Nelle cattedrali e nelle principali chiese di ogni luogo sono annunciate, dopo il Vangelo, le principali feste mobili dell’anno. Se si fa ciò, in sagrestia si prepara un piviale bianco per il sacerdote, o il diacono, che darà l’annuncio. A tal scopo si colloca un leggio sul lato del Vangelo del coro oppure si utilizza il pulpito. Il sacerdote, o il diacono, che annuncerà le feste si reca in sagrestia durante il graduale e indossa il piviale sulla cotta. Esce, fa la consueta riverenza ad Altare, celebrante e coro, e quindi annuncia le feste. Nel Pontificale le feste sono annunciate in forma cantata all’inizio della terza parte.
Dal 7 gennaio al 12 gennaio l’Ufficio è quello della feria del tempo di Epifania. Le antifone e i salmi, nonché i versetti dell’unico notturno del Matutino, sono quelli della feria corrente; il resto dell’Ufficio è quello della festa dell’Epifania eccetto che per le Lezioni che sono quelle della Scrittura del giorno con i loro responsori (un tempo utilizzate durante l’Ottava). Il Te Deum è detto al Matutino. La Messa è quella dell’Epifania fino alla Prima Domenica dopo l’Epifania. Dopo questa Domenica si omette il Credo e si dice il Communicantes comune. Durante il tempo di Epifania le Messe da requiem di quarta classe sono proibite.
Fonte: A. Fortescue, The Ceremonies of Roman Rite Described, Saint Michael’s Abbey Press, Farnborough 2003.
È impossibile che P. Fortescue abbia scritto questo commento all'Epifania, perché prima di Pio XII questa festa era preceduta, come tutte le maggiori solennità da una vigilia propria e seguita dall'ottava privilegiata di 2° ordine, superiore addirittura al Natale che l'aveva di 3° ordine.
RispondiEliminaIn effetti il testo, nell'edizione attuale, è stato rivisto da dom Alcuin Reid osb. Grazie per la puntualizzazione.
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