Nel contesto della conferenza stampa di presentazione dell’ultimo DPCM (del primo aprile) il Presidente del Consiglio Conte ha ribadito un’idea che ritorna insistentemente nelle sue dichiarazioni almeno dall’inizio del 2020:
Noi politici ci avvaliamo delle raccomandazioni del comitato scientifico, perché la politica non è abilitata ad affrontare un nemico sconosciuto. Ma la politica deve mettere insieme diversi interessi partendo da quelli costituzionalmente sanciti, e il primo diritto garantito dalla Costituzione è quello alla salute (vedi qui)
Una simile affermazione non soltanto attesta una resa caotica della prudenza politica di fronte ai dettami degli esperti scientifici in un momento in cui sono evidentemente divisi nei giudizi e incapaci di dare una risposta alla crisi sanitaria nell’ambito loro proprio, ma anche la cosciente sovversione del sistema costituzionale nel suo patrimonio storico-giuridico. Storico in quanto ricettacolo di una storia giuridica e concettuale che trascende gli stessi sviluppi dello Stato costituzionale moderno (nella cui essenza è, in realtà, già riposto il pericolo) e in quanto tale patrimonio costituisce, proprio nella sua storicità, un limite insistente alle pretese di una legislazione meccanizzata (soprattutto per decreti) capace di distruggere, secondo la profezia, ormai lontana, del giurista tedesco Julius Hermann von Kirchmann, l’intera tradizione giuridica e sociale di un popolo.
I giuristi scriveva Kirchmann nel 1848 “sono diventati, tramite la legge positiva, come vermi che vivono soltanto di legno marcio”, mentre “tre parole del legislatore” bastano a “trasformare intere biblioteche in carta da macero” (J. H. von Kirchmann, Die Wertlosigkeit der Jurisprudenz als Wissenschaft, Muntius Verlag, Heidelberg 1988, pp. 28-29). Sembra l’attualità, ma con una differenza: che qui, al posto del “lento” e riflessivo (nel bene e nel male) legislatore ottocentesco, abbiamo un governo dalle scarse competenze umane e spirituali al servizio della rivoluzione tecnica mondiale. E, proprio per questo, c’è qui, come in ogni banalità, una smisurata volontà di potenza.
È proprio l’affermazione del Presidente del Consiglio italiano – “il primo diritto garantito dalla Costituzione è quello alla salute” – a rendere “legno marcio” la Costituzione italiana, con buona pace di transeunti elogiatori, che ora tacciono, e di fin troppo generosi complimenti (“la costituzione più bella del mondo”!) profusi su un testo in gran parte ideologico e giuridicamente debole. In realtà l’Art. 32 della Costituzione (ognuno lo può leggere) non è più che una “garanzia istituzionale” di una pretesa diffusa (ossia creata dal costituente, secondo un’insuperata distinzione di Carl Schmitt nell’ambito della Costituzione di Weimar) che non può essere fatta prevalere, né sul piano logico né su quello sistematico, sui “diritti di libertà” del Primo titolo della Costituzione, a partire dall’Art. 13 Cost. Questo articolo è infatti come una costituzione nella costituzione, il bastione della tradizione giuridica occidentale, dall’Habeas corpus in poi, nella palude incerta e pericolosa dello Stato sociale (in cui ben si inquadra l’Art. 32):
La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.
C’è nell’inviolabilità l’idea di una radice prestatale e precostituzionale della libertà di ogni uomo, fondata nel diritto naturale, che non deve essere necessariamente letto nella sua comprensione moderna. Di qui la conclusione che tale libertà può essere limitata soltanto in base al diritto, allo ius (“nei casi previsti dalla legge” è già una corruzione liberale e positivista, ma ancora lontanissima dall’arbitrio della decretazione cui assistiamo) e a un atto del giudice (“autorità”) che lo applica. Se si volesse trovare nel quadro costituzionale il fondamento negato (dalla famigerata l. 194) della tutela della vita e della “vita non nata”, bisognerebbe cercarlo nell’Art. 13 e non nell’Art. 32 Cost.
L’elevazione della salute a “primo diritto garantito dalla Costituzione” non instaura quindi soltanto una dittatura sanitaria, in cui una pretesa sociale è fatta prevalere, insieme al suo apparato esecutivo, amministrativo e tecnico-scientifico, sulla libertà di ogni individuo, ma, più in profondità, un sistema politico in cui la salute è gerarchicamente posta al di sopra della sua “sostanza” ontologica che è la vita. E lo Stato decretante, in quanto elargitore tecnico e autoposto di salute (e comunque non di salvezza), al di sopra di tutto.
A dimostrare che non si tratta di conclusioni affrettate o di mere insinuazioni è la recente intervista rilasciata dal noto costituzionalista Gaetano Azzariti al Fatto Quotidiano (vedi qui), attualmente il più filogovernativo dei giornali. Il professor Azzariti non si attarda nel “legno marcio” della Costituzione o nella “carta da macero” del diritto, ma insegue le norme della turbo-decretazione del Presidente del Consiglio per equipaggiarle di una dottrina fondante che, cosa curiosa per un lettore marxista della Costituzione, gli è suggerita dal vecchio Thomas Hobbes, teorico del Leviatano. Nella risposta che dà senso compiuto a tutta l’intervista afferma infatti Azzariti:
Un punto deve essere chiaro. È vero che ci cono interessi in gioco che hanno rilievo costituzionale però, e penso a Thomas Hobbes, su tutto prevale il diritto alla vita, nella forma essenziale del diritto alla salute. Di fronte a questo tutti gli altri diritti devono essere limitati. È il primo compito dello Stato quello di tutelare la vita e la salute.
Qui la salute diventa la “forma essenziale”, l’essenza stessa, della vita e del diritto a essa. Come si vede, ci sono ragioni sufficienti per preoccuparsi.
A.S.
A.S.
Dittatura farmacologica, mediatica e finanziaria in arrivo a livello globale. Difesa ad oltranza delle piccole comunità dove difendere la vita e il suo vero significato. Grazie.
RispondiEliminawww.MarcoPalmisano.com
Perfettamente d'accordo. Grazie e un saluto.
Eliminaquindi dovremmo essere liberi di circolare per infettarci eventualmente tra noi?
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