Quanto più la crisi della Chiesa si fa terribile, vasta e profonda, tanto più occorre amare la Chiesa stessa.
Quanto più aumentano gli scandali nella casa di Dio, tanto più bisogna amare la Chiesa.
E questo amore deve essere molto concreto e operativo.
Il dovere della reazione non va mai disgiunto da un amore profondo per la Sposa di Cristo, la Santa Madre Chiesa; e su questo nessuno può scherzare.
D’altronde tu reagisci, domandi il ritorno della Chiesa alla sua Tradizione, riferendoti e utilizzando ciò che tu hai ricevuto dalla Chiesa stessa, la Tradizione appunto. Essere Cattolici tradizionali vuol dire fare proprio questo.
La Tradizione è della Chiesa, non è tua.
Non potresti appellarti alla Tradizione se tu non l’avessi prima ricevuta. Ma da chi l’hai ricevuta, se non dalla Chiesa stessa?
Come non si può seguire Cristo senza la Chiesa, la crisi Protestante insegna, così non si può essere Tradizionali senza la Chiesa.
I Protestanti pretesero di ricongiungersi a Cristo, saltando la Chiesa cattolica e la sua storia, e persero Cristo nelle nebbie di un mitico passato.
I Tradizionali, se non continueranno ad avere un amore per la Chiesa, potente fino al sangue, resteranno con una Tradizione vuota, fatta di rabbia e recriminazioni più o meno amare; ma una Tradizione senza la Chiesa non ha Cristo dentro.
Si potrebbero applicare ai “tradizionalisti acidi”, non amanti la Chiesa, le parole di S. Paolo ai Corinti:
“Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto?” (1 Cor 4,7).
Sì, perché se è vero che sbaglia chi chiede un’obbedienza alla Chiesa, domandando di andare contro le verità della fede e della morale, domandando di andare contro il Vangelo e il dogma, o di dimenticarli; sbaglia ugualmente chi si attacca al dogma e al Vangelo, utilizzandolo contro l’unica Chiesa di Cristo.
Rischiano questo secondo errore tutti quelli che, partiti per la difesa del cattolicesimo tradizionale, incominciano a disquisire se il Papa è o non è tale, su chi sia veramente il vescovo, o dove sussista veramente la Chiesa di Dio. Questi estendono la difesa della Tradizione a un campo che non compete loro, rischiando il pericolo gravissimo di porsi fuori della Chiesa.
Dice il père Calmel
“La Chiesa non è un'istituzione di questo mondo: discende dal Cielo, direttamente da Dio (…) La Chiesa è invincibile, anche se con figli soggetti alla sconfitta e spesso vinti e che tuttavia, finché rimangono nel suo seno, non saranno mai vinti irreparabilmente. Quando lo sono è perché si sono separati da lei (…) Essa resta la dispensatrice infallibile della salvezza, il Tempio santo di Dio. Coloro che l’abbandonano si perdono, ma essa non è mai perduta”. (R. T. Calmel, Breve apologia della Chiesa di sempre, pagg. 17 e 18).
Insomma, la Chiesa è una e solo una. Non c’è una chiesa tradizionale e una chiesa modernista, c’è una sola Chiesa cattolica, i cui figli rischieranno di perdersi se la abbandoneranno, anche se con la scusa di difenderla.
Basterebbe per capire questo, lo ripetiamo, il fatto che la Tradizione per cui lottiamo, l’abbiamo ricevuta dalla Chiesa, anzi è la Chiesa stessa.
E la Tradizione, Vangelo – dogma – sacramenti – disciplina, non l’hai ricevuta una volta per tutte, continui a riceverla dalla Chiesa che è il Corpo Mistico di Cristo. E’ chiaro quindi che, in ogni decisione e attitudine, devi salvare questa unità della Chiesa e con la Chiesa, senza mettere in dubbio la sua visibilità.
Chi è Papa o vescovo, questo compete direttamente a Dio solo, e non a te. A te che hai capito la crisi della Chiesa, compete solo lo stare fermo nella sua Tradizione, in ciò che la Chiesa ha detto e fatto, fuori da questi terribili momenti di apostasia. Dio si è rivelato, ti ha dato la ragione per riconoscere la Sua rivelazione e per custodirla; non ti chiede di far politica ecclesiastica.
Occorre evitare due estremi letali per la fede: l'“autoritarismo” o “obbedientismo” da un lato e il “sedevacantismo” dall’altro: entrambi portano a lungo andare all’ateismo, alla perdita della fede.
Il primo fa stare dentro la Chiesa con una falsa obbedienza che non salvaguarda il Vangelo e i sacramenti; il secondo fa cercare una falsa chiesa alternativa; entrambi questi errori partono da una visione troppo umana della Chiesa, mancano entrambi di visione soprannaturale.
Occorre essere autenticamente tradizionali: il tradizionale sta di fronte a Dio, custodendo con amore il tesoro della Chiesa; il sedevacantista, che si inventa un’altra chiesa o non sa più dove essa sia, sta di fronte a se stesso utilizzando le cose ricevute da Dio.
Sempre père Calmel parla, con accenti commossi, dei veri cristiani, dei cristiani secondo la Tradizione, che custodiscono la fede amando immensamente la Chiesa:
“Questi cristiani, che custodiscono la Tradizione senza nulla concedere alla rivoluzione, desiderano ardentemente, per essere pienamente figli della Chiesa, che la loro fedeltà sia penetrata di umiltà e di fervore; non amano né il settarismo, né l’ostentazione. Al loro posto, che è modesto e a stento tollerato, cercano di custodire ciò che la Chiesa ha trasmesso loro, ben sicuri che essa non lo ha revocato, e si sforzano, nel custodirlo, di salvaguardare lo spirito di ciò che custodiscono” (R. T. Calmel, op. cit., pag. 101).
Preghiamo carissimi, perché in noi aumenti l’amore alla Chiesa una e visibile, quanto più diventano violente le ondate dell'apostasia.
(c) Radicati nella Fede
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