sabato 8 febbraio 2020

Se il sale perde sapore. La situazione del Cattolicesimo postconciliare in un testo di Hans Urs von Balthasar

Fotogramma da Nattvardsgästerna / Luci d'inverno Ingmar Bergman, 1963
A due anni dalla pubblicazione di Cordula oder der Enstfall di Hans Urs von Balthasar (Johannes Verlag, Einsiedeln 1966; ultima edizione 1987; in italiano: Queriniana, Brescia 2016, prefata dal Cardinal Agelo Scola; oppure in Gesù e il cristiano, Jaca Book, Milano 1998) Alfredo Cattabiani con una recensione apparsa ne L’Osservatore Romano del 14 marzo 1968 (“Un libro paragonato a Le Paysan de la Geronne”) salutava nel testo del teologo svizzero “un valido contributo in difesa dell’ortodossia cattolica”, mentre, con maggior prudenza, quasi a indicare un compimento ancora imperfetto, Claudio Leonardi in Renovatio (1968, n.3: “Von Balthasar: La prova della fede”) scriveva significativamente: “La critica di von Balthasar appare fondamentalmente esatta e il suo appello onesto e coraggioso, perché significa anche una conversione da posizioni precedenti definibili entro il progressismo” (p. 422); e aggiungeva: “Forse la sua durezza con Rahner, tutta legittima, è anche un sintomo di una battaglia non ancora completamente risolta” (p. 424). Poco più tardi un esperto di San Tommaso, il lazzarista Giuseppe Perini, avrebbe sottolineato la relazione tra il von Balthasar di Cordula e l’opera di Søren Kierkegaard parlando di un “Kierkegaard cattolico”: “Lo stile dell'esposizione, il vigore polemico e, soprattutto, certe espressioni e richiami espliciti che troviamo in questo scritto di von Balthasar fanno pensare a Kierkegaard. La denuncia e la lotta contro il ‘sistema’ (con questo Kierkegaard designava propriamente la filosofia hegeliana), considerato come devastatore e distruttore del cristianesimo, è uno dei temi dominanti negli scritti
 del pensatore danese, il quale al ‘superamento’ e svuotamento del cristianesimo operato dal ‘sistema’ contrappone il martirio come ‘cardo rerum del cristianesimo’” (Divus Thomas, vol. 72, 1969, p. 337: “Cordula di von Balthasar: Problemi si pongono”).

Comunque si voglia giudicare il teologo von Balthasar nel campo di coloro che oggi si attengono
La prima edizione del 1966
alla Tradizione cattolica (e non mancano voci autorevoli critiche o persino molto critiche come, tra le altre, quella del Professor Ignacio Andereggen: vedi qui),
Cordula è uno di quei libri – al pari de L’avventura della teologia progressista di Cornelio Fabro (Rusconi, Milano 1974) - che fanno da sismografo di una grave crisi spirituale già in atto e che annunciano terremoti (indicando anche rifugi). In particolare è un attacco senza riserve al rahnerismo, alla sua disponibilità a includere e finalmente assorbire l’eccezione cristiana nel sistema immanente della filosofia moderna, in cui regnano “oggettività” scientifica e “soggettività” trascendentale” e Dio è tolto, come è tolto dalla sostituzione, tutta rahneriana, dell’“amore di Dio” con l’“amore del prossimo” in cui si compirebbe l’estrema decisione etica (senza Dio). Di qui il “cristiano anonimo” di Rahner; di qui, sul fronte opposto, l’Ernstfall, il “caso serio” di von Balthasar: Cristo Crocifisso, il martirio come decisione ultima di ogni cristiano nella vita quotidiana e nella disponibilità all’imitazione del Figlio di Dio fino al sacrificio di sé nella morte.

Nel VI capitoletto di Cordula (“Wenn das Salz dumm wird”, “Quando il sale perde sapore”) appare di fronte al proprio giudice “ben disposto” (che è il secolo cui ci si è “aperti”), in tutte le sue sfumature e gradualità psicologiche e teologiche di straordinaria attualità, il processo di autoliquidazione di un cristianesimo che ha rinunciato a Cristo e alla Croce.  A.S.

Il commissario (ben intenzionato): Compagno cristiano, mi puoi dire una buona volta chiaramente che cosa siete voi cristiani? Che cosa propriamente volete ancora nel nostro mondo? In che cosa vedete il vostro diritto all’esistenza? Qual è il vostro mandato? 

 Il cristiano: Anzitutto noi siamo uomini come tutti gli altri, che collaborano all’opera di edificazione del futuro.

 Il commissario: La prima cosa la credo, la seconda la voglio sperare.

Il cristiano: Da qualche tempo noi siamo infatti “aperti al mondo”, ed alcuni di noi si sono persino seriamente “convertiti al mondo”.

Il commissario: Questo mi pare un sospetto linguaggio da prete. Sarebbe, infatti, ancor più bello se voi, “uomini come gli altri”, vi foste convertiti già prima ad un’esistenza degna di uomini. Ma veniamo al fatto. Perché siete ancora cristiani? 

Il cristiano: Oggi noi siamo cristiani maturi, pensiamo ed agiamo con responsabilità morale.

Il commissario: Lo voglio sperare, dal momento che vi presentate come uomini. Ma credete qualcosa di particolare? 

Il cristiano: Questo non è tanto importante; ciò che importa è la parola epocale; l’accento oggi cade sull’amore del prossimo. Chi ama il prossimo, ama Dio.

Il commissario: Nell’ipotesi che esista. Ma poiché non esiste, non l’amate.

Il cristiano: Lo amiamo implicitamente, in modo non oggettivo.

Il commissario: Ah, la vostra fede quindi non ha un oggetto. Andiamo avanti. La cosa diventa chiara.

Il cristiano: Non è del tutto così semplice. Noi crediamo in Cristo.

Il commissario: Ne ho già sentito parlare. Ma sembra che storicamente se ne sappia maledettamente poco.

Il cristiano: Concesso. Praticamente nulla. Perciò noi non crediamo tanto al Gesù storico quanto al Cristo del kerygma.

Il commissario: E che mai c’è in questo messaggio?

Il cristiano: L’importante è il modo in cui se n’è toccati. Ad uno può permettere il perdono dei peccati. Questa, in ogni caso, era l’esperienza della comunità primitiva. A ciò dev’essere stata indotta dagli eventi relativi al Gesù storico, del quale veramente non sappiamo abbastanza per essere certi che lui…

Il commissario: E questo chiamate la vostra conversione al mondo? Siete gli oscurantisti di sempre. È con simili chiacchiere prolisse che volete collaborare all’edificazione del mondo!

Il cristiano (gioca la sua ultima carta): Abbiamo Teilhard de Chardin, che in Polonia fa una grande impressione!

Il commissario: La facciamo già noi. Non abbiamo bisogno, per questo, di dipendere da voi. Ma è bello che anche voi siate giunti infine a tal punto; soltanto, liquidate definitivamente le carabattole mistiche, che non hanno nulla a che vedere con la scienza, e allora potremo discorrere tra noi dell’evoluzione. Nelle altre storie non entro. Se voi stessi ne sapete così poco, non siete più pericolosi. Con ciò ci risparmiate una pallottola. Abbiamo in Siberia dei campi molto utili, dove potrete dimostrare il vostro amore per gli uomini e collaborare validamente all’evoluzione. Là si ricaverà di più che sulle vostre cattedre tedesche. 

Il cristiano (un po’ deluso): Voi sottovalutate la dinamica escatologica del cristianesimo. Noi prepariamo il futuro regno di Dio. Noi siamo la vera rivoluzione mondiale. Egalité, liberté, fraternité: questo è il nostro compito originario.

Il commissario: Che razza di parola è questa? Cinese? 

Il cristiano: Greco. Significa la predicazione del messaggio. Noi ci sentiamo toccati dall’evento linguistico del messaggio della fede.

Il commissario: Peccato che altri abbiamo dovuto lottare per voi. Dopo, non è difficile essere presenti. Il vostro cristianesimo non vale un fico secco.

Il cristiano: Voi siete con noi! Io so chi siete. Tu pensi onestamente, sei un cristiano anonimo.

Il commissario: Non diventare insolente, giovanotto. Anch’io ora ne so abbastanza. Vi siete liquidati da soli, e con ciò ci risparmiate la persecuzione. Via.

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