Contro la tentazione della disperazione nel caos dell’ora presente, un testo di Augustin Lémann, vecchio di oltre un secolo e meritoriamente riproposto dall’editore Effedieffe (A. Lémann,
L’anticristo, Effedieffe 2014, pp. 109-118),
ci offre inalterate le imperiture ragioni teologiche ed escatologiche della nostra speranza cristiana; sempre avendo presenti, come ammonisce Lémann stesso, l’incertezza dell’epoca della venuta dell’Anticristo e la proibizione di fissarla.
I
Quel che saranno questi campioni della fede, Sant’Agostino l’ha espresso in questo grido di ammirazione:
«Che siamo noi in confronto dei santi e dei fedeli degli ultimi tempi, se per provarli, Iddio sbriglierà un nemico, contro il quale, quantunque incatenato, noi non possiamo lottare che con grandi pericoli?». Sant’Ippolito ha detto ancora:
«Oh felici coloro che vinceranno un tal tiranno! Essi saranno, bisogna confessarlo, più illustri e più eroici dei loro antecessori» .
Quali saranno dunque questi eroi dell’avvenire?
Anzitutto la Chiesa medesima, la Chiesa militante, stretta nella sua gerarchia, coll’augusto suo Capo, coi vescovi, coi sacerdoti, coi religiosi, con tutti i suoi ministri. Nessun provvedimento, per quanto astuto ed oppressivo, avrà la potenza di chiuder loro la bocca. Quando il pellegrino, nella città dei Papi, visita la chiesa sotterranea di Santa Maria in Via Lata, un tempo prigione, vi legge, sentendosi commosso, cinque parola incise nei muri, riproduzione di quelle che, in quel medesimo luogo, l’apostolo San Paolo scrisse al suo discepolo Timoteo: «La parola di Dio non si incatena,
Verbum Dei non est alligatum» .
Lo stesso apostolo San Paolo è stato la dimostrazione vivente di questo novello assioma. Libero, predica su quasi tutte le plaghe del mondo allora conosciuto; prigioniero, non cessa mai di predicare. La parola di Dio non si incatena! Dopo gli Apostoli, questo parole si son ripetute da tutti i membri della gerarchia cattolica. Esse vibravano ancora, e, son pochi anni, sulle labbra del venerando arcivescovo di Parigi, di sì dolce e cara memoria, il cardinal Guibert, allorché, ad una circolare ministeriale che aveva la pretesa di regolare gli ordini dei vescovi, egli dette questa calma e fiera risposta:
«Signor ministro, non s’incatena la parola di un vescovo, come non s’incatena un raggio di sole» .
La parola di Dio non s’incatena! Queste parole saranno ancora, secondo l’atteggiamento che prenderà l’Anticristo, la risposta della Chiesa. La Chiesa rimarrà irremovibile nella missione affidatale dal suo divino Fondatore: «Andate ed istruite tutte le genti, insegnando loro di osservare tutto quello che io vi ho comandato. Ed ecco che io sono con voi tutti i giorni sino alla consumazione dei secoli». Insegnare la verità cristiana, insegnarla a tutte le genti, insegnarla tutti i giorni, insegnarla sino alla consumazione dei secoli, tali sono il precetto e la profezia. Nulla potrà impedirne il compimento. E se i torrenti della persecuzione, ingrossando sempre più, cresceranno e cresceranno ancora, si vuol sapere che cosa avverrà della Chiesa?
A misura che le acque del diluvio crescevano, dice un testo misterioso del
Genesi , l’arca, tranquilla sui suoi destini, saliva molto in alto da terra:
«Elevaverunt arcam in sublime a terra» . Il sublime! Sì, ecco, per la Chiesa gli effetti delle persecuzioni. Essa giungeva al sublime e parlava da molto in alto, quando, al secolo di Giuliano l’Apostata, all’ingiunzione fattale di cessare da ogni insegnamento, rispondeva con voci che si chiamavano Anastasio, Gregorio di Nazianzo, Agostino, Giovanni Crisostomo!
La Chiesa giungerà ancora al sublime, quando, nella persecuzione dell’Anticristo, più formidabile di tutte quelle che avrà subito, seguiterà la sua missione con una fermezza già celebrata dalla parola magnifica del padre Lacordaire: «Potranno bene i prìncipi, tuonava un giorno l’illustre domenicano dal pulpito di Nostra Signora di Parigi, congregarsi per combattere le prerogative della Chiesa, bruttarle di nomi vituperevoli, affine di renderle odiose, potranno ben gridare, che è una potestà eccessiva, che manda in rovina gli Stati: noi li lasceremo dire, e continueremo a predicare la verità... Se ci manderanno in esilio, se ci cacceranno nelle prigioni, se ci incateneranno nelle miniere, noi faremo questo medesimo in esilio, in carcere, nelle miniere; se ci faranno partire da un regno, noi entreremo in un altro. Ma se ci cacciassero da tutti i luoghi, se la potestà dell’Anticristo venisse mai a distendersi per tutta quanta la terra, allora come fu già nel primo entrare della Chiesa, noi ripareremo nei sepolcri e nelle catacombe. Finalmente se ci venissero perseguitando anche in queste ultime stanze della miseria, se ci facessero salire il patibolo, in ogni cuore ben nato noi troveremo l’ultimo asilo, perché non avremo disperato della verità, della giustizia e della libertà del genere umano».
II
Il secondo campione della verità cristiana contro l’Anticristo sarà una falange di dottori suscitata da Dio in quei tempi di prova. Giammai i dottori, astri benefici, sono mancati alla Chiesa. Ma allora in modo tutto speciale questa falange di dottori riceverà, per la difesa e consolazione dei buoni, una maggiore intelligenza delle nostre sante Scritture. Il profeta Daniele ne ha dato l’annunzio in un altro passo del suo libro, egualmente consacrato alla persecuzione dell’Anticristo:
«Gli empi, dice egli, opereranno empiamente, e nessuno degli empi capirà, ma gli scienziati capiranno» . Il che significa che mentre gli empi, accecati, compiranno le ultime profezie, come un tempo i giudei, senza comprenderle, i dottori della Chiesa, rischiarati da nuovi lumi e penetrando i passi più oscuri di queste profezie, vi troveranno la spiegazione degli avvenimenti di quest’epoca, e, premunendo i fedeli contro gli artifizi dell’Anticristo, li manterranno nella fermezza e nella confidenza, nella fedeltà alla Chiesa e ai suoi divini insegnamenti, anche a costo della vita. Sotto la parola infuocata dei dottori della verità, l’insegnamento cristiano, per quanto perseguitato e battuto possa essere, brillerà ancora di tale splendore, e tanti gli dovranno la loro perseveranza, che lo stesso profeta Daniele, in una descrizione sommaria della vita futura, tracciata in un modo rapido, fa eccezione di questi dottori degli ultimi tempi; egli si ferma dinanzi a loro e mostrandoli a dito: «Costoro, egli dice, che avranno insegnato a molti la giustizia, rifulgeranno come stelle per la intera eternità».
III
Il terzo campione della verità cristiana contro l’Anticristo sarà il popolo cristiano, rimasto fedele. Non fu così presso il popolo giudaico al tempo della persecuzione di Antioco?
«Il popolo che conosce il suo Dio, si terrà fermo ed agirà» . Il popolo che conosce il suo Dio! Al contrario degli apostati vi sarà dunque un popolo di fedeli, e questo popolo di fedeli si mostrerà altamente, energicamente attaccato alla legge.
«Crediamo, dice Sant’Agostino, che né le conversioni, né le apostasie mancheranno alla Chiesa; ma i genitori per far battezzare i loro figliuoli, ed i neofiti, spiegheranno tanta forza, che trionferanno del demonio scatenato; e tutte le astuzie più perfide, gli sforzi più violenti saranno inutili contro la loro saggia vigilanza e la loro irremovibile fermezza... Perché, convien confessarlo, se la carità di moltissimi si raffredderà vedendo l’iniquità trionfante, e se il demonio, libero dalle sue catene, riuscirà con persecuzioni inaudite, con astuzie fin allora sconosciute, a far cader molti che non sono scritti nel libro della vita: bisogna credere ancora che non solamente i fedeli i quali usciranno vittoriosi dalla prova di quel tempo, ma anche molti infedeli, aiutati dalla grazia di Dio e dalla meditazione delle Scritture, che predicono la fine dei tempi di cui sentiranno l’avvicinarsi, troveranno allora più fermezza per credere a ciò che non credevano, e più forza per vincere il demonio scatenato».
Ma ecco la meraviglia. La profezia di Daniele aggiunge:
«E i dottori del Popolo illumineranno molta gente, e correranno incontro alla spada, e alle fiamme, e alla schiavitù, e allo spogliamento delle sostanze per molti giorni» . E’ notevole l’espressione: i
dottori del popolo ! Ma che! Questo titolo di dottori, fatto notare dal profeta, non è riservato nella Chiesa? Non è il titolo delle intelligenze privilegiate che han consumato le loro veglie nell’acquisto, spesso arduo, della verità? Non dice: i dottori della Chiesa, ma i
dottori del popolo! ... Ammiriamo le delicatezze divine: Questo titolo di dottore, giusta ricompensa dell’ingegno unito al lavoro, lo Spirito Santo lo attribuisce egualmente, e con infinita giustizia, a poveri popolani che la grandezza della loro fede ha trasformati in apostoli. Chi non ha incontrato sulla sua strada questi dottori del popolo? Qualche oscuro operaio, un umile servitore, anche dei bambini. Cadevano dalle loro labbra come fasci di luce, era l’amore che li faceva sgorgare, l’amore che vede assai lontano, spesso più lontano dell’intelligenza. Attorno alla culla della sua fede, la nostra città di Lione ha inteso questi dottori del popolo , e poi, nella sua riconoscenza, non ha più separato l’umile Blandina dal gran santo Ireneo!
Cosi avverrà eziandio con quei dottori del popolo nei quali la Chiesa negli ultimi tempi riscontrerà una delle sue principali forze, per tener testa all’Anticristo. Apostoli intrepidi delle verità cristiane, le faranno risuonare nelle officine, nelle botteghe, nei trivî e per le campagne. Anche l’Anticristo li avrà in odio, riguardandoli come uno dei più grandi ostacoli allo stabilimento del suo regno tirannico. Li perseguiterà ferocemente. Gli uni cadranno sotto la spada, altri per le fiamme e la schiavitù e per lo spogliamento delle sostanze per molti giorni. Qual sarà il numero di questi figli del popolo dottori insieme e martiri? ... Il Signore se n’è riserbato il segreto. Ma per quanto vasto possa essere il campo dei loro combattimenti, salutiamoli sin da ora: i figli del popolo vi cadranno per la causa di Cristo e delle sue verità!
IV
Tre campioni sono già passati sotto la nostra rassegna: la Chiesa, i dottori, il popolo fedele. Resta un quarto campione, riservato come soccorso straordinario, e di cui non si può parlare senza una certa riserva, per il mistero che lo circonda: è questo il ritorno e la predicazione simultanea d’Enoch e di Elia, designati probabilmente nell’
Apocalisse sotto nome di due testimoni.
Ecco ciò che se ne può dire, secondo la Tradizione e la Scrittura:
a) E’ certo che Enoch ed Elia non sono morti, essendo Enoch, come dice San Paolo, stato trasportato perché non vedesse la morte, ed Elia essendo
salito al cielo sopra un cocchio e con cavalli di fuoco. Tutti i Padri sono concordi su questo punto.
b) E’ ugualmente certo che, tenuti in riserbo in un luogo conosciuto da Dio solo, Enoch ed Elia devono ritornare a predicare in mezzo agli uomini. Elia deve infatti ritornare e riordinerà tutte le cose, ha detto lo stesso nostro Signore; ed il libro dell’
Ecclesiastico , afferma di Enoch:
«che egli fu trasportato nel paradiso per predicare alle genti la penitenza» . Anche il Bellarmino ha potuto concludere:
«Negare la venuta futura e personale d’Elia, è un’eresia o un errore che si avvicina all’eresia» . Ed il Bossuet, non meno affermativo, scrive:
«Bisogna essere più che temerari per rigettare la tradizione d’Enoch e di Elia alla fine dei secoli» .
Sono dunque certe queste due cose: la vita sempre permanente di Enoch e di Elia, e il ritorno dell’uno e dell’altro in mezzo agli uomini, per predicarvi la penitenza e ravvivare la fede. Ma quando avverrà precisamente questo ritorno?
E’ questa la riserva di cui parliamo e che è tuttora comandata. Ciò non ostante quasi tutta la Tradizione cattolica è concorde nel fissare questo ritorno al tempo dell’Anticristo, e nel riconoscere Enoch ed Elia nei due famosi testimoni dell’Apocalisse, ai quali toccherà la invidiabile e gloriosa missione di combattere a faccia il
figlio di perdizione . Ecco il celebre passo dell’Apocalisse:
«E io darò missione ai miei due testimoni che per milleduecentosessanta giorni profetino vestiti di sacco. Questi sono i due ulivi, e i due candelieri posti davanti al Signore della terra. E se alcuno vorrà offenderli, uscirà fuoco dalle loro bocche, che divorerà i lor nemici; imperocché in tal guisa fa d’uopo che sia ucciso chi vorrà far loro alcun male. Questi hanno potestà di chiudere il cielo, sicché non piova nel tempo del lor profetare; e hanno potestà sopra le acque, per cangiarle in sangue e di percuoter la terra con qualunque piaga, ogni volta che vogliano. Finita poi che abbiano di rendere testimonianza, la Bestia, che vien su dall’abisso, muoverà ad essi guerra e li supererà e li ucciderà».
E chiarissimo che l’Apocalisse, in questo passo, parla di due testimoni, predicatori in mezzo agli uomini ed antagonisti della Bestia, antagonisti dall’Anticristo: perché, fedele alla trama del mistero che va dalla prima all’ultima pagina, l’Apocalisse non nomina espressamente questi due testimoni, designandoli quanto basta; qui ancora si impone l’obbligo della riserva.
Ma, giova ripeterlo, la Tradizione cattolica quasi tutta intera si accorda a nominarli, e, colla sua gran voce, grida: i due testimoni, antagonisti dell’Anticristo, saranno Enoch ed Elia. La brevità di questo lavoro non ci permette di qui riferire i monumenti della Tradizione: ma i grandi commentatori biblici, come Cornelio a Lapide ed Estio, li hanno a disposizione dei nostri lettori e, come seguito delle testimonianze citate, essi possono leggere le seguenti righe: «Che Enoch ed Elia siano ancora vivi, e che debbano l’uno e l’altro, prima del giudizio, predicare contro l’Anticristo, rilevasi dall’antica tradizione della Chiese, a cui la maggior parte dei Padri rendono testimonianza:
Vetus est Ecclesiam traditio, cujus plerique Patres etiam meminerunt» .
E prima di Estio e di Cornelio, San Tommaso aveva già scritto:
«Enoch è stato trasportato in un paradiso terrestre, dove la credenza lo fa vivere insieme ad Elia sino alla venuta dell’Anticristo» .
I due grandi testimoni del Vangelo, al tempo dell’Anticristo, saranno dunque, tutto ci autorizza a crederlo, Enoch ed Elia: inviati, uno ai cristiani prevaricatori, per correggerli; l’altro ai giudei increduli per richiamarli. A quello toccheranno più particolarmente le nazioni; a questo i superstiti di Giacobbe; ma a tutti e due la predicazione del Vangelo; ad ambedue la difesa della verità cristiana. Ed allora sotto il tonare di queste due voci dominanti il mugghio della tempesta, quale spettacolo degno degli sguardi del cielo! Non è più solamente la Chiesa, coi suoi ministri, i suoi dottori, i suoi fedeli, che fa risuonare il Credo delle verità cristiane, sono ancora i secoli del passato che risuscitano ed entrano in lizza per proclamare Gesù Cristo. I secoli della Legge di natura, rappresentati dal patriarca Enoch! I secoli della Legge scritta, rappresentati dal profeta Elia! I secoli della Legge di natura e i secoli della Legge scritta ecco che danno la mano ai secoli della Legge di grazia e si levano tutti insieme dinanzi all’Anticristo, che compendia in sé tutte le eresie, tutti gli scismi, tutte le persecuzioni del passato, e gridano a lui e a tutti i confini della terra:
Gesù Cristo è Dio! Egli solo è il Redentore... Ed anche la Chiesa non arriverà al sublime, Elevaverunt arcam in sublime?