mercoledì 9 ottobre 2013

Oggi su il Foglio Gnocchi e Palmaro: "Questo Papa non ci piace"



Si tratta probabilmente della risposta più coerente alle interviste e alla lettera di papa Francesco a Eugenio Scalfari. I due autori "espressione autorevole del mondo tradizionalista cattolico", come si legge in calce all'articolo, fanno emergere i contenuti più imbarazzanti del pensiero bergogliano sottolineandone la discontinuità dottrinale. Così le ormai note affermazioni sull'"autonomia della coscienza" appaiono antinomiche anche rispetto alla Veritatis splendor di Giovanni Paolo II dove si sosteneva che da parte di "alcune correnti del pensiero moderno ... si sono attribuite alla coscienza individuale le prerogative di un'istanza suprema del giudizio morale che decide categoricamente e infallibilmente del bene e del male ... tanto che si è giunti a una concezione radicalmente soggettivista del giudizio morale".
Complementare all'affermazione della autonomia della coscienza è, nell'analisi di Gnocchi e Palmaro, una versione della pastoralità che già risuonava nelle pagine martiniane: "Proprio così, non più il mondo messo in forma alla luce del Vangelo, ma il Vangelo deformato alla luce del mondo, della cultura contemporanea. E chissà quante volte dovrà avvenire, a ogni torno di mutamento culturale,ogni volta mettendo in mora la rilettura precedente: nient'altro che il concilio permanente teorizzato dal gesuita Carlo Maria Martini".
Nè servirebbe obiettare, per disinnescare pericolose ricadute dottrinali, che le strane affermazioni di Bergoglio non hanno forma magisteriale (lo stesso p. Lombardi s.j., portavoce della Santa Sede, si è affrettato a dichiarare che l'intervista rilasciata dal novello "papa buono" non costituisce un documento magisteriale vedi: http://vigiliaealexandrinae.blogspot.it/2013/10/la-coscienza-di-scalfari-e-una-curiosa.htm), giacché la massmediatizzazione di papa Francesco e delle sue dichiarazioni ha eliminato agli occhi del pubblico mondiale ogni distinzione tra autorità e opinione personale, tra Bergoglio e Francesco. "In realtà si assiste al fenomeno di un leader che dice alla folla proprio quello che la folla vuole sentirsi dire".

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