sabato 30 novembre 2013

Don Giussani, il Sillabo e l'ora presente della Chiesa

 


Il lettore cattolico delle Tischreden di don Giussani si inbatte in un passo che, se sulle prime desta qualche soddisfazione, si rivela in una seconda lettura non privo di ambiguità e di insidie. Il fondatore di CL, che si sofferma sul senso del Sillabo e della Pascendi, denuncia l'impervesare dell'eresia modernista nell'ora presente e si auspica una chiamata di Dio affinché la Chiesa dichiari la verità, sembra subito insinuare una strana possibilità: che la Chiesa, in assenza di questa chiamata, "debba" (nel senso di un dovere o di un'ananche, di un destino?) "umilmente subire la tempesta del dubbio e della indecisione". Riportiamo di seguito la citazione di don Giussani e un'annotazione.

"In un momento come quello di oggi sarebbe veramente una grazia che la Chiesa si sentisse chiamata da Dio a esplicitare tutta la verità che già porta nel seno della sua vita quotidiana.
E' quello che è accaduto alla fine dell'Ottocento con il Sillabo. Per questo è odiato il Sillabo: perché ha chiarito le parti (insieme all'enciclica Pascendi contro il modernismo). Adesso, invece, il modernismo domina ovunque. Se Dio non chiama la Chiesa ad un intervento, la Chiesa umilmente deve subire la tempesta del dubbio e della indecisione. Bisogna pregare la Madonna che dia alla Chiesa guide e documenti chiari. Come la Redemptor hominis, di cui ricorre l'anniversario in questi giorni"  (L. Giussani, L'attrattiva Gesù, Tischreden del 1994)


Si potrebbe discutere se la Redemptor hominis sia questo capolavoro di chiarezza. Ma il punto è un altro: Don Giussani aveva precisa contezza della crisi dottrinale e la chiamava con il suo nome, "modernismo". Aveva chiaro che il Sillabo e la Pascendi affermavano tutta la verità, e, cioè, la verità sul mondo moderno: contrario, nella sua stessa essenza, a Dio. Ci si chiede allora come possa la Chiesa "subire umilmente".  La Chiesa non ha bisogno di una chiamata speciale di Dio per fare ciò per cui esiste - ossia difendere e predicare la Fede - perché ha già ricevuto la propria missione dal suo divino Fondatore:

"Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 18-20);


e se la Chiesa non corrisponde a questa missione, semplicemente non fa il suo dovere. È per questa via che la Tradizione si dissolve nel pneumatico magistero vivente. Dio, per molti seguaci di don Giussani, non ha parlato una volta per tutte, ma parla quotidianamente per bocca del Papa, del Concilio, di Carrón, della comunità. Anche le loro mancanze sono allora da imputare a Dio e debbono pertanto essere umilmente subite e accettate.
L'errore dev'essere combattuto, da ogni cattolico. Accettiamo che Dio non dia alla sua Chiesa, in un dato momento storico, di trionfare. Ma mai imputare a Dio la volontà dell'errore.

2 commenti:

  1. Non sono di CL,ma leggendo le parole di Giussani sopra riportate, mi pare che ne diate un'interpretazione un po' forzata ed unilaterale.E mi pare che dimentichiate che Dio opera nella storia(necessaria una 'teologia della storia')e che l'azione dello Spirito Santo rende ogni volta "nuovo",vivo e operante ciò che Lui ha detto e rivelato,a volte anche in un modo apparentemente "oscuro",ad es. nei suoi discorsi escatologici(promettendo poi l'assistenza dello S.S.).Il CCC al 675 parla di questa 'passione della Chiesa" alla fine dei tempi,e pure dell'impostura anticristica.Sbaglia anche il CCC?Giussani mi pare operasse-da vero cattolico-per lottare contro questo decadere della storia verso l'anticristo,e non certo era per il quietismo o per la rinuncia!Ma nello stesso tempo,invocando una riaffermazione forte della verità,vedeva che si andava in troppi ambiti ecclesiali in una direzione di titubanza e di compromesso,e per questo- forse profeticamente-vedeva all'orizzonte questa "prova", che poi è l'attuale che stiamo vivendo.Non aveva forse ragione?Non vediamo questa sofferenza della Chiesa, e questa umiliazione che viviamo vedendo il Corpo di Cristo martoriato dalla stessa gerarchia e dai Suoi consacrati,come un "castigo" di purificazione (castum facere)?Per voi questo è in contrasto con la nostra Dottrina di Fede? E per quale motivo?"La più grande persecuzione alla Chiesa non viene tanto dall'esterno,quanto dall'interno,a causa del peccato" (Benedetto XVI viaggio a Fatima, 2010).Mi pare una critica un poco sterile,questa di Giussani,scusatemi la sincerità.

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  2. Infatti,l'invito che alla fine Giussani fa alla preghiera,alla necessità dell'implorazione alla Madonna perchè Dio mandi "alla Chiesa guide e documenti chiari",mi pare proprio confermare lo "spirito" di Giussani:per voi un buon papa, un retto condottiero,Vescovi Santi e coraggiosi,preti ferventi,non sono DONI di Dio,da implorarGli?Ed invece tempi oscuri,tiepidezza,corruzione della fede,silenzio dei pastori,modernismo dilagante, cosa sono, se non gli effetti del peccato e della mancanza di impetrazione?Comprendere o adombrare di aver compreso che Giussani attribuisca a Dio la "volontà dell'errore",è infondato e del tutto gratuito.Quanto a Carron,stendiamo un velo pietoso...

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