A mo' di riflessione per il tempo di Natale pubblichiamo il capitolo VII del II Libro del Cur Deus Homo di Sant'Anselmo d'Aosta (Perché un Dio uomo. Lettera sull'Incarnazione del Verbo, Città Nuova, Roma 2007).
L'intera opera, com'è noto, è dedicata al dogma dell'Incarnazione del Verbo Divino. Il presente capitolo è fondamentale perché il Santo Vescovo benedettino di Canterbury, vissuto nel XII secolo, riprende puntualmente i dogmi di Nicea e Calcedonia e spiega, portandoci direttamente sulla soglia della Grotta di Betlemme, la sublime necessità che le due nature, divina e umana, si trovino nella stessa persona affinché sia assicurata la salvezza dell'umanità. Poichè infatti l'uomo deve salvarsi, ma non può ottenere la salvezza, e Dio può salvare l'uomo, ma non ha il dovere di farlo, nel Dio-uomo, nel Bambino adagiato sulla mangiatoia, il "potere" di Dio può soddisfare il "dovere" dell'uomo per un Suo purissimo atto di libertà.
(Cap. VII) Bisogna ora ricercare in che modo possa essere un Dio-uomo. La natura divina e la natura umana infatti non possono essere cambiate una nell'altra, in modo che quella divina diventi umana e viceversa. Esse non possono neppure essere mescolate, così che dalle due ne sorga una terza, che non sia né del tutto divina né del tutto umana. Inoltre, se fosse possibile che una si cambiasse nell'altra, o sarebbe solo Dio e non uomo oppure solo uomo e non Dio. Se poi si mescolassero, così che dalle due nature alterate ne ne sorgesse una terza - nella maniera in cui, a partire da due individui, maschio e femmina, appartenenti a specie animali differenti, nasce un terzo che non conserva integralmente, né la natura del padre né quella della madre, ma una terza natura risultante dalla loro mescolanza -, non ci sarebbe più né uomo né Dio. Perciò, l'uomo-Dio che noi cerchiamo non può provenire dalla natura divina e da quella umana per un mutamento dell'una e dell'altra, né per una mescolanza che trasformerebbe l'una e l'altra in una terza, perché queste cose sono impossibili. E anche se potessero avvenire, non sarebbero affatto utili ai fini di quanto cerchiamo.
Se d'altra parte, queste due nature, restando integre, si uniscono - in qualunque forma lo si dica - in modo però che uno sia l'uomo e l'altro Dio, e non sia Dio quello stesso che è uomo, risulta impossibile che esse facciano quanto è necessario che avvenga. Difatti Dio non farà perché non dovrà; l'uomo non non farà, perché non potrà. Perché lo faccia dunque un Dio-uomo, è necessario che il medesimo soggetto destinato a operare questa soddisfazione sia perfetto Dio e perfetto uomo. Essa può essere compiuta solo da un vero Dio e deve essere compiuta da un vero uomo. Poiché dunque è necessario, fatta salva l'integrità dell'una e dell'altra natura, trovare un Dio-uomo, non è meno necessario che queste due nature si incontrino integralmente in una sola persona - nella maniera in cui il corpo e l'anima razionale si incontrano in un solo uomo -, perché altrimenti non potrebbe verificarsi che lo stesso soggetto sia perfetto Dio e perfetto uomo".
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