domenica 8 giugno 2014

Diez preguntas al Cardenal Braz de Aviz



Pubblichiamo qui di seguito per i nostri lettori di lingua spagnola la versione spagnola delle 10 domande che alcuni siti cattolici, tra i quali il nostro, hanno voluto rivolgere al Cardinal João Braz de Aviz in merito al processo di demolizione dei Frati, delle Clarisse e delle Suore dell'Immacolata. La traduzione è stata curata dall'ottimo blog argentino In Exspectatione (vedi qui) che ha ha aderito alla petizione.

Cardenal Braz de Aviz
Eminencia reverendísima:
nos permitimos dirigirle las siguientes preguntas con motivo de las graves cuestiones planteadas por el Comisariamiento de los Frailes Franciscanos de la Inmaculada y de la Visita Apostólica a las Hermanas Franciscanas de la Inmaculada, medidas ambas dispuestas por usted. Se trata de cuestiones de universal relevancia que surgen, a conciencia, de la obligación de toda persona de buscar la verdad, particularmente en los asuntos de fe y de moral. Como el escándalo suscitado en muchos a partir del Comisariamiento de los Frailes Franciscanos de la Inmaculada y de la Visita Apostólica a las Hermanas Franciscanas de la Inmaculada es público, las preguntas que emergen le serán extendidas también públicamente.

1) ¿Por qué fueron comisariados los Frailes Franciscanos de la Inmaculada? De parte del Decreto de Comisariamiento expedido por usted no es dable deducir ninguna razón. ¿Por qué? 

2) ¿Por qué usted no tuvo en cuenta la nota (29 de mayo de 2013) que le fuera enviada por el Consejo General, conjuntamente con el Procurador General de los Frailes Franciscanos de la Inmaculada, en el que se le hacían presentes -en lo que respecta a la Visita Apostólica entonces en curso - algunos hechos gravísimos, y que no tienen precedente alguno en toda la historia de la Iglesia, entre los cuales (como se lee): «la decisión [del Visitador] de proceder SOLAMENTE a través de un cuestionario escrito, evitando por completo la visita a las comunidades e incluso a los seminarios [...]; el contenido del cuestionario que, más allá de la intención de sugerir una versión "tendenciosa" de la situación del Instituto, estaba lleno de preguntas no fácilmente comprensibles para la mayoría de nuestros hermanos [...]; los resultados del cuestionario por sí mismos, sin una verificación de que lo que está escrito concuerde de veras con las convicciones de cada fraile, ¿no son poco fiables por las razones ya mencionadas?» 

3) ¿Tiene usted conocimiento de las disposiciones adoptadas por el Comisario apostólico designado por usted para conducir a los Franciscanos de la Inmaculada, por quien se impone a los frailes, entre otras cosas, el cierre de los seminarios, la suspensión de las ordenaciones y la prohibición de colaborar en publicaciones teológicas y de apostolado? Si está usted informado, ¿por qué ha avalado estas medidas, visiblemente destructivas de actividades fundamentales propias del carisma de tal Instituto, debidamente aprobado por la Santa Sede? 

4) ¿Por qué dispuso la Visita Apostólica para con las Hermanas Franciscanas de la Inmaculada, es decir, de la rama femenina del instituto religioso ya comisariado por usted? 

5) ¿Por qué ha enviado como Visitadora Apostólica a una religiosa tan distante, sea por actitudes que por formación -pero sobre todo por la manera de pensar y actuar-, de las Hermanas Franciscanas de la Inmaculada?

6) ¿Por qué no ha demostrado la misma atención y severidad en relación con aquellos institutos religiosos en los cuales un gran número de miembros se ha desviado notablemente del carisma de los Fundadores y de la observancia de las respectivas Reglas y Constituciones? 

7) ¿Qué piensa de la Teología de la Liberación? ¿Considera compatible con la fe católica la adhesión a las tesis de la Teología de la Liberación, sobre todo después de la explícita condena con la Instrucción de la Congregación para la Doctrina de la Fe, confirmada por Juan Pablo II (6 de agosto 1984), en la que, entre otras cosas, se señalan las "graves desviaciones ideológicas"? 

8) ¿Qué piensa de la perspectiva sincretista de unificar todas las religiones en una nueva religión planetaria? ¿Es cierto que usted ha participado, dirigiendo el discurso de presentación, en el Primer Forum Espiritual Mundial, junto con representantes de sociedades espiritistas, teosóficas y masónicas? 

9) ¿No considera que todo proyecto de religión planetaria contradice flagrantemente el principio de que "debe ser [.. .] firmemente creída como verdad de fe católica que la voluntad salvífica universal de Dios Uno y Trino es ofrecida y cumplida de una vez para siempre en el misterio de la encarnación, muerte y resurrección del Hijo de Dios"? (Congregación para la Doctrina de la Fe, Declaración Dominus Iesus, 14)

10) ¿Qué piensa usted de la masonería? ¿Considera compatible con la fe cristiana la adhesión de un católico y, con mayor razón, de un clérigo a la masonería?

Atentamente lo saludan

Corrispondenza Romana
Riscossa cristiana
Chiesa e postconcilio
Il Cammino dei Tre Sentieri
Vigiliae Alexandrinae
Giudizio cattolico
Conciliovaticanosecondo
Una Fides
In Exspectatione

sabato 7 giugno 2014

Francescani dell’Immacolata: 10 domande al cardinale João Braz de Aviz



Vigiliae Alexandrinae sottoscrive e presenta, congiuntamente ad altri siti e blog cattolici (la possibilità di nuove adesioni è aperta), dieci domande al Cardinale João Braz de Aviz, attuale Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. Si tratta della triste vicenda dei Frati Francescani dell'Immacolata non ancora conclusasi e di altre questioni non disgiunte,urgenti e gravi, che riguardano la fede e la Chiesa cattolica.

Eminenza Reverendissima,

ci permettiamo di rivolgerLe le domande che seguono a motivo dei gravi interrogativi posti dal Commissariamento dei Frati Francescani dell’Immacolata e della Visita apostolica a carico delle Suore Francescane dell’Immacolata, provvedimenti entrambi da Lei disposti.
Si tratta di interrogativi di rilievo universale, che emergono, in coscienza, dal dovere di ciascuno di cercare la verità, particolarmente nelle questioni di fede e di morale.
Siccome lo scandalo suscitato in tanti dal Commissariamento dei Frati Francescani dell’Immacolata e dalla Visita apostolica delle Suore Francescane dell’Immacolata è pubblico, le domande che ne sono scaturite Le vengono parimenti poste pubblicamente.

  1) Perché sono stati commissariati i Frati Francescani dell’Immacolata? Dal Decreto di Commissariamento da Lei emanato non è dato evincere alcuna motivazione. Perché?

2) Perché Lei non ha tenuto alcun conto della Nota (del 29 maggio 2013) inviatale dal Consiglio generale, unitamente col Procuratore generale, dei Frati Francescani dell’Immacolata con la quale Le si facevano presente – per quanto riguarda la Visita apostolica allora in corso – alcuni fatti gravissimi, e che non hanno alcun precedente in tutta la storia della Chiesa, tra i quali (come vi si legge): “la decisione [del Visitatore] di procedere SOLO attraverso un questionario scritto, evitando del tutto la visita alle comunità e persino dei seminari […]; il contenuto del questionario che, al di là dell’intenzione di suggerire una “tendenziosa” versione della situazione dell’Istituto, era pieno di domande non facilmente comprensibili alla maggioranza dei nostri fratelli […]; I risultati del questionario, da soli, senza verificare che ciò che vi è scritto corrisponde davvero alle convinzioni di ogni frate, sono inaffidabili per le suddette ragioni”?

3) È al corrente delle disposizioni emanate dal Commissario apostolico, da Lei designato per guidare i Francescani dell’Immacolata, con cui si impone ai Frati, tra l’altro, la chiusura dei seminari, la sospensione delle ordinazioni, e la proibizione di collaborare a pubblicazioni teologiche e di apostolato? Se ne è informato, perché ha avallato tali misure, evidentemente distruttive di fondamentali attività proprie del carisma di tale Istituto, regolarmente approvato dalla Santa Sede?

4) Perché ha disposto la Visita apostolica nei confronti delle Suore Francescane dell’Immacolata, cioè del ramo femminile dell’Istituto religioso da Lei già commissariato?

5) Perché ha inviato come Visitatrice apostolica una religiosa così distante per attitudini e per formazione – ma soprattutto per il modo di pensare e di agire – dalle Suore Francescane dell’Immacolata?

6) Perché non ha dimostrato altrettanta attenzione e severità nei confronti di quegli Istituti religiosi, nei quali un gran numero di membri si è palesemente allontanato dal carisma dei Fondatori e dall’osservanza delle rispettive Regole e Costituzioni?

7) Che cosa pensa della Teologia della liberazione? Ritiene compatibile con la fede cattolica l’adesione alle tesi della Teologia della liberazione, particolarmente dopo l’esplicita condanna con la Istruzione della Congregazione della Dottrina della Fede, confermata da Giovanni Paolo II (6 agosto 1984), con la quale, tra l’altro, se ne dichiarano “le gravi deviazioni ideologiche” ?

8) Che cosa pensa della prospettiva sincretista di unificare tutte le religioni in una nuova religione planetaria? È vero che Lei ha partecipato, tenendo la relazione introduttiva, al Primo Forum Spirituale Mondiale, insieme ai rappresentanti di società spiritiste, teosofiche e massoniche?

9) Non ritiene che ogni progetto di religione planetaria contraddica palesemente il principio che “deve essere [...] fermamente creduto come verità di fede cattolica che la volontà salvifica universale di Dio Uno e Trino è offerta e compiuta una volta per sempre nel mistero dell’incarnazione, morte e resurrezione del Figlio di Dio” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Dominus Iesus, 14)?

10) Che cosa pensa della Massoneria? Ritiene compatibile con la fede cristiana l’adesione di un cattolico ed, a maggior ragione di un ecclesiastico, alla Massoneria?

          Con deferenti saluti

Corrispondenza Romana (qui)
Riscossa cristiana (qui)
Chiesa e postconcilio (qui)
Il Cammino dei Tre Sentieri (vedi qui)
Vigiliae Alexandrinae
Giudizio cattolico (qui)
Conciliovaticanosecondo (qui)
Una Fides (qui)
In Exspectatione (blog argentino vedi qui)
Secretum meum mihi (vedi qui)
Fratres in Unum (blog brasiliano vedi qui)

martedì 3 giugno 2014

Padre Serafino e il Concilio. Un'interessante recensione di chiesaepostconcilio



Nelle ultime pagine di Iuxta modum. Il Vaticano II riletto alla luce della Tradizione della Chiesa (Siena 2012, pp. 174-175) p. Serafino Lanzetta scriveva: "In sé, il Vaticano II provoca uno sviluppo dottrinale-dogmatico solo lì dove vi è, in modo diretto o indiretto, la definitività della dottrina, e non ogni volta che parla il Concilio. Bisogna distinguere frequentemente e non fare del Concilio Vaticano II l'universo della fede cattolica, un tutto dogmatico, o viceversa un tutto pastorale. Crediamo che un approccio errato al Concilio sia quello di dogmatizzarlo in toto o di renderlo tutto solo pastorale. Nessuno dei due approcci è corretto, o perché si fa iniziare la Chiesa dal Concilio o si deve necessariamente cestinare il Concilio per far vivere la Chiesa (di prima?). Un errore è stato forse quello di dar troppa importanza al Concilio. Dargli cioè un posto di primato assoluto nell'architettura della fede cattolica, che il Concilio stesso non ha voluto. È necessario sgonfiare il pallone del Super-Concilio, o forse si sta già sgonfiando".
  In un libro, apparso recentemente e recensito in maniera intelligente e puntuale da
chiesa e postconcilio (vedi qui), il Teologo francescano sembra riprendere e sviluppare l'idea che "la Chiesa sia più grande del Concilio" affermando la necessità di interpretare sistematicamente le "fonti del Concilio" e quindi di  "ricorrere a un principio ermeneutico superiore: la fede della Chiesa, quindi l’omogeneità della sua dottrina".
Nella consapevolezza che la tesi di p. Lanzetta finisce con collidere con le posizioni di una critica più profonda del Concilio, della sua teologia e delle sue fonti (una per tutte qui), riportiamo qui di seguito la recensione appena menzionata.


Serafino M. Lanzetta, Il Vaticano II, un concilio pastorale. Ermeneutica delle dottrine conciliari, Cantagalli, Siena 2014, pp. 490, euro 25,00.

Il nuovo libro di p. Serafino M. Lanzetta nasce come tesi di abilitazione alla libera docenza, conseguita presso la Facoltà Teologica di Lugano (Svizzera), sotto la direzione del Prof. Dr. Manfred Hauke. L’opera si avvale di numerose fonti “di prima mano”, documenti d’archivio, soprattutto perizie di teologi della Commissione dottrinale e di scambi epistolari significativi tra i Padri del Concilio e con lo stesso Pontefice Paolo VI.

Così l’Autore ha potuto ricostruire alcuni passaggi storici nodali, in cui si vede Paolo VI che attentamente segue i lavori conciliari e particolarmente i lavori della Commissione dottrinale. S’informa costantemente presso il Card. Ottaviani (Presidente della Commissione) sulla grande questione della Tradizione costitutiva (la tradizione orale ci dona alcune verità di fede che non si trovano neppure implicitamente nella S. Scrittura, se non quando questa è letta alla luce della Tradizione, che precede la formazione delle Scritture e segue, diventando vita stessa della Chiesa), la quale per alcuni era da limare, per altri da lasciare in modo generico, o da presentare in modo più ecumenico in Dei Verbum. I periti e poi i Padri avevano opinioni diverse al riguardo.

Il S. Padre voleva invece che si dicesse chiaramente il tenore costitutivo della Tradizione apostolica, citando un testo di S. Agostino (De baptismo contra Donatistas, V, 23,31), in cui l’Ipponate afferma questa fede della Chiesa: molte cose che gli Apostoli hanno insegnato non sono reperibili nelle Scritture. Si entrava nel problema della duplicità delle fonti della Rivelazione, che il Concilio voleva superare mettendo l’accento più sulla Rivelazione che sulle fonti della sua trasmissione. Il testo finale di Dei Verbum 9 preferisce una formulazione neutrale, che sfuma il problema, toccandolo solo lateralmente: «la Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura…».
Intanto Dei Verbum ha apportato un notevole sviluppo teologico del concetto di Rivelazione, accanto però a una formulazione di compromesso su questo dato, esigita, prima che dai Padri conciliari, dalla maggioranza dei periti della Commissione dottrinale per un solido approccio ecumenico e per evitare che il Concilio, contro la posizione di Lutero – il Concilio non era chiamato a condannare errori né a pronunciare nuovi dogmi – non rischiasse di posizionarsi sulla “Sola Traditio”. Sta di fatto che la formulazione più pastorale della dottrina sulla Tradizione costitutiva ha visto e continua a vedere fiumane di possibili interpretazioni, quando si prescinde da ciò che la Chiesa già insegnava e da quello che ha insegnato sia negli altri documenti conciliari che nei successivi documenti magisteriali, particolarmente nel Catechismo della Chiesa Cattolica: due sono le fonti, o se si vuole i rivoli, mediante i quali ci è consegnata la Rivelazione, la Scrittura e la Tradizione, da ricevere e venerare «pari pietatis affectu ac reverentia» (Dei Verbum 9, con rimando al Conc. di Trento, Decr. De canonicis Scripturis: Denz. 783 [1501]). 

Su questo dato – un esempio tra gli altri esaminati nel volume – si vede che non basta la formulazione dottrinale del Concilio, dettata soprattutto dalla ricerca di un accordo da raggiungere in aula, ma è necessario ricorrere a un principio ermeneutico superiore: la fede della Chiesa, quindi l’omogeneità della sua dottrina. 

Paolo VI chiedeva al Concilio che si dicesse poi chiaramente la dipendenza costitutiva del Collegio episcopale dall’autorità del Romano Pontefice in Lumen gentium (cap. III). Chiede una perizia aggiuntiva sul testo in questione. Il testo nel suo interno fu lasciato anche questa volta sfumato e perciò il S. Padre dovette esigere l’aggiunta di una Nota praevia [qui], che potesse spiegare chiaramente la nozione di collegio e l’esercizio della collegialità episcopale posta in atto unicamente dal Romano Pontefice. Il fine del Concilio, la pastoralità dell’approccio magisteriale, furono determinanti in molti casi, ma non senza problemi, che si fecero sentire sin da subito. 

Il titolo del lavoro di P. Lanzetta esprime chiaramente la peculiarità del Vaticano II: un concilio fontalmente pastorale, che si distingue per un insegnamento dottrinale cospicuo, riuscendo a coinvolgere tutti i più importanti e influenti teologi del tempo. Un problema ermeneutico fondamentale che l’Autore affronta è riassumibile nella seguente domanda: qual è il grado di vincolabilità magisteriale del Concilio Vaticano II come tale? A questa domanda non si può rispondere correttamente se non si esaminano puntualmente le singole dottrine che costituiscono il ricco insegnamento del Vaticano II, e quindi, se non si entra, per così dire, nella stessa mens conciliare, rinvenibile solo grazie allo studio sistematico delle fonti del Concilio, lette alla luce della vivente Tradizione della Chiesa e del Magistero pontificio.

Dallo studio analitico della mens dei Padri, l’Autore arriva a questo possibile grado teologico del tenore magisteriale del Vaticano II nelle sue principali dottrine insegnate nelle Costituzioni dogmatiche: sententiae ad fidem pertinentes, non definitive, ma che possono conoscere ancora un importante progresso magisteriale, rimanendo, quale nota magisteriale del Concilio in quanto tale, quella di magistero solenne e straordinario nella forma, ma ordinario nell’esercizio effettivo. 

L’Autore sceglie tre grandi temi che possono illuminare la grande questione ermeneutica del Vaticano II: il rapporto tra Scrittura e Tradizione in Dei Verbum, il mistero della Chiesa in Lumen gentium, con particolare attenzione alla questione dei membri divenuto poi appartenenza alla Chiesa, della collegialità e della Chiesa come sacramento, e infine il tema mariologico di Lumen gentium nel cap. VIII, studiando la posizione del mistero di Maria SS. in Cristo e nella Chiesa. Particolarmente qui la questione della mediazione di Maria (mediatrice di tutte le grazie?, si chiedeva ad es. l'Episcopato tedesco), vero motivo teologico di una scelta più pastorale nel dire la fede mariana della Chiesa, fa vedere quanto il Concilio desiderasse poter intavolare un dialogo con i fratelli separati dalla Chiesa. La pastoralità voluta da Giovanni XXIII non impedisce al Vaticano II di esercitare un munus docendi propriamente detto, ma, data la sua notevole enfasi, talvolta, condiziona la stessa dottrina, la sua esposizione e il suo tenore magisteriale. Tutto ciò non può lasciare indifferenti; soprattutto spinge a lumeggiare numerose questioni teologiche rimaste in sospeso o volutamente accantonate per rispettare il fine della grande Assise ecumenica. 

Ci sono molte dottrine che sono rimaste nella loro formulazione magisteriale al tempo del Concilio o a prima del Concilio, ma che necessiterebbero di essere di nuovo prese in considerazione e aggiornate. Pensiamo al tema del limbo (scartato allora e solo di recente riaffrontato dalla CTI), al dato dei membri della Chiesa in relazione alla coestensività del Corpo mistico di Cristo e della Chiesa cattolica romana, al tema della Chiesa “arca di salvezza”, alla questione del celibato in relazione alle Chiese orientali, alla presentazione di un «diaconato di fatto» che in realtà non esiste. In diversi casi, il loro stato teologico si è bloccato al 1962, ma molto spesso contro la stessa volontà dei Padri, i quali non volevano certo congelare la teologia, ma solo indicare, per alcuni temi ritenuti più cogenti, una formulazione pastoralmente migliore, per dire la dottrina in modo nuovo, per quel tempo ritenuto nuovo. Sta di fatto, però, che il tempo di oggi è già qualitativamente nuovo e molto diverso rispetto a quello dei Padri del Concilio e la stessa visione della Chiesa nel mondo contemporaneo è fortemente cambiata. 

Il libro di P. Lanzetta è arricchito della prefazione del teologo tedesco Don Manfred Hauke, che definisce il lavoro «una trattazione brillante del tema scelto», in cui «l’autore conosce bene la discussione contemporanea e le fonti del Vaticano II». Per questo «la tesi porta un contributo originale nuovo sia dal punto di visto storico…, sia dal lato della riflessione sistematica». 

Al termine dell’Introduzione al suo studio, P. Lanzetta si chiede se il Vaticano II potrà finalmente essere un concilio per l’unità della Chiesa. Spesso l’unità ecumenica, cosa eccellente e nobile, ha fatto perdere di vista l’unità nella fede, nel credere con la Chiesa (di sempre). Per questo l’Autore solleva molte domande, le quali – di questo è cosciente – sono al momento molto più numerose delle risposte. Ma almeno spera di aver indovinato quelle giuste, che facciano riflettere non solo gli studiosi del tema, ma anche tutti gli altri, che, per motivi vari, invece, vorrebbero avere tutte le risposte senza porsi però le rispettive domande. Non si può far finta che domande non ci siano.

Questa la scheda con cui l'Editore presenta il libro:
Una approfondita ricerca sul concilio Vaticano II. L'autore analizza da più punti di vista, nessuno escluso, tutte le tematiche legate al Concilio Vaticano II. Il volume frutto di una ricerca durata 3 anni sviscera tutte le teorie, le correnti di pensiero ''conciliari''. Una straordinaria Summa su questo evento che ha cambiato la storia della Chiesa. L'ermeneutica della continuità, quella della discontinuità, lo spirito del concilio, le riforme effettivamente indicate e quelle presunte, che non trovano riscontro nei documenti. L'autore non rinuncia in questo studio ad indicare una possibile unità della chiesa nella comprensione di questo evento. Il libro è corredato da un'amplissima bibliografia che raccoglie tutte le fonti relative al dibattito sul Concilio.