giovedì 24 dicembre 2015

Noctem santissimam celebrantes. Una nota edificante di Padre Adrian Fortescue sulla liturgia del tempo di Natale

Padre Adrian Fortescue (1874-1923) fu importante figura intellettuale e religiosa tra la fine del secolo XIX e i primi decenni del XX (vedi qui una biografia scritta da Michael Davies). Erede del Movimento di Oxford e dell’epoca del cattolicesimo inglese inaugurata dal Beato John Henry Newman fu autore di numerosi scritti storici, liturgici e teologici (vedi qui un'antologia) e del famoso manuale di liturgia cattolica The Ceremonies of Roman Rite Described (1917) (vedi qui). Dall’edizione più recente di quest’ultima opera (rivista dal benedettino Alcuin Reid e pubblicata nel 2003 con l’introduzione del Cardinal Castrillón Hoyos) riportiamo, nella nostra traduzione, la prima parte del paragrafo dedicato alla liturgia di “Christmas and Epiphany” (seguirà nei prossimi giorni il testo sull’Epifania). La descrizione di Fortescue della liturgia del tempo di Natale, pur estremamente asettica, non perde mai di vista la complementarietà tra regole sull’Ufficio e regole sulla Santa Messa e lascia presagire l’immutabile bellezza del tempo redento.

La Vigilia di Natale è una vigilia di prima classe; il suo colore è il viola. Qualora cada nella quarta Domenica d’Avvento, l’Ufficio è interamente quello della vigilia senza alcuna commemorazione della domenica – al Matutino l’invitatorio Hodie, l’inno Verbum, le nove antifone e il Salmo della domenica, le tre lezioni dell’omelia della vigilia con i loro responsori, nessun Te Deum. La Messa è quella della vigilia, si omette il Gloria, l’Alleluia e il versetto dopo il graduale, il prefazio della Trinità e l’Ite missa est. Qualora la Vigilia di Natale coincida con la quarta Domenica d’Avvento, prende il posto della Domenica che non è commemorata.
La festa di Natale ha un’ottava di seconda classe, i giorni fra l’ottava sono giorni liturgici di seconda classe e sono regolati in maniera speciale; anche il giorno dell’ottava (1 gennaio) è un giorno liturgico di seconda classe ed è chiamato “Ottavo giorno dalla Nascita del Signore”.
I giorni fra l’ottava di Natale sono regolati in maniera speciale:

Il 26 dicembre è festa di Santo Stefano Protomartire (II classe);
Il 27 dicembre è festa di San Giovanni Apostolo ed Evangelista (II classe);
Il 28 dicembre è festa dei Santi Innocenti, Martiri (II classe);
Il 29 dicembre si commemora San Tommaso Vescovo e Martire (II classe);
Il 31 dicembre si commemora San Silvestro Papa e Confessore (II classe);

Delle feste particolari sono ammesse quelle di prima classe e, soltanto a mo’ di commemorazione, quelle in onore dei santi che, in questi giorni, sono contemplati nel calendario universale; le altre sono spostate dopo l’ottava.
L’Ufficio della Domenica fra l’ottava di Natale, tra il 26 e il 31 dicembre, è sempre celebrato, in conformità alle rubriche, con la commemorazione della festa del giorno. Tuttavia, se la domenica coincide con una festa di prima classe, allora la festa è celebrata con la commemorazione della domenica.
Il tempo di Natale va dai primi Vesperi di Natale al 13 gennaio incluso. Questo periodo comprende a) il tempo della Natività che va dai primi Vesperi di Natale alla Nona incluso il 5 gennaio; b) il tempo dell’Epifania, che va dai primi Vesperi dell’Epifania del Signore al 13 gennaio incluso.
Il colore del Natale è il bianco. In questo giorno (che inizia con la mezzanotte) ogni sacerdote può dir Messa tre volte. Non è a ciò necessario alcun privilegio. Il Messale prevede tre Messe, una per la notte, una per l’alba, una per il giorno. Se il sacerdote dice Messa una sola volta, deve scegliere quella che meglio corrisponde all’ora in cui celebra. La stessa regola si applica al sacerdote che dice due Messe. Se ne dice tre, deve dire le tre Messe previste, nel loro ordine, quale che sia il momento in cui celebra.
In questa notte non è permesso, senza un particolare indulto, dire messe meramente private [id est: né cantate, né conventuali, né ad un orario fissato in una chiesa pubblica per il popolo]. A mezzanotte è consentito un solo tipo di Messa, conventuale o parrocchiale. Dovrebbe essere, se possibile, una Messa solenne: tuttavia è consentita la celebrazione di una Messa cantata o di una Messa bassa, se è l’unica cui il popolo può assistere, ed è detta in mancanza di una Messa solenne. Non può iniziare prima della mezzanotte. Durante la Messa di mezzanotte al popolo è consentito di ricevere la Santa Comunione, salvo che, per qualche ragione, il Vescovo lo proibisca. Coloro che si comunicano devono astenersi dal cibo solido e dalle bevande alcoliche per tre ore prima della Comunione, dagli altri liquidi (eccetto l’acqua) per un ora.
Qualora sia recitato o cantato il Matutino in chiesa prima della Messa di mezzanotte […], il celebrante, al momento di intonare l’inno Iesus redemptor omnium, deve divaricare le mani, levarle e congiungerle inchinandosi verso l’altare.
In ogni Messa cantata nel giorno di Natale il celebrante e i suoi ministri si inginocchiano sul gradino inferiore di fronte all’altare o sul lato dell’Epistola (oppure possono inginocchiarsi dinnanzi ai sedilia) e si inchinano alle parole Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine: et homo factus est. Se non hanno ancora lasciato l’altare, scendono di un gradino, si inginocchiano sul bordo della predella e si inchinano.
Una speciale formula è inserita nella preghiera Communicantes del Canone.
Con questa formula il celebrante pronuncia le parole noctem sanctissimam celebrantes alla prima Messa (quale che sia l’ora in cui celebra); alla seconda e alla terza Messa e durante l’ottava di Natale egli dice: diem sacratissimum. Durante la seconda Messa, anche se solenne, si commemora Sant’Atanasia.
Al Vangelo della terza Messa il diacono, che lo legge, e tutti gli altri, eccetto il diacono che regge il libro e gli accoliti, si genuflettono alle parole Et verbum caro factum est – il diacono verso il libro, tutti gli altri verso l’altare. L’ultimo Vangelo della terza Messa è omesso. C’è una particolare disciplina del periodo tra il 2 e il 5 gennaio. L’ufficio (salvo il ricorrere di una festa) è quello di una feria di quarta classe. Il Te Deum è recitato al Matutino. La conclusione degli inni e dei versetti del breve responsorio è quella della Natività. La Messa è quella del 1 gennaio ma senza il Credo e con il Communicantes comune. Durante questo periodo sono proibite le Messe di Requiem di quarta classe.

Fonte: A. Fortescue, The Ceremonies of Roman Rite Described, Saint Michael’s Abbey Press, Farnborough 2003.

sabato 12 dicembre 2015

"Fino a sedere nel tempio di Dio" (2 Tess 2, 4). Alcune riflessioni di Alessandro Gnocchi sulla natura anticristica dello spettacolo "Fiat lux" in vaticano

Pubblichiamo qui di seguito le assai significative riflessioni di Alessandro Gnocchi sullo spettacolo "Fiat lux" proiettato nel giorno dell'Immacolata Confessione sulla Basilica di San Pietro a Roma. L'intera sequela dei fatti e la particolare natura degli attori dietro e di fronte alle quinte fanno pensare a un evento anticristico che getta un'ombra sinistra sul Giubileo. Beninteso, non è perciò necessario evocare l'imminenza dell'Anticristo apocalittico, anche se con un antico autore benedettino si può ripetere, dinnanzi a tanta desolazione, che "è un anticristo chiunque si oppone a Cristo" - "Christo contraria faciet" (Adson, De ortu et tempore antichristi, Turnhout 1976, Brepols, p. 3).

Redazione di Riscossa cristiana, 10 dicembre 2015. Come è buon uso nelle vicende in cui la paternità dei fatti diventa evanescente con il crescere dei rumori di sconcerto e di dissenso, anche in questo caso conviene cominciare dalla fine: è sempre lì che si trova la rivendicazione. E mentre le rivendicazioni delle Brigate Rosse si trovavano nelle cabine telefoniche o nelle mense aziendali, mentre quelle del terrorismo 2.0 si trovano nei siti web, quella dell’osceno spettacolo che la sera dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione di Maria, ha profanato la basilica di San Pietro si trova sulla piccola Pravda del sedicente cattolicesimo italico, detta anche “Avvenire”. A pagina 8 del numero in edicola oggi, giovedì 10 dicembre, a firma Mimmo Muolo il giornale dei vescovi italiani spiega che le critiche “circolate attraverso i social network non sembrano tener conto di un elemento che fonti vaticane sottolineano invece con convinzione: Si è trattato di un momento perfettamente in linea con l’insegnamento della Laudato si’. In pratica la sua trasposizione per immagini, un modo per parlare della bellezza del creato e per far riflettere sull’attività umana che quella bellezza sta mettendo a rischio”. Così dixit “Avvenire” che, per completezza di rivendicazione, spiega pure che la proiezione è stata “realizzata con il patrocinio della Banca Mondiale e offerta a titolo gratuito al Vaticano”.

Per gli amanti del genere, nella stessa pagina della piccola Pravda del sedicente cattolicesimo italico, c’è anche il momento della tenerezza, con l’intervista a Louie Psihoyos, il regista dello storico evento, che comincia così: “Il Papa non l’ho incontrato, ma qualcuno mi ha detto che ha guardato le immagini che scorrevano su San Pietro dalla finestra della sua stanza e che gli è piaciuto”. Dato che non c’era nessuna immagine di Nostro Signore a ingombrargli la vista, e dato che con cotanto evento iniziava in modo trionfalistico il giubileo della sua canonizzazione mondana, non si capisce come avrebbe potuto essere altrimenti.

D’altra parte, non si potevano nutrire dubbi sulla paternità degli avvenimenti. Con una rivendicazione preventiva, l’orrenda messa in scena era stata annunciata da monsignor Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione delle Nuova Evangelizzazione, come proiezione sulla facciata di San Pietro di “immagini ispirate alla misericordia, all’umanità, al mondo naturale e ai cambiamenti climatici”. “Un’opera d’arte contemporanea” sempre secondo monsignor Fisichella “che racconta la storia visiva della dipendenza reciproca degli uomini e della vita sulla terra con il pianeta, al fine di educare e ispirare un cambiamento sui temi del cambiamento climatico senza distinzione di generazioni, culture, lingue, religioni e classi”.

Dunque, non l’Isis ha profanato il cuore della cristianità, non gli estremisti del credo laico hanno fatto scempio del credo cattolico, non i soliti artisti blasfemi e affetti da coprolalia hanno lordato la fede di tanti cristiani. Non c’era bisogno di perquisizioni e di metal detector per sbarrare l’ingresso ai vandali nella cittadella di Dio: erano già dentro le mura e avevano già innescato la loro bomba in multicolor e in mondovisione al calduccio della stanza dei bottoni.

Chi siano gli sponsor e i committenti che hanno offerto questo inquietante spettacolo “a titolo gratuito al Vaticano” è già stato spiegato in un articolo pubblicato da Vigiliae Alexandrinae (vedi qui) e ripreso da Riscossa Cristiana (vedi qui): il peggio del mondialismo anticristico, su cui non occorre ritornare. Ma non si può tacere che questo universo oscuro sia stato preso sottobraccio dalla Chiesa cattolica guidata dal vescovo venuto dalla fine del mondo, non certo per convertirlo ma per farsi convertire: laddove ve ne fosse ancora bisogno, perché, se il Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione delle Nuova Evangelizzazione dice quello che ha detto a proposito dello scempio avvenuto in San Pietro, non vi possono essere più dubbi sul contenuto come minimo a-cristiano della “Nuova Evangelizzazione”.

Il tempo delle illusioni è finito. Non c’è più una terra di nessuno in cui acquattarsi dentro una buca sperando che le bombe cadano altrove. Non è più possibile illudersi che ci sia ancora qualcosa da salvare nell’osceno magistero di questi pastori di anime morte, di questi chierici del dubbio e del nulla che nominano Dio invano e si accaniscono sul suo Corpo Mistico e profanano il suo Corpo Eucaristico.

Ha un bel dire, monsignor Fisichella, ma le immagini che hanno cancellato la basilica di San Pietro agli occhi dei fedeli non sono affatto ispirate alla misericordia. Non alla misericordia insegnata da Cristo, l’unica che, d’altra parte, ha titolo di chiamarsi con questo nome. Sono il catechismo popolare della nuova religione che Bergoglio ha codificato nell’enciclica in verde tanto gradita ai potenti della Terra. Così come un tempo, tanto nelle cattedrali quanto nelle cappelle di campagna, gli affreschi, i quadri, le statue insegnavano la fede cattolica ai poveri e agli illetterati, la sera dell’8 dicembre, Festa dell’Immacolata Concezione di Maria, è stato inaugurato il nuovo barocco elettronico per edificare il popolo nelle nuova religione della tenerezza ambientale di cui Bergoglio e il sommo pontefice.

Quelle immagini sono il catechismo figurato di una religione che ha eretto a dogma la misericordia separata dalla giustizia. Una misericordia che può essere molto spietata, basta che lo voglia chi ha il potere di esercitarla poiché chi può decidere autonomamente di essere buono può anche decidere autonomamente di essere cattivo. Una misericordia che condensa in una sola parola la triade tremenda di liberté, fraternité, egalité e, come quella trinità rivoluzionaria, mentre finge di irrorare di miele le ferite del mondo, chiede il sangue di chi non vi si inchina e non vi accende il granello di incenso.

La neochiesa della misericordia è quella che si intenerisce davanti al destino dei microrganismi e proietta l’immagine di teneri animali sulla facciata di San Pietro e poi manda sotto processo e toglie il lavoro al professore di religione che mostra agli allievi un documentario sull’aborto. È quella che fa volentieri rotolare le teste di sacerdoti, vescovi e cardinali incapaci o solo esitanti nella resa al mondo. È quella che distrugge ordini fiorenti perché rappresentano il sopravvivere della Tradizione dentro una Chiesa che non ne vuole più sapere. È quella che espelle dagli organi di stampa e chiude le porte anche dell’ultimo oratorio ai pochi laici che osano continuare a essere cattolici.

Questa neochiesa si è palesata definitivamente, se ancora ve ne fosse bisogno, con l’orrendo spettacolo andato in scena in San Pietro la sera dell’8 dicembre, non lo si ricorderà mai abbastanza, Festa dell’Immacolata Concezione di Maria. E bisogna riconoscere che tutto si è svolto in un modo perfetto, con quelle immagini di animali stupidamente teneri, di bestie educatamente feroci, di ambienti orribilmente incontaminati che hanno rivestito fino quasi a soffocarlo il cuore della “Vecchia Religione”.

Tigri, leoni, leopardi, orsi sono stati intronizzati come vitelli d’oro sulla facciata del luogo in cui è sepolto il principe degli apostoli, sono stati presentati all’estasi di una folla istupidita e ignara, in attesa di scendere nella piazza e fare strage delle anime di chi li invoca senza neppure saperlo, come in una sorta di Bataclan tremendo e potente ben oltre quello di Parigi: e poi di entrare nel tempio di Cristo per farsi adorare sul suo altare.

E non si può tacere che le immagini di quegli animali sono state ammirate dal Papa “dalla finestra della sua stanza” proprio lì, nei luoghi in cui i cristiani venivano martirizzati e sbranati dalle belve perché non avevano accettato di inchinarsi al mondo.

Non sta ai poveri uomini stabilire come e quando la Provvidenza deciderà, se lo deciderà, che la misura è colma. Ma è da stolti cercare il buono dove non può esserci solo perché è troppo doloroso ammettere che in quel luogo non c’è più. Il che non vuol dire che la Chiesa cattolica viene o verrà meno, vuol dire la Chiesa cattolica è occupata da falsi profeti che stanno cercando di deturparla, di farne un falso oracolo invertito che porti gli uomini alla perdizione.

E non si può dire che non lo stiano dicendo con chiarezza. Al termine della sterminata Laudato si’, dopo aver sorriso sul destino dei poveri microrganismi che tanto intenerisce il mite Bergoglio, si può solo provare sgomento pensando che quelle pagine sono vergate e firmate dal Vicario di Cristo. Lo spettacolo che il poetico Bergoglio ha ammirato dalla sua finestra la sera dell’8 dicembre può solo mettere i brividi per la ferocia che nasconde sotto il tenero manto di una misericordia senza Cristo. E, forse, vale pena di ricordare che, proprio l’8 dicembre, Festa dell’Immacolata Concezione di Maria, entrava in vigore il motu proprio con cui il provvidente Bergoglio ha sottratto il sacramento del matrimonio ai diritti di Dio per consegnarlo alle voglie matte degli uomini.

Ormai è tutto chiaro, cari amici che ancora vi illudete che sia in atto una finissima strategia per conquistare il mondo a Cristo pensata da questi pastori delle anime morte. Non saranno i tagliagole islamici o di chissà quale altra religione a venirci a prendere per l’atto finale. Non saranno i fanatici dell’apocalisse laica a farci inginocchiare davanti alle divinità dei tempi nuovi e delle terre nuove. Saranno coloro che si professano cattolici, in nome di una Nuova e Tremenda Evangelizzazione, gli esecutori delle condanne emesse dal mondo e dal suo padrone contro coloro che non accetteranno di portare il numero della Bestia.

Allora, sì che tutto sarà compiuto, nei disegni dell’avversari di Cristo. La Chiesa, che un tempo aveva nel potere civile il suo braccio secolare, sarà divenuta il braccio spirituale del potere laico. L’inversione avrà soddisfatto i desideri dell’avversario di Cristo. Ma proprio allora, se almeno qualcuno avrà continuato a sperare contro ogni disperazione, la Provvidenza avrà vinto.

Fonte: Riscossa cristiana (vedi qui)

martedì 8 dicembre 2015

L'Immacolata Concezione. Una meditazione del Beato J.H. Newman

Come scrive il teologo Manfred Hauke nella sua Introduzione alla Mariologia (Lugano 2008, Eupress, pp. 91-92) “nel 1854 l’Immacolata Concezione viene proclamata dogma di fede” e “quattro anni più tardi, con le apparizioni a Lourdes nel 1858, arriva un sostegno celeste al dogma”. “Fra le perle della teologia mariana del XIX secolo possiamo contare uno scritto di John Henry Newman in difesa del ‘nuovo’ dogma, la ‘Lettera a Pusey’ (1866)” (qui il testo inglese). Dunque il Cardinal Newman fu uno dei grandi apologeti ottocenteschi dell’Immacolata Concezione. Nel giorno in cui si celebra la maggior festa della Santa Vergine proponiamo una meditazione sull’Immacolata scritta dal grande Beato inglese. Serva da riparazione delle odierne iniquità.

Maria è l’Immacolata Concezione; con questa grande verità rivelata, noi professiamo che la Beata Vergine fu concepita senza peccato nel seno di sua madre, Sant’Anna.
Dopo la caduta di Adamo tutti gli uomini, suoi discendenti, sono concepiti e generati nel peccato. “Ecco”, esclama l’autore ispirato del salmo Miserere, “ecco malvagio sono nato, peccatore mi ha concepito mia madre” (Sal 51, 7). Quel peccato che appartiene ad ognuno di noi, ed è nostro fin dal primo momento dell’esistenza, è il peccato di incredulità e di disobbedienza, con il quale Adamo perse il Paradiso. Noi, come figli di Adamo, siamo suoi eredi nelle conseguenze della sua colpa, e abbiamo perduto quell’ornamento di grazia e di santità, che egli aveva ricevuto dal Creatore. Tutti siamo concepiti in questo stato di perdita e di privazione; e il mezzo ordinario con cui ne veniamo liberati è il sacramento del battesimo.
Però Maria non fu mai in tale stato; ne fu esentata dal decreto eterno del Signore. Dall’eternità Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, stabilirono di creare l’uomo e, prevenendo la caduta di Adamo, stabilirono pure di redimerlo con l’incarnazione e la passione del Figlio. Nello stesso attimo eterno, misterioso, nel quale il Verbo era generato dal Padre, fu anche decretato di salvare l’umanità per mezzo di Lui. Colui che fu generato dall’eternità, volle salvare e redimere, nel tempo, il genere umano; e la redenzione di Maria fu determinata in quella speciale maniera che noi chiamiamo “Immacolata Concezione”. Fu decretato non che fosse purificata dal peccato, ma che ne fosse preservata fin dal primo istante della sua esistenza, cosicché Satana non avesse parte alcuna di lei. Perciò Maria fu figlia di Adamo e di Eva come se essi non avessero mai peccato; ereditò invece i doni e le grazie (in misura più abbondante) che Adamo ed Eva possedettero nel Paradiso. Questa è la sua eccelsa prerogativa, e il primo di tutti i suoi privilegi. Invochiamola perciò con tutte le anime sante: “O Maria Vergine purissima, concepita senza peccato originale, prega per noi”.

Fonte: J.H. Newman, Meditazioni e preghiere, Jaca Book, Milano 2002, pp. 133-134

domenica 6 dicembre 2015

Il Cupolone violato. Uno show anticristiano a San Pietro previsto per il giorno dell'Immacolata

Riprendiamo qui di seguito, nella nostra traduzione, un articolo  apparso sul sito pro life americano life site (qui l'originale). In esso l'autore, Pete Baklinski, fa emergere alcuni aspetti inquietanti di una performance prevista per il giorno dell'Immacolata Concezione in Vaticano. Lasciamo ai lettori il giudizio di ciò che sta accadendo.

Roma, 4 dicembre 2015. La Chiesa cattolica, fondata per diffondere la luce di Cristo nel mondo, ha quasi letteralmente invitato il mondo a inondarla con la sua luce. Per l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione e giorno d’apertura del Giubileo straordinario della Misericordia, Papa Francesco ha invitato i partigiani dei cambiamenti climatici e gli apologeti della teoria del controllo dell’espansione demografica a proiettare uno spettacolo luminoso sulla cupola di San Pietro a Roma – la più importante chiesa nel mondo cattolico – in maniera tale da “ispirare il cambiamento nel contesto della crisi del clima”.
Come si legge nel comunicato stampa (vedi qui) pubblicato da uno degli sponsor, lo show intitolato “Illuminiamo la nostra casa comune” consisterà nella proiezione su San Pietro di “immagini del nostro comune mondo naturale” allo scopo di “educare e ispirare il cambiamento nel contesto della crisi del clima coinvolgendo generazioni, culture, lingue, religioni e classi sociali” .
Il portavoce vaticano dell’evento, l’arcivescovo Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ha definito l’evento “unico nel suo genere, anche per il fatto che esso sta per essere presentato per la prima volta su un supporto [sic!] così si significativo”. [qui il comunicato stampa vaticano]
“Queste illuminazioni – ha detto Fisichella - daranno luogo a immagini ispirate alla Misericordia, all’umanità, al mondo naturale e ai cambiamenti climatici”.
Sempre secondo l’Arcivescovo lo spettacolo luminoso in Vaticano serve a mettere in relazione l’Enciclica ambientalista Laudato si’ di Francesco [si veda anche qui il commento del Professor Radaelli da noi pubblicato] di papa Francesco con la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in corso a Parigi. Il Vaticano ha fortemente sostenuto la Conferenza. Poiché lo spettacolo concluderà l’inaugurazione delle celebrazioni dell’Anno della Misericordia, avrà l’effetto di stabilire un nesso tra il messaggio del Papa sulla “misericordia” e la battaglia al “cambiamento climatico”.
I leader dei movimenti in difesa della famiglia e della vita nel mondo rimangono scettici riguardo all’agenda del Congresso di Parigi e all’intento di combattere il cosiddetto global warmig “antropogenico”. In particolare mettono in guardia di fronte alla costatazione che “salvare il pianeta” significa, tradotto dal linguaggio ambientalista, un’impresa anti-umana che ha per bersaglio nazioni società e famiglie.
L’evento, spacciato come “arte pubblica contemporanea”, è sponsorizzato da organizzazioni che portano nomi di divinità pagane greche e romane e che hanno interesse a propagandare il tema dei cambiamenti climatici. C’è anche un’organizzazione che sovvenziona direttamente gli aborti nei paesi in via di sviluppo.

Dietro le quinte dello spettacolo

Il principale finanziatore dietro all’evento è il gruppo della Banca Mondiale che opera attraverso la propria iniziativa Connect4Climate (vedi qui). La Banca Mondiale, fondata nel 1945 per la ricostruzione dell’Europa, ha una lunga storia (vedi qui, qui e qui) di programmi in supporto dell’aborto e della contraccezione col pretesto di “porre fine all’estrema povertà” e di “diffondere la prosperità”. I leader pro-life hanno denunciato questi programmi come malcelati programmi di controllo delle nascite finalizzati a ridurre la presenza di popolazioni considerate indesiderabili dalle elites occidentali. L’organizzazione, attraverso la sua World Bank Unfoldment Society (SUS; vedi qui) [Società della Banca Mondiale per lo sviluppo spirituale], si lega anche a pratiche religiose non cristiane con le quali gli adepti si dedicano a “sedute di meditazione” transumanistica miranti a “una “trasformazione personale tramite la autocoscienza, la comprensione e il risveglio a una superiore coscienza”.
La Vulcan Inc., fondata nel 1986 dall’investitore e filantropo Paul G. Allen, è un compagnia privata avente sede non lontano da Seattle. Essa “si batte per creare un nuovo futuro” attraverso “il superamento del pensiero convenzionale”. A questa compagnia fu dato il nome del dio romano “Vulcano”, la divinità del fuoco distruttore, il cui più antico santuario era situato ai piedi del colle Capitolino, nelle immediate vicinanze del Vaticano. Il sito della Vulcan spiega (vedi qui) che il suo fondatore ritenne che questo nome fosse adatto a una compagnia “la cui missione è quella di trovare soluzioni idonee ai grandi cambiamenti mondiali”.
Un altro partner dell’evento è Okeanos , una fondazione ambientalista fondata nel 2007 da Dieter Paulmann con l’intento di accrescere la consapevolezza “in merito alle differenti minacce che incombono sui nostri oceani”. La fondazione (vedi qui) si prefigge “la pianificazione e il finanziamento di progetti che implichino un positivo cambiamento e comportino una differenza”. Essa si contrappone (vedi qui) a ciò che essa stessa chiama i “peccati contro il clima commessi … dalla presente generazione, in particolare” quelli generano “inquinamento ambientale prodotto dall’uomo (riversamenti di petrolio, scarichi, prodotti chimici, produzione di CO2)” come anche “l’inquinamento acustico (motori nautici troppo rumorosi, esperimenti sonar)”.
La fondazione porta il nome del titano greco e romano “Okeanos” che si riteneva fosse la personificazione divina dell’oceano. Il pesce in una mano e il serpente nell’altra significavano i doni dell’abbondanza e della profezia di cui godeva.
Obscura Digital, l’organizzazione con base a San Francisco, anch’essa impegnata nel prossimo spettacolo di luci, deriva il proprio nome dalla radice latina indicante l’oscurità. Questa compagnia è specializzata nella creazione di “esperienze profonde che cambieranno il modo in cui pensi il mondo che ti circonda” ricorrendo a proiezioni olografiche, ad animazioni 3D e a visualizzazioni dinamiche.
Il team di Obscura, composto da artisti, programmatori, realizzatori e tecnologi, è maestro di artifici luminosi e sonori. In passato (vedi qui e qui) l’organizzazione ha lavorato a progetti sui cambiamenti climatici in collaborazione con l’ONU allo scopo di dimostrare gli “effetti dell’attività umana sull’ambiente” e di pubblicare un “appello per soluzioni globali”. Tra i clienti dell’organizzazione ci sono Apple, Google, Disney, Vulcan Productions, Nike, Nasa, Facebook e l’UNESCO.

Un simbolismo oscuro e minaccioso

Dietro all’evento e alle organizzazioni che lo sponsorizzano c’è un simbolismo oscuro e minaccioso, bizzarramente collegato ai riti occulti del paganesimo, al culto della natura e al sacrificio umano tramite le pratiche abortive e il controllo della popolazione.
Lo show è intitolato Fiat Lux: Illuminating Our Common Home [Fiat Lux. Illuminiamo la nostra casa comune]. “Fiat Lux” è il primo comando di Dio all’inizio della creazione: “Sia la luce”. Mentre la Chiesa presenta Gesù Cristo come la luce del mondo, le organizzazioni secolari recanti nomi pagani stanno letteralmente “oscurando” la Chiesa attraverso il loro stupefacente spettacolo di luce. San Paolo ammonisce i Corinzi a guardarsi da satana che “si maschera da angelo di luce” (2 Cor 11,14). È come se gli organizzatori si sostituissero simbolicamente a Dio e creassero ex novo il mondo secondo la propria immagine e somiglianza.
Lo spettacolo luminoso avrà luogo nel giorno dell’Immacolata Concezione, ossia della più importante festa mariana nella quale i cattolici celebrano il concepimento di Maria nel grembo della madre Anna senza la macchia del peccato originale. I cattolici hanno sempre guardato alla Vergine Maria come a un archetipo della Chiesa, proprio perché Ella, come primo tabernacolo, portò in sé Cristo e, quindi, lo fece nascere nel mondo. Nel giorno della sua festa più importante lo spettacolo di luce proietterà sulla cupola di San Pietro, un edificio che rappresenta Maria, immagini della terra e animali. Ciò equivale a un osceno oltraggio a Nostra Signora.
Lo show conterrà certamente molti “segni e prodigi”, ma spetta ai cattolici decidere come interpretarli.

martedì 1 dicembre 2015

Soli Deo placere cupiens. Sulla questione delle radici cristiane dell’Europa

San Benedetto e Totila
Ci sia consentito dirlo con franchezza: il dibattito politico e teorico intorno alla questione delle radici cristiane dell’Europa ci convince poco.
Occorre anzitutto non confondere alcuni piani, tra loro essenzialmente distinti ma ugualmente appartenenti alla modernità politica, con la vera dimensione ontologica del problema.
In primo luogo, le difficoltà intorno alle quali arranca il progetto istituzionale dell’Europa unita sono essenzialmente difficoltà di costituzione di un soggetto politico, che nella modernità non può che essere formale ed astratto. Il difetto di un demos europeo non costituisce per sé un problema, dacché si danno ormai unità politiche ed istituzionali anche in assenza di un corrispondente, ed invero un po’ romantica, idea di unità politico-nazionale. In fondo l’intero costrutto della sovranità moderna non è altro che una neutralizzazione formale di ogni complessità sociale ed etico-spirituale.
In secondo luogo, e conseguentemente, il problema delle “civiltà” è una riproposizione intempestiva di concetti romantici, con lo scopo di nascondere, al di sotto dell’impersonale civiltà, la sussistenza di soggetti politici operanti sullo scenario internazionale in base al loro, più o meno legittimo, particolarissimo interesse. Basti pensare alla funzione politica ormai palesemente assolta dalla dottrina dello “scontro di civiltà”.
In terzo luogo, ogni comprensione romantica delle cose sociali è, per sua stessa genesi storica, al contempo una comprensione storicistica. In quest’ultima prospettiva, l’identità europea, come ogni identità storica, è destinata a risolversi in una sintesi dialettica tra più identità, lontanissima dalla purezza di un principio metafisico preso nella sua integrità. Così ci si trova alle prese con le radici illuministiche d’Europa, con le radici islamiche d’Europa, etc.. Gli stessi sostenitori delle radici cristiane d’Europa faticano a difenderle senza indulgere al contempo verso ipotetiche radici “giudaiche”. E poi, parlandosi con franchezza, è difficile negare che l’attuale immagine politica europea sia più debitrice verso la rivoluzione francese, e i suoi teorici politici e religiosi, che verso la societas christiana medievale. Talvolta capita ai cattolici di confondere la realtà storica ed ideologica con le loro nostalgie premoderne.
A differenza dell’Europa moderna, l’Europa medievale non solo era essenzialmente cristiana, ma osiamo dire, confortati da tanti riscontri storici, essenzialmente benedettina. Attingendo alla grande tradizione monastica occidentale, queste parole di dom Gérard Calvet fanno risuonare di poesia una verità storica: “Così confessiamo di assumere assai moderatamente la parte che ci compete, secondo il punto di vista dell'uomo, nell'avvenimento di un mondo civilizzato. I monaci hanno fatto l'Europa, ma non l'hanno fatta deliberatamente. La loro avventura è anzitutto, e direi quasi esclusivamente, un'avventura interiore, il cui unico motivo era la sete. La sete d'assoluto. La sete di un altro mondo, che il potere educatore della liturgia accendeva al punto di orientare lo sguardo verso gli invisibilia, al punto di fare del monaco un uomo teso con tutto il suo essere verso la realtà che non passa. Prima di essere delle accademie di scienza e dei crocevia della civilizzazione, i monasteri sono stati delle dita silenziose puntate verso il cielo, il richiamo ostinato, non negoziabile, che esiste un altro mondo di verità e di bellezza, di cui l'attuale non è che un'assai caotica e goffa preparazione” (fonte: Romualdica qui ).
“Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà dato in sovrappi” (Mt. 6;33). Così insegna il Maestro. I monaci cercavano anzitutto Dio ( Si revera Deum quarti  vedi VA  qui). Il sovrappiù concessogli è stata la pax della societas christiana. La dimensione ontologica della questione delle “radici cristiane” è tutta qui.
Invano si affaticheranno le società e la Chiesa stessa intorno alle cose penultime, caduche e transeunti: “Nisi Dominus aedificaverit domum, in vanum laboraverunt qui aedificant eam. Nisi Dominus custodierit civitatem, frustra vigilat qui custodit eam” (Salmo 126).
San Gregorio Magno narra che il giovane San Benedetto, appena mise un piede nel mondo, subito lo ritrasse, desideroso com’era di piacere solo a Dio ( Vita di San Benedetto, Introduzione). Facciamone memoria in questi tempi, in cui la santità gradita a Dio viene scambiata o facilmente barattata con l’attivismo sociale. Il Signore ha fatto nuove tutte le cose con la sua sola Croce.