In seguito alla preannunciata risposta negativa di Menzingen alle richieste di Roma saranno revocate le autorizzazioni concesse da Francesco alla Fraternità Sacerdotale San Pio X per quanto riguarda l'esercizio della giurisdizione nelle confessioni e nei matrimoni e la legalità delle ordinazioni e degli altri sacramenti? Quale sarà l'atteggiamento di Monsignor Luis Francisco Ladaria Ferrer nei confronti del più grande, diffuso e antico istituto della Tradizione cattolica? La lettera giunta a Fellay reca già la firma del nuovo Prefetto in sostituzione di quella di Müller?
La
rimozione del cardinale Gerhard Ludwig Müller rappresenta un momento
cruciale nella storia del pontificato di papa Francesco. Müller infatti,
nominato prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede il 2 luglio
2012 da Benedetto XVI, ha solo 69 anni. Non è mai accaduto che un cardinale
lontano oltre cinque anni dall’età canonica del pensionamento (75 anni) non sia
stato rinnovato per un secondo quinquennio.
Basti pensare che vi sono prelati che, pur avendo dieci anni
di più del cardinale Müller, occupano ancora importanti incarichi, come
il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontifico consiglio per i
Testi legislativi, lo stesso porporato il cui segretario è stato recentemente
colto in flagrante dalla gendarmeria pontificia, nel corso di un’orgia
omosessuale a base di droga all’interno di un Palazzo appartenente al Vaticano.
Coccopalmerio però aveva mostrato il suo apprezzamento per la Amoris laetitia,
spiegando che «la Chiesa è sempre stata comunque il rifugio dei peccatori»,
mentre Müller non aveva nascosto le sue perplessità verso le aperture della
Esortazione pontificia, sia pure con dichiarazioni di natura
oscillante.
Sotto questo aspetto, il licenziamento del cardinale Müller
è un atto di autorità che costituisce una sfida aperta di papa Bergoglio a quel
settore di cardinali conservatori ai quali il Prefetto della Congregazione per
la Fede era notoriamente vicino. Francesco si è mosso con forza, ma anche con
abilità. Ha iniziato a fare terra bruciata attorno a Müller, imponendogli
di licenziare tre dei suoi più fidati collaboratori. Gli ha fatto poi ventilare
fino all’ultimo la possibilità del rinnovo, pur senza mai dargli esplicite
assicurazioni. Infine l’ha sostituito, ma non con un esponente del progressismo
radicale, come il rettore dell’Università Cattolica di Buenos Aires,
monsignor Víctor Manuel Fernández, o il Segretario speciale del Sinodo
monsignor Bruno Forte. Il prescelto è l’arcivescovo Luis Francisco Ladaria
Ferrer, gesuita, fino a oggi segretario della Congregazione. La sua scelta
rassicura e spiazza i conservatori. Ciò che alcuni di essi non comprendono è
che ciò che importa a papa Francesco non è l’ideologia dei collaboratori,
ma la fedeltà al suo piano di “riforma irreversibile” della Chiesa.
Più che di vittoria di papa Francesco si dovrebbe però
parlare di sconfitta dei conservatori. Il cardinale Müller non condivideva
la linea di papa Francesco, ed era stato tentato di assumere pubblicamente una
posizione contraria, ma la tesi corrente nel gruppo dei conservatori, era che
fosse meglio che egli conservasse il suo posto tacendo, piuttosto che di
perderlo parlando. Il Prefetto aveva scelto una linea di “profilo basso”. In
un’intervista a Il Timone, aveva detto che «La “Amoris laetitia” va
chiaramente interpretata alla luce di tutta la dottrina della Chiesa. […] Non
mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando “Amoris
laetitia” secondo il loro proprio modo di intendere l’insegnamento del papa», ma
in un’altra dichiarazione, aveva anche espresso la sua contrarietà alla
“pubblicizzazione” dei dubia dei quattro cardinali. Ciò non ha evitato la sua
rimozione.
Il “profilo basso”, nella strategia di alcuni conservatori,
rappresenta un male minore rispetto al male maggiore della perdita del posto,
conquistato dagli avversari. Questa strategia di “contenimento” non funziona
però con papa Francesco. Qual è stato infatti l’esito della vicenda? Il
cardinale Müller ha perso una preziosa occasione di criticare pubblicamente la
Amoris laetitia e alla fine è stato congedato, senza neppure il dovuto
preavviso. E’ vero, come osserva Marco Tosatti, che egli oggi è più libero di
esprimersi. Ma se anche lo facesse, sarebbe la voce di un cardinale pensionato
e non quella del Prefetto del più importante Dicastero della Chiesa. L’appoggio
della Congregazione della Fede ai quattro cardinali che vanno avanti per la
loro strada sarebbe stato rovinoso per chi oggi guida la Rivoluzione nella
Chiesa e papa Francesco è riuscito ad evitarlo. La lezione della storia è che
chi non combatte per non perdere, dopo il cedimento conosce la sconfitta.
Roberto
de Mattei
fonte: Il Tempo, 2 luglio 2017
Nessun accordo è lecito se non c'è verità nelle due parti. Roma non è più Cattolica Apostolica. Unico accordo possibile è nel rispetto reciproco di due posizioni inconciliabili. Il falso è inconciliabile con la Verità.
RispondiElimina