lunedì 5 gennaio 2015

Tra Alessandria e Roma. Brevi considerazioni su “Gli ariani del IV secolo” di J.H. Newman. Un saggio di Andrea Sandri

Pubblichiamo qui di seguito un saggio di Andrea Sandri comparso ieri su Chiesa e postconcilio (vedi qui). Ripercorrendo una lunga vicenda teologica in Inghilterra, che dalla seicentesca Defensio Fidei Nicenae di George Bull porta alle riflessioni del beato John Henry Newman sugli ariani del IV secolo, il presente scritto individua luoghi e categorie idonee a conoscere il senso della crisi attuale della Chiesa e il ruolo delle parti in campo.

1 –  Una delle principali opere del Seicento teologico inglese è la Defensio Fidei Nicenae[1] del vicario di Siddington Mary’s e futuro Lord Bishop di St David’s George Bull. Pubblicata nel 1685, la Defensio fu approvata da molti autori cattolici e ottenne anche il consenso di Jacques Bénigne Bossuet che la considerò, nel suo complesso, oggettivamente cattolica. Il titolo polemico dell’opera di Bull corrisponde principalmente all’effettiva urgenza di difendere il Credo di Nicea dalla risorgente eresia sociniana, antitrinitaria e unitariana, in campo protestante, oltre che, nella specifica prospettiva del teologo anglicano, al posizionamento rispetto all’autorità della “Chiesa di Roma” e alla pretesa di questa sede di definire evolutivamente il deposito della fede. Sarà, in realtà, quest’ultimo il tema che occuperà John Henry Newman fino all’atto di conversione ricevuto dal passionista italiano Domenico Barberi nell’eremo oxoniense di Littlemore nel 1845[2].
In particolare le pagine della Defensio costituiscono una risposta all’eresia, che si andava diffondendo tramite le opere di Daniel Zwicker (1612-1678) e di Christopher Sandius (1644-1680), secondo la quale la dottrina ariana con il suo rifiuto della fede trinitaria fu lo sviluppo estremo, negato dai Padri niceni, delle dottrine autenticamente apostoliche dei primi tre secoli[3]. D’altro canto, non meno pericolosa, e tutto sommato divergente soltanto nel giudizio rispetto alle conclusioni degli unitariani tedeschi, appariva a Bull la posizione del gesuita francese Dénis Petau che nel suo De Trinitate (1644) aveva affermato che realmente i padri anteniceni erano incorsi in gravi errori nell’esporre alcuni punti fondamentali della fede cattolica (la Trinità e l’Incarnazione anzitutto) e che il Concilio – allora quello di Nicea ma poi ogni altro concilio ecumenico fino al Tridentino – ebbe l’autorità di condannare le vecchie formule e di definire, in opposizione a esse, l’autentico credo cattolico.