importante il passaggio in cui il comunicato precisa che "tale decisione non vuole mettere minimamente in dubbio la rettitudine e lo zelo di don Pierpaolo durante gli anni del suo incarico". In questo modo il giudizio di Monsignor Fellay sul nostro sacerdote esclude, senza possibilità di equivoco, ogni motivazione di natura morale e coincide sostanzialmente con quello dei molti che l'hanno conosciuto bene e lo stimano. Ci riferiamo soprattutto, a tal proposito, a quanto è stato scritto con equilibrio e sincera commozione da Cristiano Lugli per Chiesa e postconcilio (vedi qui). Anche la testimonianza del Professor Massimo Viglione (vedi qui), che è consueto collaboratore di Radio Spada ed è stato più volte relatore a conferenze e convegni organizzati negli ultimi anni dal Distretto italiano della FSSPX, merita giusta considerazione per la sincerità e la penetrazione psicologica di alcune circostanze della vita di don Pierpaolo ad Albano. Peccato però che nello scritto di Viglione non manchino la convinzione, evidentemente condivisa da molti fedeli, di un'ingiustizia subita dal sacerdote e lo spreco di espressioni come "esilio", "segno dei tempi", "punizione" [testo modificato: si veda la risposta al Professor Viglione qui sotto].
Ma perché un atto motivato dell'autorità legittima dovrebbe essere considerato senz'altro ingiusto senza che prima si renda puntualmente conto della irrazionalità e infondatezza delle motivazioni addotte? Autorità legittima e giustizia si appartengono e ineriscono al medesimo sistema. La giustizia, secondo una definizione che ha resistito al vaglio dei millenni ed è stata fatta propria dal diritto della Chiesa, sta nell'assegnare a ciascuno il proprio. Tale assegnazione spetta all'autorità legittima; così Dio crea il mondo e assegna provvidenzialmente ogni creatura al proprio elemento e ordinamento, secondo il proprio fine, e, analogamente, secondo quel che scrive San Tommaso d'Aquino nel De regimine principum, il principe che fonda la città, lo fa in maniera tale che a ogni parte possano essere assegnati il culto, una professione o un mestiere. L'atto di assegnazione, pur assistito dalla grazia di stato, non è certamente infallibile, ma in assenza di argomenti oggettivi opposti considerati con prudenza, andrebbe accettato per il bene comune e il contenimento di tutta la comunità. Di ciò parla, in fondo, il comunicato di don Nély, e, sotto questo aspetto, la nuova assegnazione di don Pierpaolo appare, fino a prova contraria, un atto di giustizia che aumenta non soltanto il bene della comunità ma persino quello del diretto destinatario. Questo andrebbe creduto con la fiducia che è dovuta a Monsignor Fellay, anche in base al senso fondamentale di ciò che San Paolo afferma in Rom 13.
Ciò che nega la giustizia, l'elemento ingiusto, è l'opposizione all'assegnazione di ciò che è proprio a ciascuno. Mentre la giustizia favorisce il contenimento delle passioni e delle forze distruttive e disgreganti, non soltanto nell'individuo ma anche nei corpi politici e sociali, l'ingiustizia fomenta la stasi, la ribellione, lo sfaldamento, la distruzione e la finale dissoluzione di quell'individuo o di quei corpi. In questa prospettiva il discorso cristiano sulla giustizia degli ordinamenti e su ciò che la minaccia in ogni momento, si intreccia, soprattutto se si ha per oggetto la Chiesa o membra di questo stesso Corpo come la FSSPX, con il tema dell'iniquità e di ciò che le si oppone (2 Tess 2). Chiunque si rivolta all'autorità legittima, deve assumersi la responsabilità della possibilità della propria iniquità oltre che quella della propria più autentica e profonda giustizia (così la clausula Petri in At 5, 29). Il che non è cosa da poco e mette in luce la gravità di ciò che sta accadendo nel Distretto italiano.
Il Professor Viglione nella sua testimonianza menziona anche un Appello a Monsignor Fellay e ai Superiori della Fraternità [testo modificato: si veda la risposta al Professor Viglione qui sotto]. A prima vista si tratta di un atto collettivo di solidarietà e di riconoscenza a don Pierpaolo per il suo apostolato e per le opere da lui realizzate. Vi è però, quasi si trattasse di una conseguenza logica, adombrata l'ingiustizia dell'intervento di Fellay al punto di affermare che potrebbe minare la "fiducia da parte nostra nelle autorità della Fraternità", qualora non venisse ritirato. La "filiale supplica" è stata fatta girare alcuni giorni prima della pubblicazione del comunicato del 1 gennaio che in qualche modo sembra rimediare a quest'iniziativa alquanto improvvida. La natura dell'appello è evidentemente sediziosa, non soltanto perché mira a un attacco all'autorità legittima minacciando in maniera perfettamente giacobina la fine della fiducia da parte dei firmatari, ma anche per le modalità a dir poco carbonare con cui è stato fatto circolare. É bastata una breve indagine per constatare che il documento è stato portato a conoscenza di un ristretto e selezionato numero di fedeli italiani della FSSPX e che nei Priorati e nelle Cappelle del Distretto, soprattutto nel Nord d'Italia, gran parte delle persone, e probabilmente degli stessi sacerdoti, è stata tenuta all'oscuro, e ciò benché l'appello sia gabellato come "supplica dei fedeli del Distretto italiano della FSSPX" e gli estensori dello stesso dichiarino e facciano dichiarare ai sottoscrittori (Difficile est satyram non scribere!) di essere "sicuri di rappresentare l'opinione della stragrande maggioranza dei fedeli della FSSPX in Italia". Che la supplica più che essere un attestato di stima e di riconoscenza a un sacerdote destinato a nuova missione, sia il primo atto semipubblico di fronda e di ribellione all'autorità legittima nella Fraternità e alla sua giustizia, è evidente. Ed é perciò in gioco l'unità, il bene comune e il contenimento della nostra comunità.
La fronda e l'orgoglio che la nutre, nascono, a ben vedere, nel Tradizionalismo, soprattutto da alcuni habitus mentali divenuti col tempo quasi normativi e irriflessi. C'è innanzitutto la disperazione, che durante il Pontificato di Francesco sta raggiungendo comprensibilmente il proprio acme, della restaurazione dell'ortodossia cattolica e delle antiche forme del culto. Le vie di uscita da questo stato d'animo sono molte. Il sedevacantismo, la teorizzazione dell'esistenza di una "chiesa del Concilio" o, con un termine di conio williamsoniano, di una "neochiesa" che usurperebbe in diverso modo la vera Chiesa cattolica, celatasi non si sa bene dove, persino la fuga improbabile verso le chiese ortodosse e le forme orientali del culto, accompagnata, si suppone, dalla convinzione che la Chiesa di Roma abbia esaurito il proprio compito storico. In particolare il gruppo di Radio Spada, con una sorta di manifesto programmatico, ha inaugurato la realizzazione di una Vendée sans fase della Tradizione cattolica fatta di "oscuri scantinati", di "capannoni mutati in decorosissime cappelle", di "umide chiesuole private di provincia", di "barocchi sottoscala", di luoghi in cui "Dio ci ha concesso la grazia e la fortuna di scendere" e nei quali "contiamo di rimanere ancora a lungo" (vedi qui e la nostra critica qui ). Non è qui irrilevante osservare che negli ultimi anni la collaborazione tra noti rappresentanti del gruppo di Radio Spada e il Distretto italiano della Fraternità è stata pressoché continuativa.
L'altro habitus che spinge alla fronda è di natura più politica, non essenzialmente proprio del fedele tradizionalista, ma di un certo tipo di fedele italiano che è giunto alla Tradizione cattolica tramite la militanza politica in formazioni fasciste o neofasciste. Per questo fedele, memore della fine del Fascismo e della sua mitizzazione repubblichina, la coppia concettuale fedeltà/tradimento è un parametro conoscitivo assoluto di tutta la realtà e costitutivo dei gruppi umani. La Fraternità esiste perché alcuni Papi hanno tradito e Monsignor Lefebvre non ha tradito, la cappella, come la sezione di partito o il gruppetto di riferimento, è una cellula di non-traditori. Ciò implica tipi di solidarietà e di omogeneità estranei alla semplice appartenenza al Cattolicesimo e al comune sentire cattolico cui conseguono comportamenti poco comprensibili al fedele tradizionale normale - saluti legionari, camice nere, libere interpretazioni degli atti devozionali: c'è gente che prende la comunione con le braccia conserte sulla schiena, mentre, in passato, qualcuno persino si irrigidiva sull'attenti durante l'Elevazione giudicando la genuflessione alcunché di vagamente femmineo. Per chi fonda ogni comportamento sulla propria opposizione a un tradimento sentito imminente, ogni cambiamento diventa sospetto e, subito dopo, il tradimento inconsciamente auspicato come occasione di crisi salutare e di ricompattamento del nucleo originario in seguito alle inevitabili epurazioni. Forza Nuova è il movimento politico che in tempi recenti è riuscito meglio a razionalizzare questo habitus, senza però rinunciarvi, e a recepire, dando adito, in perfetta continuità col Fascismo, a una specie di erastianismo di partito e dell'anima, la fede cattolica come parte del proprio programma statalista, "nazionalista" e "rivoluzionario". Ancora una volta non è irrilevante osservare che negli ultimi anni la presenza di militanti di Forza Nuova nei Priorati, soprattutto quello di Albano, e nelle Cappelle della FSSPX è stata massiccia e non sempre del tutto discreta.
Nella prossimità di un accordo tra Fraternità Sacerdotale San Pio X e Santa Sede cui lo stesso Monsignor Athanasius Schneider ha fatto riferimento in una recentissima e interessante intervista (vedi qui), l'affermazione della Vendée sans fase e l'individuazione del traditore creano la solidarietà e l'unione della fronda. Gli uni accorrono perché l'accordo potrebbe chiudere il gioco della Vandea e rendere più facile l'accesso delle chiese ai fedeli della Tradizione cattolica, gli altri perché l'accordo potrebbe con l'aiuto della Provvidenza porre fine alla tragedia politica del tradimento. E allora bisogna affrettarsi a trovare un nuovo traditore, e chi se non Monsignor Fellay, colui che sta facendo l'accordo? La criminalizzazione con cui la fronda sta attaccando il Cardinale Burke, Monsignor Schneider e i restanti prelati ortodossi che da tempo invitano la Fraternità a contribuire a un fronte comune contro l'eresia all'interno delle mura giuridiche del Diritto canonico, avvalla la necessità psicologica del tradimento: "Se i tuoi amici sono degli impostori, tu sei un traditore! E noi fondiamo una nuova comunità!".
Qualcuno ha visto la ragione recondita della nuova assegnazione di don Pierpaolo, che tuttavia, tra infinite e aspre polemiche, all'inizio del Giubileo ringraziò pubblicamente il Papa per avere concesso la giurisdizione di confessare ai Sacerdoti della Fraternità, nella sua presunta contrarietà all'accordo. Al termine di queste considerazioni si può invece concludere, se proprio si vuole guardare oltre le motivazioni riportate con puntualità dal Comunicato, che, date le circostanze, a determinare il provvedimento, più che la contrarietà all'accordo possa essere stata la oggettiva inidoneità di don Pierpaolo a governare questa eventuale importante fase della vita della Fraternità in Italia. Ma, infondo, una simile speculazione è meno importante e forse anche sconveniente e oziosa. Fondamentale è invece l'aver indicato come la vicenda di don Petrucci sia stata l'occasione per un dilagante movimento di mettersi alla prova e di assecondare un primo colpo al legittimo Superiore della FSSPX e all'armonia e alla giustizia di questa importante parte della Chiesa in tempi di iniquità.
A.S.
Se posso permettermi, mi pare che il tono generale del Suo articolo riveli un certo astio nei confronti dei fedeli romani della Fraternità, più che una valutazione equanime della realtà dei fatti.
RispondiEliminaPer me, che vivo a Roma e conosco molti sacerdoti di questo istituto pur non facendone parte, le accuse di fascismo di una parte dei fedeli vicini ad Albano suona poco verosimile: forse era vero un tempo, ma sappiamo bene che i più agguerriti sostenitori di allora - in gran parte facenti capo ad Alleanza Cattolica - hanno lasciato da un bel pezzo la Fraternità, ed ora non li si vede quasi nemmeno alle Messe del Motu Proprio. Quanti decenni or sono cantavano inni fascisti assieme a don Giulio Tam paiono aver perso la memoria ed alcuni di essi giungono a mandar circolari in cui si osa addirittura criticare il Card. Burke...
Ed in ogni caso mi pare che il saluto sull'attenti all'Elevazione sia un'eccentricità di pochi ottuagenari - ammesso che ne sopravvivano ancora - che si vedeva negli anni Ottanta, non certo oggi. Tra l'altro - e lo dico perché sono stato Cappellano Militare in epoche remotissime - all'Elevazione il Manuale del Fante prevedeva il saluto sull'attenti ma in ginocchio, mentre dovevano stare in piedi solo le truppe schierate a render gli onori militari.
La ringrazio della Sua osservazione. In realtà l'articolo ha portata generale e soltanto l'inciso "soprattutto quello di Albano" può avere dato adito alla sua impressione. Naturalmente sono amico di Roma e dei romani e nutro sentimenti di fraterna prossimità verso tutti i fedeli della Fraternità che facciano lo stesso con me. Con i miei saluti più cordiali, AS
EliminaIo sono un fedele di Roma e sono stato testimone di tutto e concordo con l' articolo, anzi la realtà' e' addirittura di gran lunga peggiore. Tacete se non conoscete i fatti.
RispondiEliminaSono stato vicino a don Giulio Maria Tam da molto prima che entrasse in seminario e posso assicurare che nell'ambiente di Alleanza Cattolica non sono mai stati cantati "inni fascisti", nemmeno nei primi tempi dell'Associazione.
RispondiEliminaMi spiace contraddirla, caro Anonimo. Io ho assistito personalmente al canto dell'inno della Brigata di Marina "San Marco, San Marco, cosa importa se si muore, quando il grido del valore con i fanti eterno sta?", al quale erano state cambiate la parole in "San Giorgio, San Giorgio, cosa importa se si muore? Nella guerra del Signore conquistiam l'eternità".
EliminaComunque nulla da dire sul fatto specifico, Dio ne guardi. La mia osservazione vuole mettere altresì in rilievo che gli entusiasmi di un tempo - militanza inclusa - si son presto dissolti, guarda caso dopo le Consacrazioni di Econe, seguendo senza fiatare gli ordini dei capi. Capi che oggi paiono più presi dal dar contro ai tradizionalisti (anche i più moderati, come il card. Burke o mons. Schneider) che non dall'opporsi agli errori ed alle deviazioni dei novatori.
Ma Le garantisco che all'inizio degli anni Ottanta quelli che oggi mendicano strapuntini nelle Curie e distribuiscono patenti di presentabilità conciliare erano a far volantinaggio per Alleanza Cattolica fuori dalle chiese, tenendo ben stretto in mano il libretto di Plinio Correa de Oliveira. Lodevole impegno allora, che non trova però coerenza con le resipiscenze odierne.
Qui c'è l'inno del Battaglione San Marco: https://www.youtube.com/watch?v=rx0aVww6_EE
EliminaQui il testo: http://cantirsi.altervista.org/#Inno al S. Marco
Qui la musica di quello con le parole modificate: https://www.youtube.com/watch?v=ygMPj_qAEcA
E per non dare adito a dubbi, ecco il testo su un documento di Alleanza Cattolica: http://www.fundacionspeiro.org/verbo/1973/V-117-118-P-855-858.pdf
Alleanza Cattolica e Massimo Introvigne sono stati tante cose. É facile equivocarsi.
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EliminaGrazie per questo articolo che condivido in toto. Mi spiace molto che gli autori di Radio Spada, che stimo pur non conoscendoli personalmente, abbiamo intrapreso queesta strada, amnche se qualche avvisaglia di poteva cogliere anche in precedenza. E' come se si avesse sempre bisogno di essere antagonisti a qualcosa. Io penso che il rientro della FSSPX, pur condotta con tutte le debite cautele, dovrebbe essere un evento salutato con speranza, non affossato preventivamente dal pre-giudizio
RispondiEliminaVisto che sono chiamato in causa, molto velocemente tengo a segnalare alcune imprecisioni e un errore di cui chiedo la rettifica pubblica:
RispondiElimina1. Nel mio articolo non si allude, né direttamente, né indirettamente, al concetto di tradimento.
2. Questo è l'errore: io non solo non ho firmato l'appello cui a accenno l'autore dell'articolo, ma non l'ho neanche mai visto e quindi letto. So che esiste perché me lo hanno riferito, ma chi lo ha stilato non ha ritenuto opportuno darmene notizia e coinvolgermi. Pertanto, è notizia falsa che io abbia avallato o firmato l'appello.
3. L'autore dell'articolo, molto attento nell'uso delle parole, proprio dall'appello fa partire il suo discorso, a dir poco forzato e fuorviante, su un presunto legame con il mondo fascista o forzanovista, con il chiaro intento di screditare, secondo i suoi parametri, Don Pier Paolo o chi lo appoggia in questo triste frangente. Siccome però poco prima l'autore dell'articolo ha chiaramente detto che io avevo firmato l'appello e si intende chiaramente che io ne condivida il contenuto e quindi anche l'ideologia sottostante, la conclusione che se ne trae è una mia vicinanza a quel mondo. Ora, fermo restando che io sono amico con varie persone di Forza Nuova, io non appartengo a quel partito e non avallo l'ideologia fascista, essendo, come noto a tutti, esponente delle istanze controrivoluzionarie. E non posso non rimarcare, nell'autore dell'articolo, oltre all'imprecisione e all'errore, una tendenziosità a me contraria che mi auguro sia involontaria. Chiarito questo, mi auguro altresì che l'autore ne prenda nota e rimedi a tali sviste. Grazie.
Pregiatissimo Professore,
Eliminapasso subito alle questioni da lei poste:
1. Mio testo: ("Persino, secondo un cliché su cui si dovrà ritornare, si allude al tradimento").
L'espressione "già abbandonato da qualche suo amico e beneficato", che ho avuto presente nello scrivere il mio inciso é, a mio avviso, sussumibile sotto il concetto di tradimento, come, dopo essere stati elencati i grandi meriti di don Pierpaolo, lo possono essere le considerazioni sull'autorità ("Ora, quest’uomo, è stato destituito di punto in bianco.... una moda").
Provvedo alla rimozione dell'inciso tra parentesi per evitare ogni ulteriore polemica.
2. Mio testo: "Il Professor Viglione nella sua testimonianza menziona anche un Appello a Monsignor Fellay e ai Superiori della Fraternità da lui stesso sottoscritto".
EliminaEffettivamente lei afferma: "Solo uno scarno gelido comunicato – in cui si vuole chiaramente dire ai fedeli italiani di starsene zitti e buoni – è stata la preventiva risposta a una grande raccolta di firme in favore di questo sacerdote, il quale, sia chiaro, nel frattempo non ha mai detto una sola parola in pubblico e in privato contro i suoi superiori".
Nel suo passaggio non si dice, è vero, che lei ha firmato, ma neppure che lei non ha firmato, e tuttavia, dato anche il contesto delle sue considerazioni, emerge chiaramente il suo giudizio positivo sull'iniziativa. Siccome, poi, la scansione temporale risulta del tutto appiattita, è facile per il lettore ingannarsi e ritenere che lei abbia firmato.
Quando nella replica Lei scrive: "So che esiste perché me lo hanno riferito, ma chi lo ha stilato non ha ritenuto opportuno darmene notizia e coinvolgermi", non fa che confermare uno dei punti nodali dell'articolo - da Lei, ma non da altri, giudicato forse un po' frettolosamente "a dir poco forzato e fuorviante" - ovvero la natura carbonara dell'appello. Sarebbe a questo punto giusto che qualcuno facesse il nome di "chi lo ha stilato" o, meglio ancora, che si rendesse noto testo e sottoscrittori di un appello che pretende di rappresentare la stragrande maggioranza dei fedeli italiani.
Anche in questo caso provvedo alla rimozione dell'inciso da Lei contestato.
3. La rimozione dei due testi fa finalmente cadere il combinato disposto e le conclusioni cui esso, secondo Lei, indurrebbe. Naturalmente combinato disposto e conclusioni appartengono più a una interpretazione del testo che al suo senso autentico secondo le intenzioni dell'Autore (salvo insinuarne la perfidia).
EliminaA ben vedere, non tanto la sottoscrizione dell'appello che imputato alla fronda e non a FN, ma la sussunzione di alcuni passaggi del Suo scritto sotto il concetto di "tradimento" avrebbe potuto, nell'economia dell'articolo, assimilarLa all'area neo/para/fascista, ma, a essere precisi, neppure questo è vero: il sospetto del "tradimento" è geneticamente colto negli ambienti della destra variamente fascista in Italia, ma poi diventa habitus e tentazione di tutto il Tradizionalismo italiano. Lo stesso autore ne è di sovente tentato e ne conosce direttamente i cattivi spiriti.
Le Sue posizione teologiche, filosofiche e politiche sono note e generalmente condivise dall'autore che Lei conosce abbastanza bene e che continua a offrirLe stima e sincera amicizia.
In tutto l'articolo don Pierpaolo è trattato con il rispetto che si deve a un (ottimo) sacerdote e a una persona amica. L'unica obiezione che gli viene mossa senza alcuna malevolenza è quella di avere assecondato due realtà del tutto rispettabili, ma lontane da ciò che Monsignor Lefebvre riteneva per Tradizione cattolica. Né la "Lettera ai conservatori perplessi" sulla vandeizzazione della Tradizione, né il programma statalista e nazionalista di FN sono riconducibili al suo pensiero. É difficile non ritenere che, qualora sia approvato l'accordo, "tradimento" e "Vandea" saranno i concetti volano della rivolta e che, visti i chiari di luna, proprio la Vandea (più che il Cuib) brandirà il martello del tradimento.
Un'ultima precisazione. Sin dall'inizio le citazioni dirette e indirette del Suo testo sono state accompagnate dal link alla versione originale pubblicata da RS. L'articolo è stato letto nel frattempo da amici e nemici, critici e ipercritici, e soltanto dopo parecchie ore mi è giunta per prima la Sua indicazione. Come vede, non ho tardato a risponderLe.
Le auguro una buona domenica,
A.S.
La ringrazio per la sua pronta risposta e per aver apportato le modifiche. Tengo solo a ribadire che: 1) io non sono un fedele della FSSPX stricto sensu, ma un amico esterno, che è ben contento di frequentare i sacramenti, i sacerdoti e l'ambiente laicale quando può e quando viene invitato (il che accade molto meno di frequente di quanto Lei lascia intendere... E, in fondo, anche questo era ragione di riconoscenza a Don Pier Paolo...). 2. Di conseguenza, non sono addentro a tante vicende e meccanismi - sia umani che ideologici - dell'ambiente della Fraternità. 3. Di conseguenza, il mio testo voleva essere solo - e non altro - un sentito richiamo di gratitudine e amicizia per Don Pier Paolo, forse scritto con un poco di vis polemica dettata dal dispiacere, ma non certamente con l'intenzione di entrare nei meccanismi di cui sopra, dei quali non sono neanche pienamente e conoscenza. 4. Il riferimento a qualcuno che dimentica Don Pier Paolo, non è diretto al concetto di tradimento generale, ma è molto ad personam e forse ho sbagliato a metterlo. Anche perché, trovandoci nell'ambito dell'opinabile, ognuno ha diritto ad avere le sue convinzioni in merito. Grazie ancora.
EliminaLa ringrazio di queste precisazioni.
EliminaCordiali saluti, AS
Io ho letto l' articolo di Viglione ed effettivamente ci sono dei passi che mi hanno colpito dato che si nota il senso di "ingiustizia " riguardo la rimozione di Don Pierpaolo cosa che mi colpisce proprio perche' il professore non e' a conoscenza delle cause di tale rimozione visto che dichiara di essere alquanto lontano dal frequentare la fsspx.Cause che il comunicato dellautorita' spiega molto bene Ecco questo mi sembra di aver percepito e la cosa mi ha lasciato perplesso.
RispondiEliminaMi congratulo con l'autore di questo articolo, che, a differenza di tanti altri interventi apparsi in rete in questo periodo, manifesta un notevole equilibrio e, soprattutto, si limita a giudicare ciò che conosce, senza sentenziare su tutto partendo da congetture fondate su fonti disinformate o inattendibili.
RispondiEliminaChi conosce queste vicende dall'interno sa quanto questo proliferare di commenti disinformati danneggi sia la Fraternità sia i fedeli stessi, e quanto la maggior parte di questi commenti non corrisponda alla realtà dei fatti. A maggior ragione, quindi, un intervento equilibrato e umile come questo si fa apprezzare.
Cordiali saluti,
Un membro della FSSPX
Esatto, c'è una completa disinformazione e devo dire che anche l' art. di Viglione e' un po' fuorviante. Il problema sono gli innumerevoli articoli di vari blog che pontificano sulle vicende della Fsspx pur non essendo frequentatori di essa ma che riescono ad innescare dibattiti che spesso danneggiano la verità' , la Fraternità' ed i fedeli stessistessi.Per esempio Don Emanuele ora priore di Rimini si lamenta molto di questo. Devo dire che ci sono sopratutto elementi di FN e simpatizzanti che in internet contribuiscono alla disinformazione distorcendo i fatti a loro favore e coprendosi a vicenda, sopratutto parlando quasi a nome della fraternità' stessa.
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