lunedì 4 novembre 2013

Il gesuita come problema



All'inizio di The Mission of St. Benedict (in Atlantis, 1858; it: in J.H. Newman, Benedetto, Crisostomo, Teodoreto, Jaca Book, pp. 141 ss.) il Beato Cardinale Newman, seguendo probabilmente un'indicazione tratta da Auguste Compte, considera evolutivamente le apparizioni di San Benedetto, San Domenico e Sant'Ignazio di Loyola:

"Ora Benedetto ha ricevuto la formazione intellettuale antica, San Domenico quella medievale e Sant'Ignazio quella moderna ... Passo quindi a mettere a confronto tra di loro questi grandi maestri del pensiero cristiano. A San Benedetto allora ... a questo grande santo lasciatemi assegnare, come suo tratto distintivo, l'elemento della poesia; a San Domenico l'elemento della scienza; e a Sant'Ignazio quello pratico. Queste caratteristiche che appartengono rispettivamente alle scuole dei tre grandi maestri, scaturiscono dalle circostanze in cui intrapresero le loro opere. Benedetto, cui venne affidata la sua missione quando era ancora quasi un ragazzo, vi infuse la semplicità romantica della gioventù. Domenico, un quarantacinquenne laureato in teologia, prete e canonico, portò nella religione la maturità e la completezza che aveva acquisito nelle scuole. Ignazio, uomo di mondo prima della conversione, ai suoi discepoli lasciò in eredità quella conoscenza dell'umanità che non può essere appresa nei chiostri. E così i tre diversi ordini diedero (per così dire) nascita alla poesia, alla scienza e al senso pratico." (cit. p.142)
.

Newman, che dedica l'intero saggio a spiegare che cosa debba intendersi con la "poesia" dei monaci benedettini (la preghiera, la liturgia e una vita ordinata e, in questo senso, poetica), e individua nella "metafisica" la scienza medievale dei figli di San Domenico, si sofferma sul carattere specifico del "senso pratico" dei gesuiti definendolo una "prudenza":

"La palma della prudenza religiosa, nel senso complessivo che questa parola ha in Aristotele, appartiene alla scuola religiosa di cui Sant'Ignazio è il fondatore. Quel grande ordine è la classica fonte ..., la scuola, il modello di discernimento, di senso pratico, di saggio governo. Concezioni più sublimi o più profonde speculazioni possono essere state create o elaborate altrove; ma sia che consideriamo l'illustre Compagnia nella sua costituzione, oppure nelle regole di istruzione o di direzione, vediamo che la sua peculiarità consiste nel preferire questa eccellentissima prudenza ad ogni altro dono, e nel curarsi poco della poesia e della scienza, a meno che non accada che le tornino utili" (cit. p.144)


Il positivismo di una visione in cui poesia, scienza e prudenza si succedono come espressioni di tre diverse epoche - l'antica, la media e la moderna - è subito corretto da Newman che, ricorrendo al concetto stesso di Tradizione, opportunamente osserva:

"È dunque vero che la storia, vista attraverso questi tre santi, in qualche modo si presenta secondo la linea predicata dalla teoria che ho citato; dalla poesia passa per la scienza al senso pratico, ossia alla prudenza; al tempo stesso si deve però tenere a mente l'importante proviso che la Chiesa cattolica non ha mai smarrito quando ha avuto una svolta. Non ha mai rimpianto il passato, né lo ha mai odiato. Invece di passare da uno stadio della sua vita a un altro, ha portato con sé fino al suo più recente periodo la propria gioventù e la propria età di mezzo. Non ha mai mutato le proprie proprietà, ma le ha accumulate, e dal suo forziere ha tirato fuori cose nuove e antiche, secondo l'occasione. Non ha perduto Benedetto nel trovare Domenico; e ha ancora con sé sia Benedetto sia Domenico, sebbene sia diventata la madre di Ignazio. Immaginazione, scienza, prudenza, tutte sono buone, e lei le possiede tutte. Aspetti incompatibili in natura, in lei coesistono; la sua prosa è per un verso poetica, per l'altro filosofica." (cit. p. 144)


Si vuole qui dire che nella Chiesa ciascun momento - intelligenza delle immagini liturgiche, definizione filosofica e teologica e senso pratico - entra con gli altri in una tale tensione che senza gli altri risulterebbe imperfetto e apocrifo. A ben vedere è proprio nella oblivione positivistica di questa contestualità e nella propensione a credere che nella prudenza (oggi si dice "pastoralità") si realizzi il senso storico del cattolicesimo romano, sta l'impressionante contributo del gesuitismo novecentesco all'attuale crisi modernistica della Chiesa cattolica.

Una prudenza senza "poesia" e senza "scienza" spiega egualmente l'evoluzionismo di Marie-Joseph Pierre Teilhard de Chardin s.j. di cui la Gaudium et Spes fu una grande ripresa; l'esegesi storica del Cardinal Bea s.j.; la dottrina della "corruzione" di Josef Jungmann s.j. nella quale confluiscono archeologismo, semplificazione e pastoralità ossia tutti i presupposti teorici della riforma liturgica (si veda in più punti l'analisi di dom Alcuin Reid o.s.b., Lo sviluppo organico della liturgia, Siena 2013); la "svolta antropologica" di Karl Rahner s.j.; l'aggressione dissolvitrice al diritto naturale e la morale del caso concreto di Josef Fuchs s.j. che di quella svolta sono l'immediata conseguenza; la funesta pastorale ambrosiana e le "zone d'ombra" del Cardinal Martini s.j.; le strane divagazioni dei gesuiti di San Fedele a Milano (su cui torneremo); in qualche modo anche lo stesso nominalismo di Jorge Mario Bergoglio s.j..

D'altronde nella scandalosa risposta a Scalfari sull'autonomia della coscienza Francesco non fece che citare, quasi alla lettera, un teologo gesuita "in gamba":

"Chiunque segue la propria coscienza, sia che ritenga di dover essere cristiano oppure non-cristiano, sia che ritenga di dover essere ateo oppure credente, un tale individuo è accetto e accettato da Dio e può conseguire quella vita eterna che nella nostra fede cristiana noi confessiamo come fine di tutti gli uomini. In altre parole: la grazia e la giustificazione, l'unione e la comunione con Dio, la possibilità di raggiungere la vita eterna, tutto ciò incontra un ostacolo solo nella cattiva coscienza di un uomo." (K. Rahner, La fatica di credere, Edizioni Paoline, Milano 1986, p. 86)

2 commenti:

  1. Eccelente. Tradotto allo spagnolo e con una breve introduzione, l' abbiamo pubblicato in:

    http://in-exspectatione.blogspot.com.ar/2013/11/newman-y-las-tres-edades-de-la-iglesia.html

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  2. Muchas gracias por su colaboración y por su atención. Vamos a publicar en seguida su traducción. ¡Quedamos en contacto! In Domino Jesu

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