sabato 25 aprile 2015

Vita & Pensiero. Il declino secolarista di una libreria universitaria cattolica

Qui ormai è scomparso, o è stato nascosto, anche il Cristo che mostra il Sacro Cuore, patrono e protettore dell'Università Cattolica di Milano. Il Sacro Cuore che ancora veglia nelle aule, seppur rattristato da lezioni per nulla cattoliche di professori selezionati con i procedimenti laici dello stato italiano (atei, modernisti, filoislamici, giudaizzanti, semiprotestanti, marxisti, liberali, massoni improvvisamente trasformati in "cattolici" dalla semplice esibizione concordataria di un certificato di battesimo). Persino nel bar dell'università, ora restaurato in stile vagamente "California Bakery", resiste il Sacro Cuore di Gesù, ma nella dirimpettaia libreria Vita&Pensiero non sembra essercene più traccia e, se da qualche parte l’hanno appeso, è in esilio.

Vita&Pensiero è la casa editrice del più grande ateneo cattolico italiano. Vita&Pensiero sembra alludere al superamento della netta divisione cartesiana tra pensiero e realtà corporale, e all'originario (e presto naufragato) programma gemelliano di ricondurre finalmente la vita dei corpi a una sineresi che è partecipazione della stessa verità trinitaria. Il Sacro Cuore che, carnale e palpitante, rivela la profondità del Mistero trinitario è il vessillo più eloquente di questo programma originario, dell'università come della sua casa editrice e della sua libreria. Ma il Sacro Cuore è scomparso (nascosto? occultato?) e "vita" e "pensiero" ritornano a essere le disarticolate membra del "pensiero moderno".
Qualche tempo fa in un liceo statale romano fu data lettura pubblica di alcuni passaggi dell'ultima fatica letteraria della scrittrice omosessualista Melania Mazzucco Sei come sei (vedi qui una recensione). Le pagine furono giudicate pornografiche e scandalose da alcuni studenti e ne sortì una querelle, ampiamente ripresa dai media, che durò alcuni giorni. Fu il senso morale, prima ancora di un sensus fidei, di alcuni liceali (vedi qui). A Milano lo stesso libro contestato viene incontro in bella vista alla matricola di Largo Gemelli che potrà acquistarlo anche con un discreto sconto.

La stessa matricola che volesse approfondire le prospettive letterarie della Mazzucco, potrebbe acquistare anche Lei tanto amata, la biografia in chiave perfettamente omosessualista di Annemarie Schwarzenbach, stesso scaffale, stessa libreria, stesso sconto per lo studente.
Peccato che delle opere della zurighese Annemarie Schwarzenbach, che, nonostante le incertezze sessuali magnificate dai suoi falsi amici, fu una degna e interessante esponente della letteratura di viaggio del XX secolo (tra l'altro descrisse in maniera commossa e commovente il martirio degli Armeni e di alcuni sacerdoti cattolici in mezzo a loro per mano dei soldati turchi del tiranno massone Ataturk compuntamente omaggiato dal Vescovo di Roma che oggi condanna giustamente quel genocidio senza però fare il nome degli autori), non ci sia traccia alcuna nello scaffale "letteratura". Non mancano però il famoso Seminario sulla gioventù di Aldo Busi e Amore, Prozac e altre curiosità di Lucìa Etxebarrìa campionessa indiscussa dello zapaterismo letterario.

Non si tratta qui certamente di fare quello che non fecero i monaci medioevali e seppero fare benissimo i censori protestanti e puritani delle belle lettere; non si tratta di occultare Orazio, Catullo, Ovidio, Marziale, Alceo, Saffo, Aristotele, Platone. Neppure di sottrarre alla disponibilità degli studenti in una libreria universitaria cattolica i classici della filosofia moderna, a patto che ci siano professori ortodossi che ne espongano limiti, errori e pericoli. Ciò che veramente è inaccettabile non è l'esposizione in vetrina dell'ultima edizione critica di Also sprach Zarathustra, ma la corrività e correità con le tendenze del tempo o, peggio, con i vernissages televisivi e della rete. È questa infatti la sostanza del modernismo accademico e, in fondo, la causa principale della profonda crisi dell'Università Cattolica e dell'Università tout court. Si finisce così per far leggere agli studenti la Mazzuco invece di spiegare prudentemente il senso epocale dei pericolosi viaggi novecenteschi della Schwarzenbach. Questa distanza poteva essere la virtù e il carattere proprio di un'Università che si definisce cattolica.

Dagli scaffali di teologia scompaiono o si rarefanno allora Sant'Agostino, San Tommaso e i Padri della Chiesa (persino le orribili copertine arancioni di Città Nuova, che pur avevano il merito di attirare l'attenzione su Atanasio, Basilio, sui due Gregorio e molti altri scrittori antichi, non si vedono più) e al loro posto arrivano Non mollare. Consigli per affrontare la vita di don Mazzi e Una battaglia lunga una vita di Hans Küng (la prossimità delle due copertine ha l'indubbio vantaggio di rivelare una sorprendente somiglianza fra il padre spirituale di Mara Venier e il teologo di Tubinga).

Naturalmente la corrività (e correità) di Vita&Pensiero travalica i confini della teologia finendo per coinvolgere aspetti della vita pratica in prospettive tutt'altro che accademiche e men che meno cattoliche. Il "teologo" Vito Mancuso fa capolino anche negli scaffali di politica in coppia con un noto affabulatore anticristiano, Flores d'Arcais, tanto umile da credersi la reincarnazione di Celso e di Porfirio messi insieme.
Poco più in là tra gli scienziati il sorriso di Umberto Veronesi, lo stesso che ha rivelato al mondo che "il tumore è la prova della non esistenza di Dio" e che coniuga in un bislacco mélange pseudoscientifico l'elogio del veganismo con l'apologia della sodomia, suggerisce Siate sani . A pensar male si indovina: deve essere la triste alternativa laicista di un ben più sano: "Siate santi".

Ma il peggio, l'insinuazione dell'errore nelle anime innocenti, la corruzione della vera fede nella Trinità raccontata come una favola sta negli scaffali dei libri per bambini. Qui, accanto alle Regole raccontate ai bambini di Gherardo Colombo e di Marina Morpurgo (in copertina alcuni fanciulli in cerchio che apprendono gli insegnamenti del famoso pubblico ministero che vanta di avere il vizio della memoria e disapprendono la morale cattolica), l'opera di Roberta Lipparini Io credo come te. Poesie per una scuola senza pregiudizi. L'insinuazione sta già tutta nell'immagine di copertina nella quale bambini di ogni credo guardano nel cielo dove vola una colomba bianca (non manca una bimba velata, perché il messaggio sia chiaro). All'interno le illustrazioni di Arianna Operamolla sono accompagnate dai versi della Lipparini. Ci limitiamo a riportare qui di seguito la poesia L'ora di religione:

Mi piacerebbe la classe intera
a condividere qualcosa
una specie di preghiera
A cercare ciò che ci confonde,
a non temere quel che si nasconde
cogliere l'eco delle nostre parole
a sentire e capire
che non sono mai sole.
A credere insieme
con un unico suono
che attraversi la Terra
che sfiori ogni uomo.







venerdì 24 aprile 2015

Verbum Dei non est alligatum! I campioni della verità cristiana contro l’Anticristo

Contro la tentazione della disperazione nel caos dell’ora presente, un testo di Augustin Lémann, vecchio di oltre un secolo e meritoriamente riproposto dall’editore Effedieffe (A. Lémann, L’anticristo, Effedieffe 2014, pp. 109-118), ci offre inalterate le imperiture ragioni teologiche ed escatologiche della nostra speranza cristiana; sempre avendo presenti, come ammonisce Lémann stesso, l’incertezza dell’epoca della venuta dell’Anticristo e la proibizione di fissarla.

I

Quel che saranno questi campioni della fede, Sant’Agostino l’ha espresso in questo grido di ammirazione: «Che siamo noi in confronto dei santi e dei fedeli degli ultimi tempi, se per provarli, Iddio sbriglierà un nemico, contro il quale, quantunque incatenato, noi non possiamo lottare che con grandi pericoli?». Sant’Ippolito ha detto ancora: «Oh felici coloro che vinceranno un tal tiranno! Essi saranno, bisogna confessarlo, più illustri e più eroici dei loro antecessori» .
Quali saranno dunque questi eroi dell’avvenire?
Anzitutto la Chiesa medesima, la Chiesa militante, stretta nella sua gerarchia, coll’augusto suo Capo, coi vescovi, coi sacerdoti, coi religiosi, con tutti i suoi ministri. Nessun provvedimento, per quanto astuto ed oppressivo, avrà la potenza di chiuder loro la bocca. Quando il pellegrino, nella città dei Papi, visita la chiesa sotterranea di Santa Maria in Via Lata, un tempo prigione, vi legge, sentendosi commosso, cinque parola incise nei muri, riproduzione di quelle che, in quel medesimo luogo, l’apostolo San Paolo scrisse al suo discepolo Timoteo: «La parola di Dio non si incatena, Verbum Dei non est alligatum» .
Lo stesso apostolo San Paolo è stato la dimostrazione vivente di questo novello assioma. Libero, predica su quasi tutte le plaghe del mondo allora conosciuto; prigioniero, non cessa mai di predicare. La parola di Dio non si incatena! Dopo gli Apostoli, questo parole si son ripetute da tutti i membri della gerarchia cattolica. Esse vibravano ancora, e, son pochi anni, sulle labbra del venerando arcivescovo di Parigi, di sì dolce e cara memoria, il cardinal Guibert, allorché, ad una circolare ministeriale che aveva la pretesa di regolare gli ordini dei vescovi, egli dette questa calma e fiera risposta: «Signor ministro, non s’incatena la parola di un vescovo, come non s’incatena un raggio di sole» .
La parola di Dio non s’incatena! Queste parole saranno ancora, secondo l’atteggiamento che prenderà l’Anticristo, la risposta della Chiesa. La Chiesa rimarrà irremovibile nella missione affidatale dal suo divino Fondatore: «Andate ed istruite tutte le genti, insegnando loro di osservare tutto quello che io vi ho comandato. Ed ecco che io sono con voi tutti i giorni sino alla consumazione dei secoli». Insegnare la verità cristiana, insegnarla a tutte le genti, insegnarla tutti i giorni, insegnarla sino alla consumazione dei secoli, tali sono il precetto e la profezia. Nulla potrà impedirne il compimento. E se i torrenti della persecuzione, ingrossando sempre più, cresceranno e cresceranno ancora, si vuol sapere che cosa avverrà della Chiesa?
A misura che le acque del diluvio crescevano, dice un testo misterioso del Genesi , l’arca, tranquilla sui suoi destini, saliva molto in alto da terra: «Elevaverunt arcam in sublime a terra» . Il sublime! Sì, ecco, per la Chiesa gli effetti delle persecuzioni. Essa giungeva al sublime e parlava da molto in alto, quando, al secolo di Giuliano l’Apostata, all’ingiunzione fattale di cessare da ogni insegnamento, rispondeva con voci che si chiamavano Anastasio, Gregorio di Nazianzo, Agostino, Giovanni Crisostomo!
La Chiesa giungerà ancora al sublime, quando, nella persecuzione dell’Anticristo, più formidabile di tutte quelle che avrà subito, seguiterà la sua missione con una fermezza già celebrata dalla parola magnifica del padre Lacordaire: «Potranno bene i prìncipi, tuonava un giorno l’illustre domenicano dal pulpito di Nostra Signora di Parigi, congregarsi per combattere le prerogative della Chiesa, bruttarle di nomi vituperevoli, affine di renderle odiose, potranno ben gridare, che è una potestà eccessiva, che manda in rovina gli Stati: noi li lasceremo dire, e continueremo a predicare la verità... Se ci manderanno in esilio, se ci cacceranno nelle prigioni, se ci incateneranno nelle miniere, noi faremo questo medesimo in esilio, in carcere, nelle miniere; se ci faranno partire da un regno, noi entreremo in un altro. Ma se ci cacciassero da tutti i luoghi, se la potestà dell’Anticristo venisse mai a distendersi per tutta quanta la terra, allora come fu già nel primo entrare della Chiesa, noi ripareremo nei sepolcri e nelle catacombe. Finalmente se ci venissero perseguitando anche in queste ultime stanze della miseria, se ci facessero salire il patibolo, in ogni cuore ben nato noi troveremo l’ultimo asilo, perché non avremo disperato della verità, della giustizia e della libertà del genere umano».

II

Il secondo campione della verità cristiana contro l’Anticristo sarà una falange di dottori suscitata da Dio in quei tempi di prova. Giammai i dottori, astri benefici, sono mancati alla Chiesa. Ma allora in modo tutto speciale questa falange di dottori riceverà, per la difesa e consolazione dei buoni, una maggiore intelligenza delle nostre sante Scritture. Il profeta Daniele ne ha dato l’annunzio in un altro passo del suo libro, egualmente consacrato alla persecuzione dell’Anticristo: «Gli empi, dice egli, opereranno empiamente, e nessuno degli empi capirà, ma gli scienziati capiranno» . Il che significa che mentre gli empi, accecati, compiranno le ultime profezie, come un tempo i giudei, senza comprenderle, i dottori della Chiesa, rischiarati da nuovi lumi e penetrando i passi più oscuri di queste profezie, vi troveranno la spiegazione degli avvenimenti di quest’epoca, e, premunendo i fedeli contro gli artifizi dell’Anticristo, li manterranno nella fermezza e nella confidenza, nella fedeltà alla Chiesa e ai suoi divini insegnamenti, anche a costo della vita. Sotto la parola infuocata dei dottori della verità, l’insegnamento cristiano, per quanto perseguitato e battuto possa essere, brillerà ancora di tale splendore, e tanti gli dovranno la loro perseveranza, che lo stesso profeta Daniele, in una descrizione sommaria della vita futura, tracciata in un modo rapido, fa eccezione di questi dottori degli ultimi tempi; egli si ferma dinanzi a loro e mostrandoli a dito: «Costoro, egli dice, che avranno insegnato a molti la giustizia, rifulgeranno come stelle per la intera eternità».

III

Il terzo campione della verità cristiana contro l’Anticristo sarà il popolo cristiano, rimasto fedele. Non fu così presso il popolo giudaico al tempo della persecuzione di Antioco? «Il popolo che conosce il suo Dio, si terrà fermo ed agirà» . Il popolo che conosce il suo Dio! Al contrario degli apostati vi sarà dunque un popolo di fedeli, e questo popolo di fedeli si mostrerà altamente, energicamente attaccato alla legge.
«Crediamo, dice Sant’Agostino, che né le conversioni, né le apostasie mancheranno alla Chiesa; ma i genitori per far battezzare i loro figliuoli, ed i neofiti, spiegheranno tanta forza, che trionferanno del demonio scatenato; e tutte le astuzie più perfide, gli sforzi più violenti saranno inutili contro la loro saggia vigilanza e la loro irremovibile fermezza... Perché, convien confessarlo, se la carità di moltissimi si raffredderà vedendo l’iniquità trionfante, e se il demonio, libero dalle sue catene, riuscirà con persecuzioni inaudite, con astuzie fin allora sconosciute, a far cader molti che non sono scritti nel libro della vita: bisogna credere ancora che non solamente i fedeli i quali usciranno vittoriosi dalla prova di quel tempo, ma anche molti infedeli, aiutati dalla grazia di Dio e dalla meditazione delle Scritture, che predicono la fine dei tempi di cui sentiranno l’avvicinarsi, troveranno allora più fermezza per credere a ciò che non credevano, e più forza per vincere il demonio scatenato».
Ma ecco la meraviglia. La profezia di Daniele aggiunge: «E i dottori del Popolo illumineranno molta gente, e correranno incontro alla spada, e alle fiamme, e alla schiavitù, e allo spogliamento delle sostanze per molti giorni» . E’ notevole l’espressione: i dottori del popolo ! Ma che! Questo titolo di dottori, fatto notare dal profeta, non è riservato nella Chiesa? Non è il titolo delle intelligenze privilegiate che han consumato le loro veglie nell’acquisto, spesso arduo, della verità? Non dice: i dottori della Chiesa, ma i dottori del popolo! ... Ammiriamo le delicatezze divine: Questo titolo di dottore, giusta ricompensa dell’ingegno unito al lavoro, lo Spirito Santo lo attribuisce egualmente, e con infinita giustizia, a poveri popolani che la grandezza della loro fede ha trasformati in apostoli. Chi non ha incontrato sulla sua strada questi dottori del popolo? Qualche oscuro operaio, un umile servitore, anche dei bambini. Cadevano dalle loro labbra come fasci di luce, era l’amore che li faceva sgorgare, l’amore che vede assai lontano, spesso più lontano dell’intelligenza. Attorno alla culla della sua fede, la nostra città di Lione ha inteso questi dottori del popolo , e poi, nella sua riconoscenza, non ha più separato l’umile Blandina dal gran santo Ireneo!
Cosi avverrà eziandio con quei dottori del popolo nei quali la Chiesa negli ultimi tempi riscontrerà una delle sue principali forze, per tener testa all’Anticristo. Apostoli intrepidi delle verità cristiane, le faranno risuonare nelle officine, nelle botteghe, nei trivî e per le campagne. Anche l’Anticristo li avrà in odio, riguardandoli come uno dei più grandi ostacoli allo stabilimento del suo regno tirannico. Li perseguiterà ferocemente. Gli uni cadranno sotto la spada, altri per le fiamme e la schiavitù e per lo spogliamento delle sostanze per molti giorni. Qual sarà il numero di questi figli del popolo dottori insieme e martiri? ... Il Signore se n’è riserbato il segreto. Ma per quanto vasto possa essere il campo dei loro combattimenti, salutiamoli sin da ora: i figli del popolo vi cadranno per la causa di Cristo e delle sue verità!

IV

Tre campioni sono già passati sotto la nostra rassegna: la Chiesa, i dottori, il popolo fedele. Resta un quarto campione, riservato come soccorso straordinario, e di cui non si può parlare senza una certa riserva, per il mistero che lo circonda: è questo il ritorno e la predicazione simultanea d’Enoch e di Elia, designati probabilmente nell’ Apocalisse sotto nome di due testimoni.
Ecco ciò che se ne può dire, secondo la Tradizione e la Scrittura:
a) E’ certo che Enoch ed Elia non sono morti, essendo Enoch, come dice San Paolo, stato trasportato perché non vedesse la morte, ed Elia essendo salito al cielo sopra un cocchio e con cavalli di fuoco. Tutti i Padri sono concordi su questo punto.
b) E’ ugualmente certo che, tenuti in riserbo in un luogo conosciuto da Dio solo, Enoch ed Elia devono ritornare a predicare in mezzo agli uomini. Elia deve infatti ritornare e riordinerà tutte le cose, ha detto lo stesso nostro Signore; ed il libro dell’ Ecclesiastico , afferma di Enoch: «che egli fu trasportato nel paradiso per predicare alle genti la penitenza» . Anche il Bellarmino ha potuto concludere: «Negare la venuta futura e personale d’Elia, è un’eresia o un errore che si avvicina all’eresia» . Ed il Bossuet, non meno affermativo, scrive: «Bisogna essere più che temerari per rigettare la tradizione d’Enoch e di Elia alla fine dei secoli» .
Sono dunque certe queste due cose: la vita sempre permanente di Enoch e di Elia, e il ritorno dell’uno e dell’altro in mezzo agli uomini, per predicarvi la penitenza e ravvivare la fede. Ma quando avverrà precisamente questo ritorno?
E’ questa la riserva di cui parliamo e che è tuttora comandata. Ciò non ostante quasi tutta la Tradizione cattolica è concorde nel fissare questo ritorno al tempo dell’Anticristo, e nel riconoscere Enoch ed Elia nei due famosi testimoni dell’Apocalisse, ai quali toccherà la invidiabile e gloriosa missione di combattere a faccia il figlio di perdizione . Ecco il celebre passo dell’Apocalisse:
«E io darò missione ai miei due testimoni che per milleduecentosessanta giorni profetino vestiti di sacco. Questi sono i due ulivi, e i due candelieri posti davanti al Signore della terra. E se alcuno vorrà offenderli, uscirà fuoco dalle loro bocche, che divorerà i lor nemici; imperocché in tal guisa fa d’uopo che sia ucciso chi vorrà far loro alcun male. Questi hanno potestà di chiudere il cielo, sicché non piova nel tempo del lor profetare; e hanno potestà sopra le acque, per cangiarle in sangue e di percuoter la terra con qualunque piaga, ogni volta che vogliano. Finita poi che abbiano di rendere testimonianza, la Bestia, che vien su dall’abisso, muoverà ad essi guerra e li supererà e li ucciderà».
E chiarissimo che l’Apocalisse, in questo passo, parla di due testimoni, predicatori in mezzo agli uomini ed antagonisti della Bestia, antagonisti dall’Anticristo: perché, fedele alla trama del mistero che va dalla prima all’ultima pagina, l’Apocalisse non nomina espressamente questi due testimoni, designandoli quanto basta; qui ancora si impone l’obbligo della riserva.
Ma, giova ripeterlo, la Tradizione cattolica quasi tutta intera si accorda a nominarli, e, colla sua gran voce, grida: i due testimoni, antagonisti dell’Anticristo, saranno Enoch ed Elia. La brevità di questo lavoro non ci permette di qui riferire i monumenti della Tradizione: ma i grandi commentatori biblici, come Cornelio a Lapide ed Estio, li hanno a disposizione dei nostri lettori e, come seguito delle testimonianze citate, essi possono leggere le seguenti righe: «Che Enoch ed Elia siano ancora vivi, e che debbano l’uno e l’altro, prima del giudizio, predicare contro l’Anticristo, rilevasi dall’antica tradizione della Chiese, a cui la maggior parte dei Padri rendono testimonianza: Vetus est Ecclesiam traditio, cujus plerique Patres etiam meminerunt» .
E prima di Estio e di Cornelio, San Tommaso aveva già scritto: «Enoch è stato trasportato in un paradiso terrestre, dove la credenza lo fa vivere insieme ad Elia sino alla venuta dell’Anticristo» .
I due grandi testimoni del Vangelo, al tempo dell’Anticristo, saranno dunque, tutto ci autorizza a crederlo, Enoch ed Elia: inviati, uno ai cristiani prevaricatori, per correggerli; l’altro ai giudei increduli per richiamarli. A quello toccheranno più particolarmente le nazioni; a questo i superstiti di Giacobbe; ma a tutti e due la predicazione del Vangelo; ad ambedue la difesa della verità cristiana. Ed allora sotto il tonare di queste due voci dominanti il mugghio della tempesta, quale spettacolo degno degli sguardi del cielo! Non è più solamente la Chiesa, coi suoi ministri, i suoi dottori, i suoi fedeli, che fa risuonare il Credo delle verità cristiane, sono ancora i secoli del passato che risuscitano ed entrano in lizza per proclamare Gesù Cristo. I secoli della Legge di natura, rappresentati dal patriarca Enoch! I secoli della Legge scritta, rappresentati dal profeta Elia! I secoli della Legge di natura e i secoli della Legge scritta ecco che danno la mano ai secoli della Legge di grazia e si levano tutti insieme dinanzi all’Anticristo, che compendia in sé tutte le eresie, tutti gli scismi, tutte le persecuzioni del passato, e gridano a lui e a tutti i confini della terra: Gesù Cristo è Dio! Egli solo è il Redentore... Ed anche la Chiesa non arriverà al sublime, Elevaverunt arcam in sublime?

sabato 18 aprile 2015

L'altare sosteneva il prete, il trono il re. Un testo attuale di Gustave Thibon

L’antropocentrismo pietoso “che confonde il canale con la sorgente” raccontato da Gustave Thibon in una lucida analisi delle sorti dell’autorità civile e religiosa nell’eclissi della societas christiana.

“Non più tradizioni, non più categorie: solo persone! La persona oggi è il cardine di tutto. Si sposa, per esempio, la persona che piace, senza tenerne nel minimo conto l'ambiente o la posizione; un regime politico s'incarna in un uomo e muore con lui, ecc.. Tutto questo porta lontano: al tramonto di tutte le grandi continuità sociali, all'instabilità universale. La persona umana non è un assoluto. Un tempo si amavano gli uomini attraverso le istituzioni: il matrimonio aveva maggior peso, nell'anima di una sposa del gran secolo, della persona di suo marito; si tollerava il re per rispetto alla monarchia, ecc.. Attualmente si sopportano le istituzioni solo attraverso un persona idolatrata; si considerano le categorie come cose astratte e morte. Ma non lo sono state sempre: sono divenute tali a misura che aumentava il culto della persona. Impersonale non è necessariamente sinonimo di morto e di astratto; ciò che non è una persona può essere altrettanto concreto e vivente. E anche le categorie che reggono, difendono e superano le persone possono essere amate con ardore! E poi, dietro queste categorie c'è la persona di Dio - la sola che si possa adorare senza pericolo - che garantisce e vivifica tutto... La tendenza di certi "personalisti" moderni, che vorrebbero respingere come puramente artificiale e decorativo tutto quello che non è personale, ci lascia preoccupati. Sacrificare le persone alle categorie (qui sta il pericolo di tutti i climi forti e classici) non è un bene, sacrificare le categorie alle persone ci sembra anche peggio: da una parte si causa sterilità, dall'altra putrefazione. Ancora qualche progresso di questa religione della persona, e non avremo più "buone casate", né patria, né spirito di corpo o di casta - non avremo più radici nel tempo e nello spazio. Non andiamo troppo lontano nelle nostre rivendicazioni in favore della persona umana: essa è relativa, effimera, deludente e gonfia spesso dell'impersonale più vano. Noi non crediamo che al personalismo divino. Il primato della persona spinto all'esagerazione porta con sè un altro pericolo capitale. Ecco dei realisti i quali non amano la monarchia che attraverso il volto di un principe che li ha sedotti, dei cattolici che legano la fede nell'autorità pontificia a una specie di culto infantile della persona del papa, popoli interi sollevati da ridicolo entusiasmo per un dittatore... Le cose più universali sono divenute "questioni di persone", "affari privati". Non si ha occhi e cuore che per gli individui. Essi portano da soli tutto il peso delle istituzioni. Queste si edificano e franano con loro. Questo personalismo stupido è una delle cause delle catastrofi rivoluzionarie dei tempi moderni: di mano in mano che il popolo si abitua a confondere la persona dei grandi con il principio eterno che essi rappresentano, il suo rancore verso di essi tende a trasformarsi in una volontà di distruzione universale. Il passato sapeva distinguere le istituzioni dalle persone: si poteva avere in dispregio un re o un papa (il Medio Evo non vi ha certo rinunciato!) senza mettere per nulla in discussione il principio della monarchia o del papato. Si sapeva che un'istituzione sana - una istituzione venuta da Dio - si conservava feconda anche attraverso l'uomo meno perfetto. I capi politici e religiosi erano allora come dei traits d'union tra Dio e gli uomini: si giudicava più importante ciò che essi trasmettevano di ciò che essi erano. L'altare sosteneva il prete, il trono il re. Oggi si chiede al re di sorreggere il trono, al prete di sorreggere l'altare. Le istituzioni non si giustificano agli occhi delle folle che attraverso il genio o il magnetismo di qualche individuo. Tale esigenza porta con sé due rovinose conseguenze: impone ai disgraziati "sostenitori" delle istituzioni un grado di tensione e di attività del tutto inumano, e, correlativamente, lega la sorte delle istituzioni a miserabili casi individuali. Antropocentrismo pietoso, che confonde il canale con la sorgente e che tende a fare della persona umana il sostegno assoluto di ciò che passa attraverso l'uomo e riposa in realtà su Dio solo ...” (G. Thibon, Diagnosi, 1940).

giovedì 16 aprile 2015

Preghiera e riparazione. Programma della terza giornata della buona stampa a Linarolo

Nel dicembre del 2014 nasceva in seno della Confraternita del Sacro Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria, operante in Lombardia e in Veneto, la Lega cattolica per la preghiera di riparazione con lo scopo di riparare attraverso il mezzo sovrannaturale della preghiera e l’offerta delle proprie rinunce e sofferenze ciò che, nella Chiesa e nel creato, quotidianamente è distrutto, corrotto e vulnerato da una volontà ribelle (vedi in particolare qui).
La Lega cattolica, concepita sin dal principio come la società spontanea di coloro che liberamente aderiscono ai medesimi orientamenti e scopi, ha trovato sino ad oggi centinaia di adesioni di cattolici in Italia e nel mondo, talché si può ben sperare nei frutti di tante preghiere e offerte per la Santa Chiesa e per la salvezza delle anime in un tempo più che mai aggredito dalle sedizioni dell’infedeltà e dell’errore avanzate dal maligno.
A distanza da qualche mese dalla fondazione i soci e gli amici della Lega cattolica per la preghiera di riparazione avranno la possibilità di incontrarsi in occasione della Terza giornata della buona stampa che si terrà, come di consueto, il primo maggio presso la Parrocchia di Linarolo nella Diocesi di Pavia.
La giornata sarà costellata da un ciclo di importanti conferenze cattoliche e di presentazioni librarie alle quali parteciperanno i Reverendi don Marino Neri e don Claudio Crescimanno, Alessandro Gnocchi, Paolo Deotto, Fabio Trevisan, Mauro Faverzani, Cristina Siccardi e Andrea Sandri. Si concluderà con il Rosario e la Santa Messa celebrata secondo le forme antiche.
Qui di seguito il programma dettagliato (inoltre qui). Le adesioni devono essere comunicate quanto prima a legariparazione@email.it.

lunedì 13 aprile 2015

L'inquadramento canonico della FSSPX in Argentina. Può fare il Cardinal Poli quello che non pensa Francesco?



Dal Boletín Oficial de la República Argentina (vedi vedi qui il documento originale: inserendo "Resolución 25/2015") si apprende che è stato concesso alla Fraternità Sacerdotale San Pio X fondata da Monsignor Marcel Lefebvre lo status di “associazione pubblica di diritto diocesano”, di “società di vita apostolica”. Si dichiara inoltre che “a detta fraternità è riconosciuto il carattere di persona giuridica pubblica all’interno della Chiesa cattolica apostolica romana, in conformità alle norme del Codice canonico”.
A proposito di questa iniziativa l'autorevole blog argentino Adelante a la Fe (vedi qui) ha riportato il parere di un importante canonista: “La Chiesa cattolica ha in Argentina uno statuto unico e particolare. Secondo il Código Civil è una persona giuridica di Diritto pubblico dotata di uno statuto differente da quello di ogni altra associazione nel paese. Inoltre lo Stato argentino è obbligato a sostenere il culto apostolico romano. Nessun’altra religione gode di questo status. I culti diversi da quello cattolico sono riconosciuti dalla Secretaría de Cultos, ma rimangono associazioni di diritto privato al pari delle imprese e dei club sportivi. È impossibile che un ente cristiano non cattolico sia incorporato nella Chiesa come persona giuridica di Diritto pubblico. Il culto evangelico, i musulmani o gli ebrei possono ricevere sussidi dallo Stato, ma non sussiste in capo allo Stato alcun obbligo di sovvenzione come avviene invece nel caso dei versamenti ai vescovi. Si tratta di una decisione del tutto particolare, di una soluzione dovuta evidentemente all’iniziativa del Cardinal Mario Aurelio Poli [Arcivescovo di Buenos Aires]. A mio avviso si tratta di un gesto unico che persino eccede quanto operato da Benedetto XVI”