La società messicana, che è per il 90% cattolica, è stata scossa dall’attacco del governo alla famiglia e all’infanzia.
L’ideologia di genere fece apparizione ufficiale in Messico quando il 10 giugno 2011 il Diario Oficial de la Federación pubblicò la revisione dell’articolo 1 della Costituzione in materia di diritti fondamentali includendo tra i “diritti umani” le “preferenze sessuali” ed escludendo così ogni possibilità di discriminare in base alle stesse. In seguito la Corte Suprema Federale messicana con sentenza pubblicata nel Semanario Judicial de la Federaciòn il 19 giugno 2015 stabilì l’incostituzionalità dell’articolo 146 del Codice Civile nel punto in cui definiva il matrimonio “la unión libre de un hombre y una mujer … con la posibilidad de procrear hijos". Nella nuova definizione codicistica di matrimonio scompare, come è già accaduto in molte legislazioni occidentali, la specificazione dei due sessi e il riferimento alla finalità procreativa:
Matrimonio es la unión libre de dos personas para realizar la comunidad de vida, en donde ambos se procuran respeto, igualdad y ayuda mutua. Debe celebrarse ante el juez del Registro Civil y con las formalidades que estipule el presente Código.
[Il matrimonio è l’unione libera di due persone per realizzare una comunione di vita nella quale entrambe le parti si rispettano e si aiutano reciprocamente nell’eguaglianza. Debe celebrarsi di fronte al giudice del Registro civile e con le formalità stabilite dal presente Codice]Prima che si approdasse a questa situazione un gruppo di padri, proprio temendo che si fosse a un passo dalla costituzionalizzazione dell’ideologia di genere, aveva dato vita all’associazione Confamilia (vedi qui) con lo scopo di ottenere una modifica dell’articolo 4 della Costituzione per tutelare la famiglia e i minori e mettere quest’ultimi a riparo da tale ideologia. Confamilia riuscì a raccogliere 240.000 firme che furono consegnate alla presidenza del Senato della Repubblica. Così per la prima volta nella storia messicana fu esercitato il diritto di iniziativa legislativa popolare.
É stato il 17 maggio del corrente anno, mentre si celebrava la giornata internazionale contro l’omofobia, che il Presidente Enrique Peña Nieto ha presentato, in aperta contrapposizione con quella già depositata da Confamilia, un’iniziativa di revisione del medesimo articolo 4 della Costituzione finalizzata all’introduzione del “matrimonio egualitario” nell’ordinamento messicano. Per giustificare questo atto il Presidente si è appellato al testo dell’articolo 1 della Costituzione come modificato nel 2011 adducendo il divieto di discriminazione in base all’orientamento sessuale. Contemporaneamente Nieto ha annunciato la revisione del Codice Civile Federale che poi ha portato all’abrogazione di tutte le disposizioni contenenti norme ritenute discriminatorie, l’approvazione di leggi destinate a incidere sull’insegnamento nelle scuole e l’inclusione del Messico nella Commissione delle Nazioni Unite. Tutte le riforme a favore dell’ideologia di genere trovano copertura nell’affermazione del diritto alla non discriminazione in base all’orientamento sessuale.
É stato subito chiaro che l’ideologia di genere è favorita dalle istituzioni che fanno sistema con le Nazioni Unite e con la l’agenda globale per la diffusione del gender. Di fronte a questi fatti la risposta della Chiesa non è stata uniforme. Alcuni settori sono rimasti in silenzio, altri, che hanno espresso il proprio dissenso, sono stati attaccati non soltanto dalla comunità gay ma anche dallo stesso governo.
Da quando i mass media e i membri del governo hanno iniziato a sostenere che dietro all’associazione di pardri Confamilia c’è la Chiesa, si è iniziato a minacciare sacerdoti, vescovi e cardinali di azioni legali in applicazione dell’art. 130 della Costituzione che proibisce a qualsiasi ministro del culto di interferire negli affari dello Stato. A partire da quel momento è stata scatenata una campagna di aggressioni contro la Chiesa cattolica.
La Chiesa, in realtà, ha appoggiato il movimento dei padri messicani ricorrendo alla pastorale. C’è stata un’intensa campagna di evangelizzazione sulla famiglia, sui suoi fondamenti e sulle sue sfide, sul matrimonio tra uomo e donna. D’altro canto in questo contesto è risultato del tutto chiaro che la Chiesa non chiede la discriminazione degli omosessuali.
In seguito più di cento istituzioni messicane si sono quindi unite per respingere le proposte del Presidente Nieto ed hanno dato vita al Frente Nacional por la Familia (vedi qui) che ha organizzato marce simultanee in tutto il paese. E i media, il governo e i sostenitori del gender hanno ribadito che a organizzare e a convocare queste manifestazioni è la Chiesa cattolica, dando così adito a nuova una serie di aggressioni, di offese e di attacchi mediatici agguerriti alla Chiesa.
Il 16 agosto 2016 la Conferenza Episcopale Messicana ha emesso un comunicato ufficiale indirizzato a tutti gli Arcivescovi e ai Vescovi delle Diocesi messicane (vedi qui). Con questo documento la CEM dà pieno appoggio al Frente Nacional por la Familia e dichiara di essere contraria alla proposta del Presidente della Repubblica di introdurre il cosiddetto “matrimonio egualitario”, inoltre chiede al clero messicano di unirsi a questa causa dando sostegno e animando questa alleanza tra famiglie. In particolare i Vescovi messicani affermano e difendono il principio secondo cui “il futuro dell’umanità si forgia nel matrimonio e nella famiglia naturale”. Infatti di fronte alla presente situazione è “di fondamentale importanza condividere, appoggiare e dare risonanza sociale alla nostra convinzione sul bene del matrimonio, della famiglia e della vita”.
Passati pochi giorni dalle marce ciò che i cattolici messicani stanno vivendo è una pesante aggressione da parte dei mezzi di comunicazione che lasciano intendere che marciare per i diritti della famiglia e per quelli all’educazione dei figli sarebbe già un atto di discriminazione nei confronti degli omosessuali.
Un’argomentazione così carente di senso è accompagnata dalla violenza che i movimenti LGBT stanno esercitando contro le iniziative del Frente Nacional por la Familia. Naturalmente gli attacchi hanno per oggetto la famiglia tradizionale, ma colpiscono con ancora maggior enfasi la Chiesa cattolica. Se si considera che, per la maggior parte, i messicani sono cattolici e la religione cattolica rappresenta un ostacolo alla realizzazione del progetto omosessualista in Messico, tutto ciò diviene comprensibile.
Tale aggressione della Chiesa risale ad anni fa e si può affermare che si inasprì con lo scandalo del fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel, e di alcuni altri sacerdoti. La comunità gay trovò in questi fatti l’occasione per accusare di corruzione e di ipocrisia ogni sacerdote e per chiedere che alla Chiesa fosse negata il presupposto morale e la libertà di esprimersi contro l’ideologia di genere.
All’inizio la Chiesa assistette attonita a questa campagna diffamatoria. Provava ancora vergogna per il caso Marcial Maciel e altre vicende analoghe e non osava dire alcunché.
Il silenzio della Chiesa e lo sconcerto causato dagli scandali provocò in molti fedeli una tale delusione da indurli a passare alle sette evangeliche che negli ultimi anni hanno visto accrescersi le loro fila. E ancora il silenzio della Chiesa, la sua ritrosia a intervenire in gravi svolgimenti, permise all’ideologia di genere di penetrare facilmente nella società.
In seguito alcuni vescovi, di fronte al diffondersi sempre maggiore dell’ideologia di genere nella società, mostrarono coraggio e iniziarono nelle loro rispettive diocesi un’azione pastorale in difesa del matrimonio e della famiglia. Tale azione fu accompagnata da una serie di chiarimenti sulla posizione della Chiesa verso gli omosessuali. Il movimento LGBT, abituatosi all’inerzia della Chiesa, guardò questa ripresa con disapprovazione.
Vedendosi minacciata dall’azione dei cattolici la comunità gay ha iniziato ad reagire in un crescendo di attacchi alla Chiesa. Allo stesso tempo, atteggiandosi a vittima, si è rivolta al governo chiedendo il riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Fino a oggi sono riusciti portare di fronte ai giudici membri della Chiesa come per esempio i Cardinali Norberto Rivera Carrera, Juan Sandoval Íñiguez, Francisco Javier Chavolla, Francisco Moreno Barron. Secondo la comunità LGBT a queste azioni se ne aggiungeranno altre dopo le marce del 10 e del 24 settembre in modo tale da colpire ogni ecclesiastico che appoggia il Frente Nacional por la Familia con l’accusa di violazione dei diritti fondamentali e di incitazione all’odio e all’omofobia.
Ancor prima della prima marcia era apparsa nella rete la lettera (vedi qui) che Monsignor Daniel Alberto Medina Pech, già denunciato di omofobia dalla comunità LGBT, aveva indirizzato al Presidente della Repubblica. I fedeli messicani e molti sacerdoti ne trassero gran forza spirituale.
Le marce, alle quali hanno partecipato quasi un milione e duecentomila persone, per lo più di religione cattolica, sono state una risposta pubblica della società pressoché senza precedenti in Messico.
È evidente che le dichiarazioni della comunità gay, il suo estremo atteggiarsi a vittima, hanno guadagnato vasti consensi alla causa omosessualista. È stata esagerata la discriminazione sociale, soprattutto da parte della Chiesa, fino al punto di imputare la responsabilità degli assassinii di alcuni omosessuali e transessuali a questo o a quel sacerdote che si è espresso a favore del matrimonio naturale.
Le dichiarazioni della comunità gay e dei suoi sostenitori abbondano di offese rivolte non soltanto ai membri della gerarchia cattolica, ma a tutte le persone che difendono la propria fede. I militanti omosessuali che offendono senza alcun ritegno i cattolici, sono gli stessi che si atteggiano continuamente a vittime.
Gli omosessuali non hanno mai subito in Messico particolari discriminazioni, perché gran parte della società è contraria ad atti di sopraffazione nei loro confronti. Senza alcuna considerazione di questo contesto sociale non ostile gli omosessuali sono scesi sulle strade a marciare mostrando apertamente e pubblicamente la propria condizione con lo scopo di ottenere il riconoscimento della stessa e del proprio orientamento sessuale.
Una volta conseguito questo risultato, hanno preteso il riconoscimento del diritto a convivere more uxorio con tutte le conseguenze giuridiche che una simile configurazione giuridica implica.
Di fronte al letargo della Chiesa e della società e alla progressiva realizzazione delle aspirazioni del movimento omosessualista, la comunità gay ha iniziato a lottare per l’approvazione del “matrimonio egualitario” e del diritto di adottare figli da parte delle copie omosessuali.
Tra gli obiettivi difesi dal Frente Nacional por la Familia non ve n’è uno che attenti alla dignità di singole persone o gruppi. Tutti hanno un contenuto positivo, non lesivo di posizioni altrui, affermativo di diritti che si considerano essere stati violati. Ciò che si chiede al governo è la loro piena restaurazione: la conservazione del matrimonio tale e quale esso è stato per secoli.
Alla completa assenza di odio e di volontà di discriminare nelle rivendicazioni del Frente Nacional por la Familia la comunità LGBT risponde impegnandosi a evitare a ogni costo che le manifestazioni pubbliche a favore della famiglia possano avere luogo.
Non sfugge il fatto che che non soltanto la società messicana ma, in generale, le società di tutto il mondo soffrono una profonda crisi morale e di identità, e che ciò ha causato uno sfaldamento molto grave dei corpi sociali fino al nucleo stesso della famiglia. Di qui la necessità di recuperare i fondamenti della famiglia tradizionale che negli ultimi decenni sono stati erosi e smarriti.
Una marcia a favore del matrimonio e della famiglia tradizionale deve ancora realizzarsi in Messico. Il 24 settembre 2016 tutta la società messicana è stata infatti convocata a Città del Messico.
Ci sono esponenti del governo messicano e della comunità LGBTI che sostengono che, nonostante la marcia, saranno approvate le iniziative legislative del Presidente della Repubblica, altri affermano che la loro discussione e la loro approvazione sarà rinviata, altri più ottimisti credono che la marcia di Città del Messico servirà a evitarne l’approvazione.
Il risultato di questo grido di disapprovazione della società messicana, cattolica nella sua maggioranza, di fronte alle mire del Presidente Nieto è incerto. Non v’è dubbio tuttavia che la Chiesa e la società messicana si sono ridestate e che non cadranno più nel sonno. In qualunque caso, sia o meno approvata l’iniziativa sulla recezione legislativa dell’ideologia di genere in Messico, esse saranno sentinelle dell’integrità del matrimonio e dell’infanzia.
Jolanda Bañez
Nessun commento:
Posta un commento