sabato 10 maggio 2014

Se Francesco piace troppo alla Feltrinelli. Un articolo di Antonio Margheriti Mastino



Abbiamo letto ed apprezzato l'articolo di Antonio Margheriti Mastino apparso ieri su Qelsi quotidiano con il titolo "Sta sorgendo la Nuova Chiesa. Lo dicono pure alla Feltrinelli". Non sempre siamo stati d'accordo con Mastino la cui moderazione di sovente suppone troppo, eppure queste considerazioni rivelano una sincera anima cattolica, preoccupata per un Papa, Francesco, che sta diventando ogni giorno di più un "autore Feltrinelli"



Feltrinelli

Sto tornando dalla Feltrinelli di viale Libia. Do sempre con maggiore sconforto e sbadigli un’occhiata al settore “religioso”, “para-religioso” si dovrebbe dire. Dove in gran parte ci stanno atei che parlano di Dio, agnostici che discettano di dottrina, e anticattolici che parlando di chiesa. Quasi sempre sono loro a spiegare cosa dovrebbe essere e come “cambiare” la chiesa: dissolvendola (è questa la sostanza, il non detto) in una religione civile sulla falsariga dei protestanti europei, completamente soggetta al pensiero unico di volta in volta dominante, e dunque a disposizione della prima moda ideologia che sappia impadronirsene; e il cattolicesimo pressappoco un partito radicale di massa. Questa è la moda del momento.

E ora finalmente hanno trovato il loro profeta, un vescovo di Roma, da poco (cito testuale) «spostato di diocesi», che dicendo assolutamente tutto e il suo contrario può essere preso a testimonial di chiunque, chiunque non fosse veramente interessato al bene del cattolicesimo. Il quale fra l’altro non ha un suo “bene” da difendere: è stato voluto da Cristo per il bene dell’uomo, per aiutarlo in quel retto vivere che dovrebbe garantirgli di poi la salute eterna, la salvezza.

Fox e Fuck

Vedo tra i libri il solito ex domenicano americano Fox, un fissato, un livoroso prete spogliato, progressista furioso d’altri tempi, che come fosse un ragazzo e non un ottuagenario, riedita lo stesso libro ininterrottamente da 40 anni, mutandolo solo di titolo al mutar del papa – così come con le dediche ruffiane che gli antichi scrittori intitolavano al padrone di turno, ma nelle successive edizioni dei loro libri, cambiando il signore cambiavano anche il nome nella dedica, per arruffianarsi il nuovo – Fox, dicevo, che ha scritto lo stesso identico libro rivolgendosi prima a Paolo VI, poi a Giovanni Paolo, poi a Benedetto, ora a Francesco e stavolta con vivo entusiasmo per domandare le solite cose: sesso libero, preservativo, sesso gay, no celibato per i preti, aborto facile, divorzio facile, comunione per tutti essendo ché del resto ne disconosce la transustanziazione, monache libere pensatrici e che possibilmente la diano ai frati senza remora e bla bla bla. Insomma: è uno che vuole scopare a tutti i costi, non importa con chi purché si trombi: la solita sessuomania clericale! Qualcuno (ammetto: io) lo ha battezzato l’ex padre Matthew Fuck.

Ci stanno giornalisti che volta per volta si erano fatti alfieri di una ortodossia e di una chiesa e di una tradizione da presidiare, salvaguardare, rivalutare e riproporre a tutti i costi e che oggi, pochi mesi dopo, essendosi trasferiti a vivere nei gabinetti di Santa Marta, cambiati i padroni, la vedono diversamente onde la Chiesa d’improvviso è tutta da “cambiare”, niente da salvare, nulla che andasse bene prima, e anzi non capiscono com’è che facevano a sopportarla così com’era. Sarà per questo che parlando di Francesco dicono “rivoluzione”, parlando di Benedetto scrivono “crociata”.

La tacita (mica tanto) soppressione del Peccato

“Rivoluzione” e “cambiare la chiesa”, queste le parole d’ordine che dal pensiero unico dominante colano sul pensiero debole clericale e tutti insieme, finalmente d’accordo, in  nome del conformismo, firmano libri che dicono tutti le stesse cose e tutti hanno gli stessi titoli: “La Rivoluzione di Francesco”, “Francesco cambia la chiesa”. Quanto a noi, noi speriamo che ce la caviamo!

Si legge dappertutto, nei risvolti di copertina, sui dorsi dei libri, nei sottotitoli, nelle prefazioni rigorosamente a firma di atei, laicisti e massoni insigni nonché preti rinnegati, in ogni libro dedicato al “rivoluzionario” sudamericano finito per uno “scherzo” sulla Cattedra di Pietro, mentre viene esaltato come segno delle magnifiche sorti e progressive advenienti e ci si compiace, si legge, dunque, che ci sarebbe un’assoluzione, un’amnistia generale, peggio una tacita soppressione di qualsiasi vincolo di fede, norma canonica, tradizione inveterata che qualifica un qualcosa come “peccato”. Il quale basta un po’ di sentimentalismo, un po’ di “misericordia” generalista e senza necessità di ravvedimento e pentimento ed è cancellato; o meglio, non è mai esistito, e se qualcuno dice che prima c’era è un matusalemme della “vecchia chiesa” che “ostacola”, torvo e maledetto passatista, la “rivoluzione”, l’assoluzione generale, il colpo di spugna vero o presunto di Francesco su tutto quello che è la Chiesa di Cristo.

Adesso disprezzano i santi…

E allo stesso tempo, mentre si magnificano e si riciclano come verdi testimoni della “nuova chiesa” i più vecchi e vieti scarponi da comizio para-teologico che nel frattempo s’è fatto para-politico, e ripescati direttamente dalla notte dello spirito degli anni ’70, mentre s’innalzano gli eretici e i disobbedienti d’ogni risma, mentre si sbandierano foto del papa che si tiene mano nella mano con don Ciotti, o mentre s’inchina a baciare la mano di un famigerato prete omosessualista nonagenario e tutti quanti vengono incoronati anche a Roma come molossi della chiesa “missionaria”, mentre succede tutto questo e per un attimo il mondo e la chiesa alla rovescia sembrano quelli nel verso giusto, in questo stesso momento qui licenziano con sdegno quali “professionisti del logos” quelli che hanno passato la vita a spiegare non il loro “secondo me” elevato al rango di dogma, ma coloro che umilmente hanno fatto la scelta controcorrente e realmente missionaria di limitarsi ad annunciare e spiegare raccordandolo alla vita ciò che il Magistero e Cristo stesso hanno annunciato.

Dai vertici si riempiono di contumelie, accuse, insulti, disprezzo, ostracismo tutti i pochi intemerati testimoni di Cristo che gridano nel deserto a ogni latitudine e longitudine della terra mondanizzata; si fa la caricatura dei santi, si disprezzano come esponenti di una chiesa passata e “vecchia” e come minimo “poco misericordiosa” che impallidisce dinanzi al carioca psichedelico fulgore della “nuova chiesa”, che starebbe fondando Francesco, come se fosse sua. E che in ogni caso non sarebbe quella di Cristo, il quale non ammette co-fondatori né rifondatori. Non è un caso, forse, che tutti parlino di rivoluzione e nessuno più di conversione.

La corte dei miracoli di Santa Marta

E mentre gli apostati assurgono al rango di maestri, i preti da salotto radical-chic ma vestiti di fustagno passano per i veri missionari; mentre si disprezzano i santi e i predecessori del papa; mentre l’intero complesso vaticano è fatto passare per soviet supremo della rivoluzione sebbene sembri assai più prossimo a una giostra rom itinerante; mentre si declama povertà, misericordia, umiltà, mentre avviene tutta ‘sta cagnara, ti rendi conto che il Vaticano, la corte dei miracoli di Santa Marta sta riempendosi dei più irrefrenabili carrieristi, degli ambiziosi più sfrontati, degli affaristi più spericolati, dei camaleonti e dei gattopardi più repellenti, e fanno carriere fulminanti e su di loro cade ogni manna e benedizione: basta dirsi amico di Francesco, omologarsi all’andazzo, mimetizzarsi con una croce di ferro e magari di legno al collo, delle scarpe grosse… e ottenuto il premio “fedeltà” tanto ambito ritornare a casa a brindare (e qualche gran promosso alcolista c’è) a champagne, ostriche e caviale con gli amici degli amici (di povertà, tra i pauperisti notoriamente si parla solo, talora si simula, in pubblico: difficilmente si vive). Tutti quanti, sta scritto, “hanno già ricevuto la loro ricompensa”.

Sino a far dire a un cardinale che ha vissuto tutta la sua vita per il potere e la carriera, con quel suo fare e quell’espressione da suora cattiva, un culo di pietra inamovibile, mammasantissima della cordata diplomatica come il cardinal Giovan Battista Re: «il papa non è quello che immaginiamo seduto in trono con una mitra in testa»… No, è tutta un’altra cosa. Cos’è, non lo dice, ma conoscendo Re, è pressappoco colui che esibendo buoni sentimenti infine, anche non volendo, favorisce i buoni affari. Di Re e dei suoi amici degli amici.

Pensano così come hanno vissuto…

Abbassano i santi per innalzare se stessi, non di rado gli apostati. È questo il momento in cui inizia la corruzione dentro, che si dichiarava di voler combattere fuori, è qui che la corruzione si fa sistema non essendo più un accidente dovuto a una serie di peccati, ma diventa pensare perverso e agire malato. Qua si smette di vivere come si pensa, e si finisce col pensare per come si è sempre vissuti. Indegnamente. Con un cervello fatto di nebbie, e un cuore fatto di calcoli.

Al di là di tutto questo, io certo non sono meravigliato di niente, dall’elezione di Bergoglio, che bene conoscevo da anni, non m’aspettavo nulla di che, e anzi temevo il peggio.

Vivo nella costante certezza incrollabile, come vado dicendo dal 13 marzo 2013, che infine ci toccherà “raccogliere i cocci”, in una grande hall d’hotel di lusso piena di grasse genti ubriache e addormentate. E molti se ne stanno accorgendo, e in privato ne convergono, sebbene hanno terrore di dirlo in pubblico: è in atto una vera pulizia etnica per i non allineati, dove per allineamento s’intende non il discriminante della vera e della falsa dottrina, della recezione del magistero o del suo rifiuto, no: significa sdraiarsi sulla linea dettata dal circo mediatico liberal e che si impernia e danza intorno a questo strano, stravagante, iperbolico pontificato come fosse l’idolo di Babilonia.

E che ha, questa mitologia mediatica, avallata in buona o mala fede da molte lobby vaticane, ha scopi eminentemente politici e ideologici: ancora una volta la religione civile finale che sgorga dalle spoglie della “vecchia chiesa” sacramentale, sacrificata sull’altare domestico dell’individualismo folle e disperato, dove ognuno detronizza Dio e si erge a  giudice, signore e padrone di se stesso, in corpo, coscienza e anima, una scissione simbolica e concreta dal divino, un anti-segno che disconosce la stessa chiesa come mediatrice di grazia. Sino al male oscuro dell’obnubilamento, della perdita di senso, del male di vivere, da dove si precipita inerti e senza più difese nel pozzo senza fondo della solitudine praticamente atea dell’Occidente sazio e indifferente. Solo così può trionfare il pensiero unico e l’agenda liberal che sta a cuore ai padroni del mondo, e al Demone loro dottore.

La nuova Chiesa

Questa è in una parola la “nuova chiesa” della quale si blatera liberamente, girando intorno al concetto, senza che nessuno osi (ma qualcuno lo sta già facendo, anche imporporato, come Kasper e Maradiaga) chiamare le cose con il loro vero nome.

Sì, è in atto una rivoluzione, che è più che altro l’ultima polluzione del sessantottismo dentro la chiesa, la fase trionfante, che quasi sempre è quella terminale, di quel degenere “spirito del concilio” che finalmente ha trovato un papa, almeno così crede, tanto sprovveduto teologicamente – “perché a lui una teologia non serve” – quantunque saturo di diversi pregiudizi piuttosto ostinati, pronto, più per indolenza e prurito che per sistematica riflessione sui massimi sistemi, pronto dunque a portarlo alle estreme conseguenze. Così loro sperano, così io un po’ temo.

Io so come andrà a finire e non m’aspetto niente di che. Sto a guardare aspettando solo l’intervento della Madonna, possibilmente quella di Fatima. Si dice ancora, a proposito di cose laiche, “faremo la fine dell’Argentina”. Io sono certo che, sebbene ultimamente elevata a paradigma basato su nient’altro che l’agiografia e il franceschismo ideologico che si diceva, la chiesa “nuova” e pure quella “vecchia” faranno la fine della diocesi di Buenos Aires. Dove l’arcivescovo  allergico al logos, asciutto di teologia e pure di liturgia, la buttò, dice, tutta in pastorale. E dove, va da sé, poco è rimasto. Anche della pastorale.

La chiesa è lui: Francesco

Niente resterà se non il necessario per tirare a campare, e ricostruire di poi il ricostruibile se, come credo, infine lo Spirito verrà in soccorso di questa chiesa spiritata in strana alleanza con l’antichiesa mediatica di un tempo, di questo clericalismo senza spirito ed ebbro dell’autocelebrazione di se stesso, delle sue prassi, delle stesse mollezze che appaiono improvvisamente come “fervore missionario”, cose tutte che si dichiarava voler censurare in quella chiesa vecchia e “vanitosa”, sfarfallante che Bergoglio accusava di guardarsi allo specchio continuando a parlarsi addosso, di se stessa: adesso è finalmente la chiesa che si si rimira sullo schermo delle tv, dalle vetrine delle librerie e si compiace di sentirsi completamente in sintonia con lo spirito del mondo. E che non a caso non dice più “viva il papa”, ma “viva Francesco”: la chiesa è solo lui, per i media. E’ questa la principale rivoluzione.

Cambiare la chiesa per non dover cambiare se stessi

L’ho detto già altre volte. C’è in giro tanta gente, tanti libri, tanti prelati, tantissimi cattolici che vorrebbero cambiare la chiesa, ma per non dover cambiare se stessi. Per non dover rinunciare ai confortanti sollazzi che offre Satana con tutte le sue seduzioni. Per non dover ammettere la propria miseria. Per questo si disprezzano i santi, per questo li hanno sempre perseguitati: guardandoli in faccia, nei loro occhi limpidi, vedono il profondo di se stessi, la sozzura nascosta sotto il tappeto delle tante belle parole vuote perché svuotate, come “misericordia”, “perdono”, “tenerezza”. È la condiscendenza e la complicità che cercano: le uniche cose che i santi non possono dar loro.

Quando guardano in faccia il Francesco (o quel che esigono sia) che hanno innalzato come un vitello d’oro a momenti contrapponendolo a Cristo stesso, si vedono per così come si sono rappresentati. Quando guardano in faccia ai santi, licenziati da tutti i risvolti di copertina degli odierni libri “sulla chiesa di Francesco” come esponenti di una chiesa carogna, feroce e spietata nonché “vecchia”, sebbene in auge fino a un anno fa, si vedono per così come sono veramente. E non lo tollerano.

L’ospedale da campo:  tanti medici, nessuna medicina

Per questo non vogliono liberarsi dai peccati: vogliono abbattere il peccato non il peccare. Nel permanere del Peccato come concetto vedono la fonte stessa delle loro colpe. Ospedale da campo, dice: ma a che serve un ospedale da campo fatto da tanti medici pietosi che per principio non fanno diagnosi e non prescrivono medicine e non aprono pance cancerose per non dispiacere al paziente? In ogni medico pietoso c’è un assassino. La cura è sempre dura, guarire è una fatica. Ma nessuno mai ci aveva detto che essere cristiani è una passeggiata, tanto più che il fondatore del cristianesimo finì in croce.

Cambiare tutto affinché il peggio resti

Dicevo della Feltrinelli. Ci sono stato un paio d’ore.

Mentre leggo tutti questi risvolti di copertina, queste prefazioni  di libri “cattolici” con protagonista papa Francesco, che “cambia il mondo”, “cambia la chiesa”, “cambia il vaticano”, “cambia il papato”, “cambia il cattolicesimo”, “cambia” persino l’Italia – stando alla copertina dell’ultimo libro di Augias – e tutti giù per terra… capisco che siamo a una fase nuova: tutto questo cambiamento catartico avverrebbe senza alcuno sforzo da parte di nessuno, se non i soliti malpancisti “tradizionalisti e reazionari”, bastando continuare a fare, dire, pensare quel che si è sempre fatto, detto, pensato. Mentre il cristianesimo nient’altro sarebbe che una blanda etica civile dove il “proselitismo è una sciocchezza”, un populismo arruffone quanto irrilevante dove “non esiste una verità assoluta”, un moralismo spietato coi pesci piccoli ma dove non si è nessuno “per giudicare” se si è davanti a una categoria protetta e blindata, mentre si apprende tutto questo e osservo questa discarica indifferenziata di editoria “cattolica” fai-da-te, spazzatura clericalizzata ma allergica alle prescrizioni,  scosto lo sguardo.

Osho

Il settore della Feltrinelli più fornito e più affollato dell’intero reparto “religioni”, è quello para-buddista, para-animista, para-braminico, para-culo, e tutto sommato new-age: quello dedicato a Osho (30 volumi tutti per lui) e al “come si vive” da buddisti all’amatriciana. Scorro i libri: sono pieni di prescrizioni, obblighi, evitazioni, cose da fare e come farle. Siamo d’accordo, è autoerotismo, come diceva Ratzinger, ma è un autoerotismo laborioso e che investe e regola tutta la giornata dell’adepto, dal letto, al cibo, alla meditazione, al riposo, alla percezione del mondo, e dove si invita ad aderire a questa prassi religiosa adeguandovi la propria vita. Sono i libri più venduti, nel settore religioso, lo vedo con i miei occhi, e sono giovani i lettori e aspiranti adepti.

Ritorno con lo sguardo al settore “cattolico”, deserto, nonostante la pompa magna e vacua della “nuova chiesa”, nonostante l’allettante strisciante sentore di rompete le righe e ognuno per sé Dio per tutti. Da dove infatti promana un solo messaggio: mandate a strafottere il cattolicesimo per così com’è ed è sempre stato, e fate come vi pare. La chiesa seguirà a rimorchio, anzi già ci sta, “parola di Francesco”.

Riguardo il settore “para-buddista” e osservo invidioso questi neofiti scappati da un cattolicesimo dentro il quale mai c’erano stati veramente. Per inerzia, essenzialmente. E sono entusiasti di cambiare se stessi per diventare qualcosa d’altro: scambio delle parole con loro. Io sono incarognito perché leggendo tutte queste prefazioni di libri clericali, mi sento uno sporco assassino, un criminale, un sadico, un pervertito per il semplice fatto che ho aderito rinnegando i  miei trascorsi, creduto, professato, nel mio piccolo combattuto per tutto quanto sosteneva il magistero di una chiesa cattolica “vecchia e chiusa”, “senza misericordia” e persino “ossessionata” dai valori non negoziabili, dalla vita sino all’indissolubilità del matrimonio sacramentale, e che, a quanto leggo, è morta un anno fa. Ora c’è altro, una “nuova chiesa”. Telegenica e che puzza di pecore, purché patinate e stampate. Ben lungi dall’essere quelle vere. Ma proprio osservando i lettori di Osho il santone capisco che la Cattolica non è colpevole di aver chiesto e preteso troppo dai suoi fedeli, ma, al contrario, troppo poco. E anche quel poco è prossimo ad essere liquidato, dice.

Intanto penso alla notizia che mi è giunta ieri dal “continente della speranza” che occhio e croce sarebbe l’America Latina dalla quale eleggendo uno di loro  ci si aspettava un segnale in controtendenza. Ebbene,  se un primo reale “effetto-francesco” c’è stato fuori dai rotocalchi, eccolo qui: sono aumentati i fuoriusciti dalla Chiesa, verso sette aggressive e identitarie. Bella “rivoluzione”! Ci riuscivamo pure prima, da soli e con i giornali che non dedicavano copertine encomiastiche ai papi.  Tutto il resto, di qui a breve, sarà moltiplicazione di questi pani e pesci.

Quanto all’eredità di Francesco, è aleatoria, immateriale, parole in libertà, come tutti i costrutti mediatici, verba volant e di scritto c’è poco. Tranne la consueta spazzatura che puoi trovare alla Feltrinelli, in vario modo affibbiata al papa. Troppo poco perché possa essere un’eredità petrina trasmissibile ai successori, semmai ce ne saranno: erediteranno un mito in caso, un’icona mediatica e presto ridotta a pura ideologia clericale, come successe del povero papa Giovanni, che tutt’al più sarà usata contro di loro. Qualora decidessero di non limitarsi al solo intrattenimento.

Fonte Quelsi Quotidiano sabato, 10 maggio 2014

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